Autore Redazione
martedì
14 Gennaio 2014
00:00
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Cronaca - Alessandria

A due anni di distanza dal naufragio della Costa Concordia il ricordo di quella tragedia è ancora vivido nella memoria degli alessandrini che presero parte alla crociera. Franca e Luciano Fontana, ospiti negli studi di Radio Gold News, hanno raccontato, 24 mesi dopo, quella notte vissuta insieme alla famiglia. “E’ stata una crociera bellissima – ha raccontato Franca – ma l’ultima sera si è consumata la tragedia. Stavamo concludendo il viaggio con uno spettacolo a teatro e poi siamo scappati di corsa. Grazie a mio figlio, siamo subito saliti al ponte 7 per prendere i giubbotti di salvataggio. Un incubo. Il personale della nave ci diceva ‘no problem’ e parlava solo di un black-out elettrico, noi però eravamo al buio e avevamo paura di rimanere chiusi nelle cabine e di non riuscire più a uscire. Siamo andati sul ponte delle scialuppe e abbiamo anche perso di vista mia cognata e mia nipote, senza poterli contattare, è stato un momento di vero panico. Nel frattempo la nave si era inclinata per raddrizzarsi e andare giù dall’altra parte. Noi dobbiamo dire grazie al personale filippino che solo un momento prima aveva servito ai tavoli e poi è stato determinante nell’aiutarci in quei minuti interminabili“. L’incidente si è consumato intorno alle 21.45 e il calvario dei passeggeri è durato ore: “alle 23.20 hanno cominciato ad aprire le scialuppe – prosegue Franca nel suo racconto. Noi eravamo sulle pareti tanto eravamo inclinati. I filippini hanno cominciato ad aprire queste imbarcazioni ed è stato un fuggi-fuggi generale, una cosa mai vista. Siamo riusciti a salire sulle scialuppe, studiate per ospitare 150 persone, ma in realtà eravamo più di 200 sopra e l’imbarcazione non andava più giù perché era troppo inclinata. Dobbiamo dire grazie a un filippino che l’ha spinta giù con un arnese e così siamo scivolati in acqua, dopo esserci capovolti. Noi siamo scesi sul lato del mare aperto e anche in quell’occasione avevamo paura perché non sapevamo dove ci trovassimo. Poi una volta arrivati sull’isola tante persone ci hanno aiutato. Hanno aperto i negozi, hanno permesso di recuperare qualcosa di caldo, ci hanno assistito in ogni modo”.

Il marito di Franca, Luciano, non nasconde ancora oggi il trauma patito per colpa di questa triste storia: “ho pianto per un mese e mi emoziono ancora adesso a distanza di due anni. Quando è buio rivedo quelle immagini e penso a quello che sarebbe potuto accadere. Io avevo una immagine della Madonna di Lourdes in mano e non l’ho più lasciata.”

L’anno scorso Franca e Luciano sono tornati sull’Isola del Giglio, per ringraziare gli abitanti che tanto si prodigarono per aiutare i naufraghi: “noi siamo tornati a marzo sull’Isola del Giglio per vedere per l’ultima volta la nave e ringraziare le persone che ci aiutarono. Siamo andati in un albergo che si trova proprio davanti al luogo dell’incidente e quella popolazione ha conferamato ancora una volta la grande generosità dimostrata allora. Per arrivare lì abbiamo preso il traghetto, con grande patimento, però dovevamo ringraziare gli abitanti dell’isola anche perché i primi a darci un aiuto concreto sono stati loro insieme alle persone filippine”.
Luciano ha raccontato ancora: “abbiamo pernottato davanti alla nave coricata e io sono rimasto fermo a guardarla per oltre un’ora, immobile. Dentro quella nave ho lasciato una parte di me. E’ stata una cosa molto toccante. Pur con tutta la fortuna che abbiamo avuto, visto che non abbiamo perso nessuno, dentro quella nave ho smarrito qualcosa della mia persona”.
Franca ritorna così sui timori di allora: “ho avuto paura di morire, ho pensato fosse arrivata la mia ora. Però ora, molto tempo dopo, accanto ai momenti brutti riaffiorano anche i ricordi belli di quel viaggio e tutte e due le sensazioni si equivalgono”.

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