27 Novembre 2018
05:00
La storia di Chiara e Sara. Per la Spagna due madri ma non per l’Italia
ACQUI TERME – Chiara, 37 anni, e sua moglie Sara di 33 da Barcellona aspettano e sperano “in buone notizie” da Acqui Terme. Le due madri stanno attendendo la trascrizione dell’atto di nascita del loro bambino, nato un mese fa in Spagna ma cittadino italiano “per sangue”. Agli occhi dell’Italia, però, il loro bimbo ancora ‘non esiste’ perché il Comune di Acqui Terme si è fermato di fronte a un atto di nascita che porta i cognomi di due mamme.
Da parte di Chiara e Sara, hanno spiegato, “non c’era e non c’è” alcuna volontà di addossare colpe a qualcuno e sollevare un polverone per il rifiuto verbale alla trascrizione arrivato dall’Anagrafe di Palazzo Levi. Chiara e sua moglie hanno raccontato la loro storia in video conferenza durante l’assemblea pubblica organizzata da demA Alessandria a Palazzo Robellini per portare la loro testimonianza e spiegare cosa è successo nelle ultime settime, che Chiara definisce, per ora, “un errore” o quantomeno “una cattiva gestione” della situazione della sua famiglia.
Per la Spagna, infatti, quella della due donne è una famiglia a tutti gli effetti. Chiara, di Acqui Terme, e Sara, di Bistagno, stanno insieme dal 2012 e dalla fine del 2014 vivono a Barcellona dove, nel 2015, si sono sposate. Quella che in Spagna è una famiglia dove da circa un mese c’è anche un bambino, in Italia invece è una unione civile dove l’ultimo arrivato non è più figlio di Chiara e Sara ma solo della madre gestante, quindi di Chiara.
Chiara potrebbe far registrare sull’atto di nascita solo il suo cognome e risolvere alcuni dei problemi pratici legati alla mancata trascrizione. Senza un documento, infatti, il bimbo non può venire in Italia a conoscere i nonni, che soprattutto in queste prime settimane potrebbero essere un grande aiuto per le neo mamme. Anche in Spagna, però, ci sono problemi. Il piccolo, infatti, non può essere inserito nel sistema sanitario spagnolo e neppure essere iscritto a un asilo nido. Per Chiara, però, mettere un unico cognome sull’atto di nascita “non è una soluzione accettabile”. “Io non voglio dichiarare il falso. Io non sono una madre single”.
Il bambino, ha spiegato Chiara, è tanto suo quanto di Sara. “Non è giusto e non è neppure rispettoso nei confronti di mia moglie. Noi siamo una famiglia e insieme abbiamo voluto nostro figlio, abbiamo affrontato tutte le procedure per la procreazione medica assistita e sempre insieme, ora, stiamo crescendo il nostro bambino”. In Spagna la famiglia di Chiara e Sara è “la normalità”. In Italia, almeno a livello normativo, no. “Il mio matrimonio è già declassato a unione civile e non voglio piegare me e la mia famiglia a un errore della legge italiana”. Sara e Chiara sanno di non avere una norma nazionale cui fare riferimento ma dalla loro parte, e di tutte le altre famiglie come la loro, ci sono ora diverse sentenze. La coppia, comunque, attende l’incontro fissato per i primi giorni di dicembre con l’amministrazione di Acqui Terme e spera che l’apertura già espressa dal sindaco di Acqui Lorenzo Lucchini sia condivisa anche dal resto del suo gruppo politico. Chiara e Sara sono “possibiliste” anche se non celano lo sconforto per i tempi di una procedura che in altri Paesi “è la norma”. Senza una legge nazionale, però, una famiglia come quella di Chiara e Sara in Italia è davvero “fuori dalla norma” e lascia la trascrizione dell’atto di nascita di un bambino alla decisione “politica” dell’amministrazione in quel momento alla guida di un Comune o a quella di giudice “e questo – ha sottolineato Chiara – amareggia molto”.