Autore Redazione
sabato
5 Gennaio 2019
05:50
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Cronaca - Ovada

Omicidio Ovada: “Ha cercato di violentarmi, ho avuto paura”

Il racconto della ragazza di 24 anni che ha ammesso di aver investito Massimo Garitta ma, secondo la sua versione, senza alcuna premeditazione.
Omicidio Ovada: “Ha cercato di violentarmi, ho avuto paura”

AGGIORNAMENTO 6 MAGGIO – Giovedì 2 maggio il Gip di Alessandria, Paolo Bargero, ha accolto l’istanza della difesa di Aurela Perhati per la concessione degli arresti domiciliari. Il Gip ha così disposto la sua immediata scarcerazione. Ora la ragazza è ospite di una struttura residenziale in provincia di Alessandria destinata alla cura dei problemi psichiatrici.

Secondo la difesa della donna, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Cormaio e Marco Conti, la confusione, le incertezze e le illogicità argomentative emerse nell’interrogatorio reso dalla Perhati al Pubbico Ministero la notte del suo arresto il 4 gennaio scorso “erano evidentemente da collegarsi ai suoi problemi di natura psichiatrica e non alla volontà di mentire all’Autorità Giudiziaria. In quell’interrogatorio, hanno ricordato i legali, “Aurela Perhati spiegò che la sera del 31 dicembre Massimo Garitta tentò di violentarla, cagionandole lesioni alle gambe e fu involontariamente investito dall’auto della Perhati mentre la stessa cercava di fuggire dall’aggressore. I lividi della ragazza ed il ritrovamento del corpo del Garitta con i pantaloni e le mutande abbassate non convinsero in prima battuta i Magistrati, posto che i fatti furono narrati dalla ragazza in maniera contraddittoria e molto confusa”. Il Perito nominato dal GIP, Gabriele Rocca, ha confermato che Aurela Perhati la sera dei fatti e quando fu interrogata era affetta da grave disturbo schizoaffettivo che limitava “al lumicino” la sua capacità di intendere e di volere, determinando quei “deragliamenti logici” emersi nella sua personalissima ricostruzione dei fatti.

Il Perito, ascoltato all’Udienza del 3 aprile precisò altresì che il carcere non era il luogo adatto per curare la patologia della ragazza, come sempre sostenuto dai famigliari della ragazza e dai suoi difensori.

OVADA – Anche dopo la ammissione di responsabilità della 24enne Aurela Perhati, l’omidicio del 53enne Massimo Garitta rimane avvolto da diversi interrogativi. Resta ancora da accertare il movente. Perché una giovane ragazza albanese, incensurata e perfettamente integrata a Ovada, avrebbe caricato sulla sua auto una persona ai margini come Garitta, visto spesso a chiedere l’elemosina in giro, pregiudicato e legato al mondo della tossicodipendenza? Perché la situazione è poi degenerata fino all’investimento?

Ai microfoni di Radio Gold l’avvocato Luca Amerio, legale della giovane, ha riportato la versione della sua cliente: “Da quello che è emerso dalle sue dichiarazioni durante l’interrogatorio non c’è stata alcuna premeditazione, anzi. È stata una vicenda tragica e sfortunata. Restano ancora tanti elementi da chiarire ma Aurela Perhati ha sostenuto di aver subito un tentativo di violenza sessuale. È stata lei stessa a dichiarare agli inquirenti che Garitta aveva i pantaloni abbassati, senza che nessuno le raccontasse questo elemento. Questo è stato un fatto molto forte, che l’ha sconvolta, è andata nel panico”.

Tutto è avvenuto in modo molto concitatoha aggiunto l’avvocato Amerio “Arrivati in quel campo e dopo il tentativo di violenza, la mia assistita ha dichiarato di essere riuscita a scendere insieme a lui dalla macchina, poi era riuscita a risalire. A quel punto non si è resa conto di essere al sicuro, in una posizione di vantaggio rispetto all’uomo. Sembra inoltre che quest’ultimo continuasse a sbeffeggiarla: era buio e, da quanto ha detto, i fari dell’auto erano spenti. Ci sono alcuni elementi da chiarire su come sia avvenuto l’investimento ma Aurela ha dichiarato che pensava di averlo solo urtato, senza però essere particolarmente precisa su questo fatto”.

Insomma, una ricostruzione ancora non chiara, anche rispetto al primo contatto tra i due. Secondo quanto riportato da due testimoni, infatti, alle 18.45 del 31 dicembre, vicino a un bar del centro di Ovada, la ragazza aveva caricato sulla sua Lancia Y nera Massimo Garitta. “Inizialmente la mia cliente ha raccontato che Garitta le aveva chiesto un passaggio e lei avrebbe provato compassione, accettando. Altre volte in passato, ha raccontato, l’uomo le aveva chiesto delle monete o delle sigarette”.

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