Autore Redazione
martedì
16 Aprile 2019
13:08
Condividi
Cronaca - Piemonte

Le mosse del gioco. Recensione di “Squalificati” al Teatro Alfieri di Asti

Le mosse del gioco. Recensione di “Squalificati” al Teatro Alfieri di Asti

ASTI – E’ un gioco di sopraffazione sottile e complesso quello di “Squalificati”, presentato nella stagione di prosa del Teatro Alfieri lunedì 15 aprile. In scena Stefania Rocca, Andrea de Goyzueta e Fabrizio Vona, diretti da Luciano Melchionna nel testo spietato del drammaturgo catalano Pere Riera.

La storia verte sull’intervista di una famosa giornalista (Stefania Rocca) al presidente del consiglio (de Goyzueta), su cui pendono concreti sospetti di abusi su una minorenne. La vicenda apparentemente semplice, poiché le prove di colpevolezza sono evidenti, si complica sin dal primo momento, il colloquio preliminare con il segretario stampa (Vona) del presidente. L’atmosfera di minaccia avvolge un gioco dalle mosse studiate; le parole sono pesate e un senso di oppressione fa presagire il peggio. Non aleggiano solo corruzione e mancanza di morale, ma dicotomia tra immagine pubblica e vita privata, interesse collettivo e privato, rapporti genitori-figli, distorsione della realtà attraverso i media. Sono molte le sfaccettature che appaiono, come illuminazioni gelide, nei dialoghi dal tono decisamente inquietante, sottolineato da una regia ansiogena. Sono a tal fine efficaci le musiche forti e stridenti (persino cacofoniche) e una scenografia molto azzeccata (di Roberto Crea), che inscatola i protagonisti in tre blocchi che scorrono su binari. La stanza del presidente del consiglio, suddivisa in tre parti che si allineano e scompongono, dà un senso di instabile claustrofobia e, allo stesso tempo, una sensazione voyeuristica. E’ il luogo del potere, visto come in un grande fratello dove, grazie ad una telecamera nascosta, si spiano intrighi e conflitti celati dall’immagine pubblica. Nei dialoghi fortemente conflittuali trapelano insinuazioni, minacce, maschilismo e ribaltamenti di ruoli, che continuamente costringono alla difesa la protagonista, toccata nel suo privato. Chi gioca rischia la squalifica e ogni mossa sembra permessa per evitarla.

Stefania Rocca è convincente nel suo passaggio da donna sicura di sé, delle sue capacità e della sua etica professionale, a pedina di una partita cruciale. In lei trovano spazio sconcerto, indignazione e consapevolezza sempre più forte della trappola tesale con la concessione della preziosa intervista. Andrea de Goyzueta è un presidente dai vizi facilmente riconoscibili in un recente reale passato cronachistico. La sua duplice personalità di uomo integro e affabile dal lato oscuro è amaramente credibile. Insinuante, calmo all’eccesso nella padronanza di sé e machiavellico nell’ordire trame, Fabrizio Vona, nei panni del segretario, incute sospetto e timore ad ogni parola.

Ogni battuta ha un peso specifico e i dialoghi sono affilati come lame, in “Squalificati”. Osservare la stanza dei bottoni e i suoi segreti è una sensazione sinistra, che sconcerta e apre sipari su abissi della natura umana. Un’attenzione sospesa e molti applausi al Teatro Alfieri di Asti, che conferma l’altissima qualità delle scelte artistiche della sua stagione.

Condividi