Autore Redazione
martedì
9 Luglio 2019
09:24
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Cronaca - Casale Monferrato

La storia di Casale fusa nella musica dei Negromanti e nella poesia di Chiara Olivero

Nel testo "Una città tranquilla" si descrive la storia di Casale come quella di altre realtà che hanno subito una industrializzazione umana senza freni
La storia di Casale fusa nella musica dei Negromanti e nella poesia di Chiara Olivero

CASALE MONFERRATO – Sperimentazione e innovazione. A due anni di distanza dall’EP «Senza piani di volo», i Negromanti fanno uscire il singolo «Una città tranquilla», pubblicato sulle principali piattaforme digitali online e scaricabile dai migliori digital store. La rock band casalese, attualmente composta da Marco Rosamilia (chitarra e voce), Filippo Viarino (chitarra e voce) e Andrea Cabiati (batteria), avvalendosi della collaborazione artistica della poetessa Chiara Olivero, nata a Casale Monferrato e milanese d’adozione, aggiunge un altro fondamentale tassello discografico alla carriera musicale del gruppo, in continua ascesa.

I componenti si definiscono animati da uno spirito anticonformista e sui social si descrivono così: «Quattro outsider che cantano il logorio della vita di provincia dove sembra tutto tranquillo, ma tra le pieghe si scopre un mondo cinico che i Negromanti portano a galla. Suonano rock a modo loro, si giocano tutto e non hanno niente da perdere». La poetessa, autrice dell’opera «Geometrie della notte», pubblicata per i tipi di Puntoacapo Editrice nel 2014, inserisce, mediante il featuring, il personale operato compositivo, rivelando profondi spunti di natura filosofica.

I Negromanti e Chiara si sono ritrovati nel 2017 per dare vita a questo progetto comune, in cui musica e poesia si fondono nella lotta contro le problematiche derivanti dalla lavorazione dei manufatti prodotti dallo stabilimento Eternit. Un matrimonio artistico perfetto nel quale le rispettive arti si mescolano, descrivendo una cittadina di provincia, apparentemente tranquilla, rappresentata in situazioni e momenti conviviali tipici come, ad esempio, una passeggiata in centro. Il luogo descritto, però, possiede un destino particolare: si tratta, infatti, di Casale Monferrato ma il racconto potrebbe essere collocato anche in diverse città italiane alle prese con altre problematiche analoghe come Broni, Bagnoli, Rubiera e Cavagnolo. Tutti comuni in cui la terra si trasforma, diventando nel tempo matrigna, a causa dei brutali processi di industrializzazione senza freni. Struggenti e angoscianti frasi nel testo portano la memoria collettiva a rievocare un profondo travaglio esistenziale comunemente condiviso: «[…] Terra madre di un peccato senza perdono, che accogli in un abbraccio ogni fibra dei nostri corpi ignari, bonifica l’animo colpevole di un respiro avvelenato. In una strage, senza fine, si contano i numeri, gli sfortunati destini. Qual è il prezzo da pagare? Quanto vale una vita spezzata?». La canzone, al contempo, rivela un sogno, un auspicio per il domani: «Ci auguriamo che un giorno i nostri figli possano vivere davvero in una città tranquilla – spiegano gli artisti – dove il diritto alla salute e alla giustizia, per i quali oggi combattiamo, non siano solo un sogno».

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