Autore Redazione
lunedì
16 Dicembre 2019
01:32
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Cronaca - Alessandria

Analisi dell’acqua a Spinetta: “Abbiamo provato a farle ma gli utenti ci hanno detto no”

La trasmissione Report ha riportato a a galla la questione ambientale attorno al polo chimico
Analisi dell’acqua a Spinetta: “Abbiamo provato a farle ma gli utenti ci hanno detto no”

ALESSANDRIA – La trasmissione Report sul polo chimico di Spinetta ha riaperto la questione ambientale legata a un insediamento industriale che da decenni convive con una larga parte della popolazione. Il tema dell’acqua fornita ad alcuni utenti, per esempio, ha evidenziato aspetti problematici tuttora non completamente risolti, come ha confermato Alberto Maffiotti, Direttore provinciale di Arpa. L’ente di protezione dell’ambiente, ha raccontato Maffiotti a Radio Gold, nel tempo ha tentato di compiere verifiche sull’acqua gratis fornita ad alcune famiglie, impiegata non per scopi alimentari, ma ha sbattuto contro un atteggiamento stranamente non collaborativo: “Abbiamo avuto difficoltà a campionare delle utenze collegate direttamente alla rete di fornitura idrica della Solvay. Probabilmente perché temevano si potesse arrestare la fornitura come avvenne nel 2008.”

“Nel 2008 infatti – continua Maffiotti – avevamo campionato l’acqua presa all’interno dello stabilimento e poi fornita alle famiglie in maniera gratuita. Quell’acqua non poteva essere impiegata per scopi alimentari tuttavia veniva utilizzata per bagnare l’orto, innaffiare il cortile e così via. Per la presenza di sostanze inquinanti presentammo denuncia e l’erogazione venne interrotta” ma durò poco perché “su insistenza delle famiglie interessate la Solvay decise di ridare l’acqua utilizzando quella dell’acquedotto, priva di inquinanti, sebbene con il passaggio attraverso le vecchie tubazioni dell’impianto“. Proprio quel tragitto, attraverso la rete interna dello stabilimento, configura una distribuzione privatistica “e in questi casi, anche i controlli possono essere effettuati solo su autorizzazione del privato“.

Le intenzioni quindi di effettuare ogni verifica, quelle che Report auspicherebbe, si sono subito arenate ha continuato Maffiotti: “Quest’estate abbiamo provato a fare i campionamenti e nella migliore delle ipotesi ci hanno detto che non era possibile farlo. Nella peggiore hanno vietato l’accesso ai rubinetti. I propositi di verifica di Arpa si sono scontrati con l’assenza di margini di manovra”.

Una situazione che ha portato il conduttore, Sigfrido Ranucci, a ritenere che oggi i cittadini si fidino di più del colosso industriale rispetto agli enti preposti al controllo. Una valutazione che secondo Maffiotti poggia su alcune possibili cause: “Penso che a determinare questo atteggiamento sia più una valutazione economica e cioè il fatto che si possa avere l’acqua gratis“. D’altronde, rileva il direttore Arpa, “sono davvero pochi i cittadini che chiedono analisi o informazioni su acqua e aria a Spinetta. C’è una fidelizzazione forte rispetto all’industria e per questo Arpa è vista come non influente per la comunità. A tutto questo si aggiunge la convinzione di poter autogestire ogni problema perché gli abitanti di quella zona sono chimici o ex chimici che pensano di saper controllare tutto in autonomia”.

Alberto Maffiotti non usa il termine omertà ma definisce questo atteggiamento “di autogestione cui potrebbe aggiungersi l’aspetto economico, vale a dire il possibile timore “di una riduzione del valore delle case nel momento in cui esca una questione ambientale importante.”

A tutto questo si aggiunge una lotta impari sul fronte della ricerca e quindi degli strumenti idonei alla verifica. Report ha infatti sollevato la questione dell’immissione nell’ambiente delle sostanze chimiche spiegando, come ha dichiarato l’assessore regionale all’ambiente, che Solvay ha accantonato i Pfas per passare al C6O4, le cui caratteristiche però non sono conosciute. “Arpa verifica l’esistenza del C6O4 e talvolta lo troviamo, ma noi non siamo un ente di ricerca che può valutarne la tossicità.” Come specificato nel servizio televisivo da Fiorella Belpoggi, Direttrice centro ricerche Istituto Ramazzini, il C6O4 è “un perfluoro alchilico mai studiato” di cui al momento non si sa nulla. E quindi “se si ammette che la sintesi di quella sostanza e il processo di sintesi è oggetto di brevetto sforiamo in un campo complicato da gestire anche da parte nostra – ha aggiunto Maffiotti. Noi ci aspettiamo che l’Istituto Superiore di Sanità esprima la valutazione rispetto alla tossicità del C6O4, ed è l’Agenzia europea delle sostanze chimiche, Echa, che deve valutare se possano essere introdotte nel ciclo produttivo queste sostanze. Per fare questo occorrono laboratori di ricerca degli effetti di quel componente, aspetto che non compete all’Arpa che può solo accertare la presenza o meno della sostanza – ha concluso il Direttore di Arpa”.

 

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