21 Aprile 2020
05:36
Storie di commercianti che resistono, My Trainers: “Navighiamo a vista e senza certezze ma non molliamo”
ALESSANDRIA – Incertezza. Che poi è un altro modo di chiamare la paura. Il coronavirus, in un quadro già drammatico di suo, ci ha consegnato anche questo. L’incertezza di un futuro che risulta difficile anche solo da immaginare. Lo sanno bene i commercianti e molti lavoratori che, nel giro di pochi giorni, si sono visti catapultati in un limbo dal quale è difficile uscirne. Prendete il caso delle palestre. Loro l’incertezza l’hanno vissuta forse ancora prima dell’esplosione dei contagi e del lockdown vero e proprio. Prima aperte, poi chiuse, poi riaperte ma con alcune limitazioni. Ingressi sì ma non negli spogliatoi se non per accedere ai servizi. Distanza di un metro, poi accessi ai macchinari contingentati e infine di nuovo chiusura. Questa volta definitiva e senza appello.
“Sì, abbiamo vissuto un qualcosa di assurdo“, spiega Luca Quarati, uno dei soci proprietari della palestra My Trainers Club di Alessandria. “Ma alla fine era giusto chiudere per la salute e la salvaguardia degli iscritti che consideriamo parte della nostra grande famiglia“. Chiudere quindi, un salto nel vuoto senza paracadute. “Fortunatamente lo Stato ci è venuto incontro congelando il pagamento dei mutui che senza incassi non saremmo mai riusciti a pagare. Un grazie poi va a anche ai proprietari della struttura che ci ospita perché hanno bloccato per il tempo di questa chiusura forzata il pagamento dell’affitto“. Dal canto suo My Trainers Club ha sospeso gli abbonamenti degli iscritti, “un gesto che ci è parso normale. Sarebbe stato profondamente ingiusto far pagare chi non può sfruttare il servizio“.
In questo clima, poi, abbozzare una ripartenza pare impossibile. “Finché mancano linee guida possiamo solo fare previsioni e immaginare svariate situazioni“. Sì, perché non sarà facile riaprire come se nulla fosse. Lo dicono le restrizioni prese in questi mesi dalle distanze, agli ingressi contingentati, alle sanificazioni. “Se non possiamo riprendere il nostro lavoro dobbiamo studiare soluzioni diverse come fare sedute one to one con un personal trainer ad esempio“. Ma anche lì sarà la burocrazia e le decisioni dello Stato a dettare le linee guida. Nel frattempo la palestra non ha propriamente cessato la sua attività. Questo grazie ai social network dove “abbiamo creato sessioni di allenamento e corsi completamente gratuiti per gli iscritti. Un modo diverso per stare insieme e continuare a tenerci in forma“. Ma anche un esperimento per il futuro, “perché se il lockdown dovesse proseguire nel tempo potremmo pensare a lezioni on demand“.
Del resto anche questi ragazzi hanno bisogno di sopravvivere. “Al momento nessuno di noi percepisce uno stipendio. Aspettiamo che la domanda dei 600 euro presente all’interno del decreto Cura Italia venga approvata dalla sezione Sport e Salute da cui noi come palestra dipendiamo. Fino ad allora stringeremo la cinghia“. Certo è che se le cose non dovessero cambiare “sarà davvero dura sopravvivere. Noi come molti altri. Vogliamo però fare un passo alla volta e provarle tutte“. Le idee ci sono e “in attesa di tornare alla normalità, cosa che molto probabilmente non avverrà prima di un anno, vogliamo combattere per quello che abbiamo costruito con fatica e sacrifici“.