22 Aprile 2020
05:18
Storie di commercianti che resistono, Al Rock Café: “Perso più del 50% dei ricavi. L’asporto ci permette di non mollare”
ALESSANDRIA – Fare ristorazione ai tempi del coronavirus può essere assimilabile a uno sport estremo. Difficile, rischioso, folle ma non impossibile. Certo c’è da riorganizzarsi, rivedere il progetto iniziale, adattarsi a una situazione in eterna evoluzione. La botta iniziale, quella della chiusura di inizio marzo, è stata però tremenda. Quasi da ko. “Abbiamo appreso dalla televisione che il giorno dopo non avremmo aperto. Era sabato e noi avevamo i frigo pieni di prodotti in vista della domenica. Abbiamo buttato tutto, il danno economico è stato importante“. L’Al Rock Café è uno dei tanti locali che la sera del 7 marzo hanno ricevuto un cazzotto in pieno volto. Quasi da ko.
“La nostra è una piccola realtà e la situazione che stiamo vivendo è comune a molte altre realtà del settore della ristorazione, un settore che storicamente risente di alti e bassi causati da eventi di vario genere“. Il lockdown è uno di quelli difficili di più da metabolizzare che superare. “Ci aspettavamo che, con il perdurare dell’emergenza sanitaria, si arrivasse alla chiusura ma non così nell’immediatezza e con quelle modalità di comunicazione“. Smarrimento, sconforto, preoccupazione sono stati i sentimenti che hanno preso i soci del locale di via Canina 1 ad Alessandria. Ma anche la consapevolezza che così non si poteva continuare: “La scelta della chiusura dei locali come il nostro ci è sembrata più che opportuna. In un locale gli assembramenti sono inevitabili al contrario di quanto può accadere in un supermercato piuttosto che negli uffici postali dove il tempo di permanenza è minore e l’ingresso può essere contingentato“.
Dopo un primo attimo di smarrimento si è pensato a come ripartire. Quando è stato comunicato che le consegne a domicilio di alimenti pronti erano consentiti la strada maestra è parsa così subito tracciata. “Abbiamo pensato a un nuovo menù per l’asporto, mentre per le consegne ci siamo affidati alle piattaforme professionali classiche. Poi abbiamo deciso di metterci anche noi in campo per fornire un servizio più ampio anche nelle frazioni“. A oggi l’Al Rock Café ha perso oltre il 50% dei ricavi nonostante la buona volontà di continuare a fare ristorazione. “Quello che guadagniamo ci permette appena per coprire alcune spese di gestione, qualche acconto ai fornitori e soprattutto pagare gli stipendi ai nostri dipendenti“.
Il problema della sopravvivenza risulta quello che accomuna un po’ tutti in questa delicata fase: “A oggi sappiamo che potremo andare avanti solo e unicamente con le nostre forze e chi ci sta sostenendo prenotando i pasti da noi. È un discorso, questo, che pensiamo valga un po’ per tutti. L’impatto economico sulle famiglie è e sarà per lungo tempo molto pesante. Ci sarà tanta voglia di uscire anche se con un briciolo di paura ma anche meno soldi da spendere“. La cosa più importante ora come ora è una: “Uscire il prima possibile da questo incubo e intravedere un minimo di normalità“.
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