22 Aprile 2020
05:23
Coronavirus: le reazioni dei centri zona dopo il servizio di Report sul “Pasticcio Piemonte”
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – La provincia di Alessandria e la reazione all’emergenza coronavirus lunedì sera sono state al centro della puntata di Report, la trasmissione di Rai 3 che ha evidenziato alcune importanti criticità nella macchina organizzativa. Il giorno dopo l’inchiesta “Pasticcio Piemonte” non si sono fatti attendere i commenti e le reazioni di diverse parti politiche, compresi quelli di diversi importanti amministratori locali.
Il presidente della Provincia di Alessandria Gianfranco Baldi ha difeso l’operato dalla Regione, sottolineando i tempi ridotti per riorganizzare tutto dopo che “il territorio aveva affrontato poco prima l’emergenza maltempo e l’eredità sanitaria che ha dovuto raccogliere”. Il Presidente inoltre ha voluto mettere da parte per ora le polemiche e “uscire prima possibile da questa crisi: poi vedremo se e chi ha sbagliato. Adesso dobbiamo fare squadra e lavorare tutti assieme, come era accaduto per l’alluvione. È giusto che la stampa evidenzi le problematiche ma questo non deve essere strumentale per creare altri problemi“. Baldi poi ha ammesso come “sulle case di riposo siamo arrivati tardi ma in un marasma del genere, senza strutture e fondi per affrontare la situazione in modo adeguato. Sicuramente si poteva fare meglio ma questo vale per tutto ed è doveroso contestualizzare ogni singola situazione nel momento in cui si verifica. Adesso si sta riorganizzando tutto con più tamponi, più attenzione alle case di riposo e il ruolo importante della Prefettura, molto disponibile. La Regione ora deve fare uno sforzo sull’Alessandrino per tamponare i problemi di questo territorio che ha subito il danno maggiore”.
“Certo che sono stati commessi errori” ha rimarcato Paolo Borasio, assessore alla Salute di Alessandria “Sfido chiunque a non commetterli in un’emergenza simile. Solo chi non fa non sbaglia. Sono mesi che si invoca un caso di contagio particolare nella Provincia di Alessandria e qualcuno aspettava Report come la manna dal cielo e poi anche i giornalisti della stessa trasmissione indicano che tutto parte dalla discoteca La Cometa di Sale come si sostiene ed è noto da tempo oltre che la vicinanza alla Lombardia” ha aggiunto l’esponente della Giunta Cuttica “poi la Regione si è trovata ad affrontare una epidemia come non era mai capitata con due soli laboratori pronti a fare i tamponi, poco personale medico e non solo (pochi tamponi e poco reagente). In poco tempo sono stati raddoppiati i posti in terapia intensiva e sub-intensiva e dedicati alcuni ospedali alla trattazione dei soggetti malati di covid”. “Il servizio di Report ha fatto emergere delle gravi criticità evidenziate anche in tutto il resto del paese” ha detto il sindaco di Tortona Federico Chiodi “in Piemonte le Asl non erano preparate a una emergenza di questo tipo, la struttura era indebolita dai tagli delle precedenti amministrazioni regionali. Certe scelte del passato si pagano: la Giunta Cota ha fatto qualche taglio, forzata però dal Governo Monti, la Giunta Chiamparino invece ha massacrato la sanità. Perchè non è successo lo stesso in Veneto? Lì la sanità territoriale è più forte, c’è stata una continuità amministrativa che l’ha tutelata e l’ha fatta diventare un’eccellenza. Nel servizio di Report, però, non è emersa la reazione dei territori: oggi in Piemonte non abbiamo più solo 2 laboratori per i tamponi ma 19 e un’altro arriverà proprio a Tortona la prossima settimana. I posti di terapia intensiva in Piemonte sono sensibilmente aumentati. Subito la Regione ha nominato i commissari Guerra e Ghigo per occuparsi rispettivamente dell’ospedale di Tortona e dell’assistenza domiciliare. Rispetto alla questione dei dispositivi di protezione i nostri operatori sanitari non hanno certo usato i sacchetti dell’immondizia al posto dei calzari: siamo riusciti ad acquistare tutto noi, grazie al fondamentale aiuto della Famiglia Gavio e da altre 7 mila donazioni. Non siamo stati a guardare, abbiamo agito. I momenti più critici sono stati i primi giorni di marzo ma già il 4 marzo l’emergenza sanitaria dell’Ospedale a Tortona era stata arginata. Rispetto agli 80 posti di prima oggi l’ospedale può contare su 120 posti tutti dedicati ai pazienti covid. Ne aggiungeremo altri 5 nei prossimi giorni. Insomma, i territori hanno risposto: gli amministratori locali, i sanitari. Voglio ricordare che alcuni medici e infermieri all’inizio sono rimasti chiusi in ospedale per tre giorni. Un primario di anestesiologia tornato in servizio dalla pensione che purtroppo è stato contagiato e ora è ricoverato. Insomma, tutti hanno fatto un immenso lavoro in una tragedia senza precedenti. Il tortonese, purtroppo, è stato anche particolarmente colpito perchè si trova al confine con la Lombardia, con tanti interscambi dal punto di vista economico, logistico e di produzione”.
Da Valenza il sindaco Gianluca Barbero fatica a puntare il dito pur riconoscendo molte pecche: “Per me è già difficile distinguere quali fossero i ruoli. Per esempio io ricordo benissimo, sul tema del Sisp, che ci era stato detto molto chiaramente come la Regione avesse avocato a sé la gestione dei dati, fatto di cui tutti si erano lamentati”. Tra le altre questioni aperte anche quella dei tamponi visto che “solo a Valenza ne sono stati fatti 260 a lunedì e alcuni più volte su uno stesso soggetto per duplici verifiche”. A sopperire alle mancanze ci hanno pensato in molti casi i sindaci, continua Barbero, “se non fossimo intervenuti noi con i dispositivi di protezione, per esempio, saremmo ancora qui ad aspettare, di certo i territori dal basso hanno reagito per conto loro, senza coordinamento”. Il sindaco di Valenza però invita a non fare polemiche ora “dobbiamo risolvere la situazione prima possibile e la questione Icardi-Regione non è una priorità, la resa dei conti non è utile al momento e immagino la pensino così tutti gli amministratori seri”. “Per il ruolo che occupo devo stare al di sopra delle parti“ ha sottolineato Lorenzo Lucchini, sindaco di Acqui Terme “al di sopra della polemica politica. Ci sono state criticità ma in questo momento così delicato un sindaco deve risolvere i problemi e trovare soluzioni. Per ora non cerco responsabilità ma solo mascherine. Erano già note le criticità del nostro sistema sanitario. Il mio impegno in politica nasce proprio da una mia protesta contro la chiusura del reparto cardiologia ad Acqui. Sono un professionista sanitario e in quell’occasione mi misi in gioco. Ma, ripeto, non voglio entrare nella bagarre. Ho sempre cercato di mantenere alta l’attenzione verso il nostro sistema sanitario. Nonostante i problemi il nostro territorio si è riscoperto unito: i Comuni hanno fatto sistema. Sono orgoglioso di quello che è successo. La risposta della Protezione Civile, dei sanitari e dei cittadini è stata encomiabile. Noi come amministrazione abbiamo ad esempio collaborato in modo proficuo con Casale e Ovada per sollecitare una velocizzazione dell’introduzione dei test sierologici. Oltre al problema sanitario, occorrerà affrontare anche quello sociale”.
Anche il sindaco di Ovada, Paolo Lantero, cerca di non calcare la mano ma riconosce come l’Asl abbia “fatto fatica a organizzarsi come si deve, sebbene ultimamente si stia facendo uno sforzo collettivo per affrontare meglio le cose”. Tuttavia, prosegue Lantero, “c’è ancora un livello organizzativo da migliorare, i dati che ci passano comunque sono nettamente più precisi rispetto alle comunicazioni iniziali ma risultano ancora incompleti. Però è bene sottolineare l’oggettiva complessità della situazione che abbiamo dovuto affrontare”. I problemi dunque ci sono ma dovranno essere affrontati in un secondo momento: “Bisogna riuscire a fare, con grande onestà intellettuale, tra qualche tempo, una analisi delle situazioni critiche. Questa Asl qualche problema lo ha mostrato, e lo aveva già prima, e non è una questione di dirigenti. C’è una fascia di ruoli intermedi che dovrebbe ascoltare molto di più i sindaci e confrontarsi in misura maggiore. I sindaci hanno il polso di quanto accade sui territori e non è possibile immaginare che chi fa sanità non tenga conto di questo”.