Autore Redazione
lunedì
3 Maggio 2021
18:26
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Cronaca - Alessandria

Slc Cgil: “Al presidio Amazon solo sindacalisti e delegati, a pochi metri da cittadini indifferenti”

Slc Cgil: “Al presidio Amazon solo sindacalisti e delegati, a pochi metri da cittadini indifferenti”

ALESSANDRIA – Una lettera amara quella scritta da Marco Sali, Segretario Generale della Slc Cgil di Alessandria, a poche ore dal presidio sindacale di questa mattina davanti al cantiere Amazon, organizzato da Cgil, Cisl e Uil. Sali ha voluto dire la sua non solo in qualità di sindacalista ma anche come lavoratore e come cittadino che oggi ha partecipato all’ennesimo presidio di protesta su di un cantiere – quello Amazon di Alessandria – dove pochi giorni fa si è consumata l’ennesima tragedia sul lavoro: un morto e cinque feriti. Scrivo nell’intima speranza di arrivare a toccare le coscienze di tutti. Per una volta davvero. O forse scrivo per non sentirmi parte dell’indifferenza generale. E lo faccio perché ho il cuore pieno di frustrazione e amarezza. Il presidio di oggi era davvero l’ennesima protesta per una morte bianca inaccettabile sul territorio di un paese che ama definirsi civile e progredito ma fra le donne e gli uomini presenti davanti a quei cancelli ho potuto contare solo sindacalisti e delegati di fabbrica che seppur numerosi e fortemente motivati non basteranno come non sono bastati in passato ad innescare una vera e doverosa inversione di tendenza di questo fenomeno”.

“A poche decine di metri da quel cantiere, a poche decine di metri da dove ha cessato di vivere un uomo che lottava per un futuro di vita, un futuro semplice fatto di speranza per l’avvenire dei propri figli come chiunque di noi, a poche decine di metri da tanta insopportabile tristezza i negozi erano aperti come se nulla fosse e la gente, i cittadini di questo Paese, incapace di indignarsi se non dietro lo schermo di un computer, andavano e venivano con indifferenza, qualcuno pure seccato da tutta quella gente imbandierata che occupava la strada”.

“Incidente: Avvenimento inatteso che interrompe il corso regolare di un’azione. Così la definizione del termine sulla Treccani. In Italia possiamo ancora parlare di eventi inattesi? Quanti sono i morti ogni anno? Può bastare la sola, spontanea e genuina indignazione delle Organizzazioni Sindacali? Certo che no se persino la pubblica opinione, la gente tutta si è assuefatta a questi eventi, alle conseguenti manifestazioni sindacali e agli articoli del giorno dopo e non partecipa. E le istituzioni? Le Istituzioni però stanno a guardare sicure dell’apatia della cittadinanza: non intervengono abbastanza, non verificano abbastanza, non controllano abbastanza e non sanzionano quando e chi sarebbe giusto sanzionare in nome della ripresa, a tutela dell’economia, in nome delle opportunità che offrono determinate situazioni o determinati colossi del mondo del lavoro. In quel caso si è disposti a temporeggiare, accertare i fatti col microscopio, muoversi con i piedi di piombo e intanto i morti si ammucchiano e marciscono”.

“Possiamo ancora prendercela con i tagli ai servizi di ispezione? Dopo così tanti anni, tanti morti e tanti governi di ogni colore succedutisi? Si può continuare ad essere così pronti a trovare una giustificazione e derubricare ogni singolo caso come ineluttabile? I morti meritano rispetto e ancor più ne meritano i vivi che si alzano al mattino e vorrebbero far ritorno a casa la sera. Muore più gente sui luoghi di lavoro che uccisa da quei delinquenti dai quali vorremmo difenderci privatamente come nel Far West. E per tutta quella gente che giustizia c’è? L’unica giustizia che si deve a quelle persone, l’unico gesto di rispetto che vorrebbero è che quanto accaduto loro non capiti mai più a nessun altro. Tutto il resto è vendetta e la vendetta non interessa ai morti specialmente se quei morti erano tutti lavoratori cioè uomini e donne costruttori di pace”.

“Non basta la sola indignazione di sindacalisti e perbenisti. Servono azioni di governo e Istituzioni presenti. Flamur Alsela era un lavoratore capace e onesto. Flamur Alsela era marito e padre. Flamur Alsela era straniero e aveva scelto l’Italia come sua seconda patria perché proprio in questo Paese vedeva un futuro onesto, sereno e dignitoso per se e per la propria famiglia. Dovevamo spiegare a Flamur Alsela che si sbagliava di grosso”.

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