Autore Redazione
giovedì
29 Luglio 2021
10:37
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Cronaca - Eventi

Il gioco della vita. Recensione di “Magnificat” a Paesaggi e oltre

Tanto pubblico e tantissimi applausi, nell'incantevole Borgo dei Noccioli di Castagnole delle Lanze, per Lucilla Giagnoni. Una conferma di eccellenza per il Festival di Teatro e musica d’estate nelle terre dell’UNESCO”
Il gioco della vita. Recensione di “Magnificat” a Paesaggi e oltre

CASTAGNOLE DELLE LANZE – Al Borgo dei Noccioli c’è un prato dal quale si vedono le colline e il paese sottostante. Lì il paesaggio si fa veramente teatro e si veste dell’eleganza della splendida tenuta che lo costeggia. Si è svolta ieri, 28 luglio, in questo posto finora inedito e di proprietà privata, messo a disposizione dall’ospitalità dei proprietari, con “Magnificat” di e con Lucilla Giagnoni, un’altra tappa seguitissima del Festival “Paesaggi e oltre, Teatro e musica d’estate nelle terre dell’UNESCO”, giunto alla sua ventesima edizione. Si tratta di un’edizione celebrativa, particolarmente ricca e fitta di eventi e partecipazioni prestigiose, che continuerà sino al 27 agosto, promossa dalla Comunità Collinare Tra Langa e Monferrato e diretta dal Teatro degli Acerbi. Questi i prossimi appuntamenti:  il 29 luglio, nella frazione S.Anna di Costigliole, “Le storie del Matto” con il narratore e cantastorie Matteo Curatella e, il 1°agosto, di nuovo a Castagnole delle Lanze sui binari della storica Stazione Ferroviaria, Gli Omini saranno in scena con “Ci scusiamo per il disagio”. Qui il programma di tutto il Festival.

Io sono un’oca”: questo l’incipit spiazzante di Magnificat, interpretato da Lucilla Giagnoni e da lei stessa scritto con la collaborazione di Maria Rosa Pantè e la musica di Paolo Pizzimenti. Fin dalla prima affermazione è chiaro l’intento non rassicurante, l’attenzione è catturata da accenni che esigono concentrazione e il ritmo stringato non consente pause. Giagnoni procede per associazioni mentali, riferimenti culturali alti e popolari, scienza, mito e memoria per trasportare attraverso un ragionamento che è logica, anima e teatro. L’oca è il femminile, è un termine che non ha maschile ed è un animale sacro per tutte le culture sin dall’antichità. E’ un archetipo che si differenzia da quello maschile, è la cura materna che si distingue dalla forza usata per difendersi e dominare. E allora, nelle acrobazie logiche in cui l’autrice-attrice riesce a far volare la mente, il gioco dell’oca diventa il gioco della vita, con i suoi rischi, le sue cadute e i suoi progressi. Su uno schermo è proiettata la spirale delle 63 caselle, il lancio dei dadi e, al centro irraggiungibile, lei, l’oca, come l’occhio della sapienza. “Magnificat” racconta la vita, anzi la magnifica, parafrasa il cantico evangelico e ne trae il concetto di umiltà e di cura, propri della donna-madre, unica strada salvifica e conciliante non solo tra uomini, ma anche tra loro e il mondo. E per raccontare la vita Giagnoni parte dal finale apocalittico de La coscienza di Zeno di Svevo, dove si prefigura la catastrofe, che libera il mondo dalla malattia dovuta all’ansia di prevaricazione degli uomini. In ogni spettacolo teatrale c’è un climax, ovvero un momento di particolare intensità, in Magnificat si toccano più momenti apicali e sempre le parole pronunciate sembrano incise con il bisturi, tanto rimangono impresse e nitide.

Così si corre attraverso un binario velocissimo che collega La bella addormentata (da le fiabe dell’oca di Perrault) al monologo di Clitemnestra (dall’Orestea di Eschilo), passando per la madre-terra Demetra e il mito di Baubo, la dea esultante che risveglia il mondo. Il mondo malato di Svevo potrà salvarsi se governato e non dominato, perché il centro-mistero del gioco è la cura, il magnificare l’essere donna. Come in un gioco imprevedibile ci si stupisce, si sorride, si è accolti da grazia e dolcezza per poi rimanere agghiacciati di fronte alla furia. Infine il Magnificat e la sintesi, limpida e femminile che coincide con la nascita e la salvezza del tutto. Semplicemente meravigliosa, Lucilla Giagnoni.

Impossibile non citare l’ospitalità straordinaria dei sig.ri Foscoli, proprietari della tenuta, il banchetto raffinato da loro offerto a fine serata e la vitalità della Comunità Collinare e del suo presidente Carlo Mancuso, anche sindaco di Castagnole, più che mai impegnato nel progetto di valorizzazione di questi “luoghi da gustare”.

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