Autore Redazione
sabato
24 Settembre 2022
07:16
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Cronaca - Alessandria

Polo Chimico Spinetta, Asl: “Indagine su nesso causale inquinamento/malattie? Non è semplice. Regione sia regista”

Polo Chimico Spinetta, Asl: “Indagine su nesso causale inquinamento/malattie? Non è semplice. Regione sia regista”

ALESSANDRIA – “Una cosa è affermare in generale che l’inquinamento fa male, un’altra è l’analisi dei singoli componenti”. Così il direttore generale Asl Alessandria Luigi Vercellino ha risposto ieri alle sollecitazioni della Commissione Sicurezza e Ambiente di Alessandria rispetto alla situazione del Polo Chimico di Spinetta Marengo. Il presidente di Commissione Adriano Di Saverio, infatti, aveva chiesto se era possibile portare avanti una indagine che stabilisse l’eventuale nesso causale tra l’inquinamento della zona e la presenza di un incremento di patologie nella popolazione, rilevato da precedenti studi.

“Altrimenti non possiamo sapere con certezza se ci sono collegamenti o meno tra gli inquinamenti e le malattie” ha rimarcato Di Saverio “si tratta di un passaggio fondamentale, da portare avanti sia per i cittadini che per l’azienda Solvay. Questo studio è fattibile? Quali sono i costi? Quanta popolazione coinvolgerebbe? Siete in grado di farlo autonomamente o servirebbero delle collaborazioni?”

“La nostra linea di azione” ha precisato Vercellino “è approfondire sempre di più le problematiche sul tavolo, per assicurarci che l’attività del sito non pregiudichi la situazione in termini di inquinamento ambientale, lo facciamo attraverso il monitoraggio Arpa. Per questo tipo di indagine devono essere messi sul campo progetto speciali. Il campo di analisi è complesso. Occorre un quadro di riferimento iniziale, poi si potranno fare approfondimenti. Non è un lavoro così semplice e scontato, occorre incrociare dati e sostanze. La nostra linea è quella di offrire tutta l’attività necessaria in termini di rilevazione e prevenzione. Serve la forte regia centralizzata di Regione Piemonte, che già ha finanziato con 341 mila euro il progetto di biomonitoraggio che partirà ad ottobre. Al momento non ci sono altre risorse attribuite. La situazione è complessa ma, ripeto, tocca alla Regione assegnare compiti e risorse. Noi lavoriamo insieme agli enti in base alle indicazioni fornite dalla Regione. Ci impegniamo a portare sul tavolo regionale questa necessità di evoluzione nella messa in sicurezza dell’area attraverso questo studio, ce ne faremo promotori anche per creare un tavolo di confronto”.

“Il tema è delicato e complesso” ha rimarcato il direttore sanitario Asl Sara Marchisioci sono due studi epidemiologici che parrebbero avere solidità scientifica e che individuano un problema in una zona circoscritta, evidenziano aumenti di morbosità e mortalità. Occorrono figure esperte e multidisciplinari per approfondire questi temi. Come detto porteremo questa istanza al tavolo regionale. L’argomento è complesso, gli studi epidemiologici non sono brevi, occorre attivare diverse linee operative per arrivare a una decisione”. 

La Commissione Consiliare, convocata circa un mese dopo quella dedicata all’audizione dell’ex assessore all’Ambiente della Giunta Rossa Claudio Lombardi, era stata aperta dallo stesso presidente Di Saverio che, nella sua introduzione, aveva accennato ai “cinque tipi di inquinamento ambientale” che insistono sulla zona del Polo Chimico: “Un inquinamento antico da cromo esavalente, nichel, antimonio, arsenico nelle falde e terreni, l’inquinamento da cloroformio nelle acque superficiali, con conseguenti ricadute sulle cantine e sui seminterrati, l’inquinamento da vari tipi di pfas nelle falde acquifere del Bormida e del pozzo di Montecastello, l’inquinamento aereo con acido cloridrico, fluoridrico e pfas, e l’inquinamento delle falde acquifere con composti chimici di vario tipo. Vogliamo fare luce su questo problema complesso, vogliamo tutelare i cittadini, ragionarci su senza preconcetti e pregiudizi, senza partito preso, chiedendo aiuto alla scienza. Il sindaco Giorgio Abonante ha già detto che bisogna rompere questo impasse, servono certezze e occorre procedere con nuove fasi dell’indagine epidemiologica. Il problema dell’inquinamento del polo chimico risale addirittura a un secolo fa, col coinvolgimento di aria, acqua e terra, oggi ci sono più problemi stratificati. Nell’ultimo decennio si sono susseguiti studi di Asl e Arpa, oltre a quello più recente dell’Università di Liegi che ancora deve però essere validato”.

“A marzo 2017” ha proseguito Di Saverio “fu presentato uno studio presentato sul rischio ambientale e sanitario della popolazione di Spinetta, realizzato da Arpa, Asl Alessandria e Azienda Sanitaria Locale Torino3. Riguardava gli anni dal 1996 al 2014, rispetto alla morbosità, ai ricoveri e alla mortalità nella zona della Fraschetta. Emersero delle criticità rispetto a patologie oncologiche e non. A dicembre 2019 venne presentato un altro studio di Arpa e Asl, una analisi di un gruppo di persone residenti vicino al polo chimico, fino a 3 mila metri. In questo caso si registrò un incremento del rischio ricoveri, nel periodo 2001-2017. Negli stessi giorni ci fu un altro studio dell’Asl sulla mortalità dei residenti entro un raggio di 3 mila metri dal polo, dal 1996 al 2016. Emersero delle criticità significative rispetto alla morbosità e alla mortalità. Dopo il covid, nel 2022 è stato pubblicato uno studio di Arpa sul monitoraggio di pfas nell’aria e nell’acqua della Fraschetta. Ad agosto 2022 c’è stato quello sul monitoraggio delle acque di falda, con la scoperta di pfas presenti oltre la barriera idraulica. Ad aprile di quest’anno, da uno studio della regione Piemonte, è emersa la presenza di c6o4 nelle uova e nel latte delle aziende agricole vicine al polo chimico. Poi c’è lo studio dell’Università di Liegi, con criticità e valori anomali tutti da confermare. Inoltre è in corso lo studio “Scenarios”, promosso dall’Università del Piemonte Orientale, che coinvolte 24 strutture europee, compreso l’Ospedale di Alessandria, che vuole far luce sugli pfas”.

“La nostra attività sulla zona Fraschetta” ha aggiunto ancora il dg Asl Luigi Vercellino “si protrae da molti anni, come si diceva il problema è centenario. Asl è coinvolta con altri enti e istituzioni. Il lavoro che facciamo si concretizza in due attività: quella istituzionale e ordinaria promossa dal nostro Dipartimento di prevenzione e quella speciale con progetti di biomonitoraggio ambientale, su spinta della Regione”.

Entrando nel dettaglio, il dottor Giampiero Rizzola, capo Dipartimento e Prevenzione Asl, ha ricordato la presenza di Pfas rilevata in campioni di latte e uova nel febbraio 2022 ma a livelli non così importanti tali da far prendere provvedimenti sanitari immediati“. “Proprio in questi giorni ci siamo incontrati col Cnr e l’Istituto Zooprofilattico per valutare le matrici animali e vegetali da campionare a novembre nell’ambito del biomonitoraggio in partenza, promosso dalla Regione”.

Il responsabile servizio prevenzione e sicurezza Asl Giuseppe Fracchia ha poi toccato il tema della sicurezza dei lavoratori Solvay:Abbiamo effettuato sopralluoghi dentro lo stabilimento insieme ad Arpa, per valutare esposizione dei lavoratori agli agenti chimici. Abbiamo fatto più monitoraggi ambientali, confrontando il valore rilevato coi valori limite. Rispetto alla presenza di pfas nel sangue dei lavoratori la concentrazione ematica negli ultimi 10 anni mostra un trend in diminuzione. Nel 60% dei casi il c6o4 non viene trovato perché inferiore al limite di 1 microgrammo, dai dati in nostro possesso non emergono situazione di particolare attenzione” ha concluso il dottor Fracchia.

Il dottor Paolo Merlo si è soffermato sull’analisi delle acque: “Il nostro oggetto di monitoraggio sono i pozzi privati e quelli collegati alla rete idrica. Ricordo che l’acqua distribuita nel territorio non proviene dalle falde rispondenti al sito di spinetta. Nel novembre 2019  arpa ha segnalato ad Asl la presenza di c604 nel pozzo di Montecastello che fu subito chiuso. In generale la presenza di sostanze perfluoroalchiliche è inferiore ai valori soglia dell’Istituto Superiore di Sanità, la maggior parte delle sostanze sono sotto ai valori minimi rilevabili nell’acqua. Non ci sono sforamenti nelle reti idriche e nei pozzi potabili. Tutti i valori sono sotto soglia. Anche dai monitoraggi delle reti idriche non sono emersi motivi di allarme, i grafici mostrano valori costantemente in diminuzione”. 

Sempre in casa Asl, il dottor Franco Piovano ha rimarcato che “a settembre 2021 sono stati analizzati campioni di uova e latte e sono emersi valori abbastanza nella norma. I risultati non sono stati particolarmente allarmanti. Il nostro monitoraggio su uova e latte continuerà. A ottobre, infatti, ne partirà un altro, sempre su uova di allevamenti domestici, in un’area identificata come a rischio, quella a sud-ovest dello stabilimento”. 

Il dottor Guglielmo Pacileo ha poi spiegato nel dettaglio il progetto di biomonitoraggio in partenza: “Durerà 2 anni, sarà finanziato dalla Regione con 340 mila euro. L’obiettivo è valutare la presenza di pfas negli alimenti animali e vegetali e definire le soglie. Si tratta di un progetto complesso che coinvolgerà anche il Cnr e l’istituto zooprofilattico, oltre all’Università di Milano. Vogliamo fare sinergia col progetto Scenarios, che vuole indicare metodologie rapide e affidabili nelle valutazioni degli pfas”. 

Al termine è stata poi data la parola ai consiglieri comunali: “Sarebbe stato più utile un contradditorio, mettere a confronto diretto anche Arpa, non solo Asl” ha sottolineato l’esponente di Forza Italia Vincenzo Demarte, molto critico nei confronti del presidente di Commissione Di Saverio “queste situazioni vanno affrontate con più delicatezza, altrimenti si fanno solo allarmismi. Ci sono più enti responsabili della salute del cittadino. Altrimenti, se è vero che ci sono forti pericolosità, il sindaco si prenda la responsabilità di chiudere la fabbrica Solvay con una ordinanza. Nella scorsa legislatura per molto meno è stato sfiduciato il presidente di commissione” ha aggiunto Demarte, con un chiaro riferito alla vicenda di Carmine Passalacqua, ex presidente della Commissione Cultura, finito nella bufera dopo le sue dichiarazioni sull’Hospice Il Gelso.

“In una singola audizione non si possono sentire tutti” ha replicato il presidente Di SaverioArpa è già stata contattata per una successiva seduta. Per il momento non ha ancora risposto. Abbiamo contattato anche l’ex assessore all’Ambiente Paolo Borasio, vogliamo anche sentire Regione Piemonte e il dottor Dondero, responsabile dello studio Scenarios”. 

“Nessuno ha la verità” ha aggiunto l’esponente Pd Daniele Coloris “stiamo procedendo con un percorso corretto, contattando tutti gli enti coinvolti. A mio avviso è importante mantenere alto il livello del controllo”.

“Dopo le prime indagini del 2016” ha aggiunto il capogruppo di Abonante per Alessandria Lodovico Como “mi domando se esista una strategia rispetto alla diffusione di queste patologie. Se esistono dei protocolli forniti a medici di base. Il nesso causale va approfondito e messo alla luce. Occorre combinare i dati, serve aprire un dibattito aperto e trasparente”.

“Rispetto all’indagine sul nesso causale Asl sarebbe disponibile a inoltrare i dati ad altre istituzioni che potrebbero eventualmente fare da capofila di uno studio?” ha chiesto il consigliere di Abonante per Alessandria Andrea Di Tullio.

“Quello che abbiamo fatto è sempre stato reso pubblico. Ripeto: la leva decisionale rispetto agli studi da mettere in atto è della Regione, noi mettiamo sempre a disposizione i dati sul tavolo regionale” ha concluso il dg Vercellino.

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