Autore Redazione
lunedì
24 Giugno 2013
00:00
Condividi
Cronaca - Piemonte

La crisi acuisce il pessimismo in Piemonte

La crisi acuisce il pessimismo in Piemonte

Il pessimismo tra le famiglie piemontesi è sempre più diffuso, come confermato dall’indagine dell’Istituto di Ricerca del Piemonte riferito al 2012, presentato venerdì scorso. Nella nostra regione una famiglia su due è convinta che la condizioni economiche siano peggiorate rispetto al 2011 e la situazione, è l’opinione comune, non migliorerà nell’anno in corso.

D’altronde risulta difficile essere ottimisti leggendo alcuni dati. Secondo l’Ires nel 2011 i piemontesi poveri e a rischio di povertà, ossia con un reddito al di sotto del 60% del reddito mediano nazionale, erano il 22%. Si tratta di quasi 960mila persone, in aumento rispetto alle 750mila circa degli anni precedenti. Un livello molto alto rispetto alle altre principali regioni del nord con percentuali dal 14,9% dell’Emilia-Romagna al 16,1% della Lombardia, con una forbice che si apre in particolare in questi ultimi anni.
Una persona su cinque incontra difficoltà a quadrare il bilancio alimentare. Questo accade per almeno una delle voci interessate, di solito quelle relative alla casa. Bollette come luce, elettricità, gas (21,9% di persone in difficoltà) e spese di affitto o legate all’abitazione (20,2%) sono infatti i due principali fronti di difficoltà per i piemontesi.
Il lavoro è la prima preoccupazione dei piemontesi (30,9%), seguito da criminalità (22,8%) e tassazione (20,2%). Considerando però la media delle prime due preoccupazioni sono criminalità e tassazione i due principali problemi dei piemontesi (rispettivamente 23,52% e 23,48%), seguite dalla difficoltà a trovare lavoro (22,16%).

La soddisfazione per la vita in generale è decisamente bassa in provincia di Alessandria, al terz’ultimo posto, prima di Torino e Asti. Sempre secondo l’Ires ad Alessandria il buon andamento di export e produzione industriale non mettono al riparo la provincia da un ulteriore marcato ridimensionamento dell’occupazione industriale e di un forte aumento del tasso di disoccupazione. D’altra parte lo scenario in tutta la regione è disastroso. Gli occupati in Piemonte si riducono di 75.000 unità (-4%) con una pesante caduta del tasso di occupazione (dal 65,3% al 63,1%). Con 40.000 disoccupati in più rispetto allo stesso periodo 2011 (+24,4%), si raggiungono due soglie critiche: 200.000 persone alla ricerca attiva di lavoro, tasso di disoccupazione al 10% . L’aumento della disoccupazione è in linea con quello nazionale (+23%). Il crollo occupazionale dell’ultimo trimestre 2012 invece non trova analoghi riscontri sul territorio nazionale.
Per cercare di ritrovare lo smalto passato, ha spiegato Ires, è fondamentale individuare una strategia per giunta diversa rispetto a quelle del passato. I punti cardine dovrebbero essere green economy, investimenti in istruzione e ricerca, nuove tecnologie per innovare la P.A.

Condividi