26 Novembre 2023
11:19
Come il vento. Recensione di “La mia geografia” a Valenza
VALENZA – “La mia geografia sta tutta dentro una boule de neige insieme al mio genoma”. Sono immagini, luoghi, rumori e voci ad essere evocati da Saba Anglana in “La mia geografia”, secondo appuntamento della stagione APRE di ieri 25 novembre al Teatro Sociale, nella giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne. La stagione APRE, con la direzione artistica di Roberto Tarasco e quella organizzativa della Coop CMC Nidodiragno di Angelo Giacobbe, proseguirà venerdì prossimo, 1 dicembre, con Giobbe Covatta in “Scoop donna sapiens”. Il cartellone completo è consultabile sugli eventi di RadioGold.
Saba Anglana, affiancata dal compositore Fabio Barovero alla tastiera e dal musicista di origini senegalesi Cheikh Fall, conduce il pubblico in un viaggio di parole e musica attraverso luoghi lontani. Sono paesi dell’Africa dell’est, corrosi da guerre civili, ma abitati da tradizioni, colori e profumi che si sentono nelle sue canzoni e che arrivano come una ventata calda. Cantautrice e attrice, Anglana è nata a Mogadiscio, in Somalia, da padre italiano, che ha combattuto in Africa, e da madre etiope. A cinque anni, con l’avvento del regime di Mohammed Siad Barre, la sua famiglia è costretta a lasciare il Paese e si stabilisce infine a Roma. C’è tutto questo in “La mia geografia”; ci sono i ricordi personali, le fotografie familiari, le voci dei bambini che giocavano in strada a Mogadiscio, ma l’anelito è universale e le anime del concerto-racconto sono tante.
E’ una geografia che si contrappone a quella dei calcoli e delle misure, impostasi dal ‘500 in poi grazie al cartografo Mercatore. E’ una geografia emozionale, o geosofia, una geografia delle terre incognite, che viene esperita da chi la attraversa e da chi è spinto dai sogni. C’è tanto di atavico e di vissuto nei canti di Saba e ci sono i passi di chi attraversa il deserto, le voci delle donne somale rifugiatesi in Kenia, con cui la protagonista, testimonial di Amref, ha registrato a Nairobi un brano. In questa giornata, che celebra l’esigenza dell’eliminazione della violenza sulle donne, appare evidente quanto tali sofferenze, lontane e silenti, siano ignorate ed è particolarmente significativa la presenza di una protagonista impegnata da tanti anni contro queste sopraffazioni.
Sopra le guerre ci sono gli elementi vitali, c’è il vento “che raccoglie il profumo del mare e la sabbia di Mogadiscio”, arriva fino a qui con gli stridii degli uccelli e una memoria che travalica esperienze personali e tempo per diventare collettiva e immanente. La voce di Anglana contiene tutto questo. E’ uno strumento vivo e complesso dalle innumerevoli varianti che incredibilmente si apre e si svela. Diventa universalmente comprensibile, nonostante le lingue africane (ma anche l’inglese e lo spagnolo), coinvolge e fa cantare tutto il teatro, fa alzare e ballare il pubblico al ritmo di una musica che entra nel profondo. Ed è ballando che termina un viaggio collettivo, una geografia che racconta e si trasmette, attraversa luoghi fisici e della mente per essere condivisa attraverso una voce straordinaria ed emozionante. Riduttivo definirlo un concerto, certamente uno spettacolo, ma nel senso più alto di esperienza profonda e condivisa.