Autore Redazione
domenica
17 Novembre 2024
12:15
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Tempo Libero - Valenza

Una storia limpida e magica. Recensione di “Novecento” letto dai PoEM al Sociale di Valenza

Un successo il secondo appuntamento della stagione APRE con la compagnia residente del teatro valenzano diretta da Gabriele Vacis
Una storia limpida e magica. Recensione di “Novecento” letto dai PoEM al Sociale di Valenza

VALENZA – “Questo spettacolo vuole essere un brindisi ai nostri morti che fanno della morte un luogo abitato e un po’ meno oscuro”. Ieri, 17 novembre, gli attori della compagnia PoEM, diretti e con Gabriele Vacis, hanno portato al Teatro Sociale di Valenza la loro lettura corale di Novecento di Alessandro Baricco. Lo spettacolo segna il secondo appuntamento della stagione APRE con la direzione artistica di Roberto Tarasco e quella organizzativa della Società Cooperativa CMC di Angelo Giacobbe, dopo il successo del debutto al Teatro Gobetti di Torino, dove ritornerà a grande richiesta anche a fine 2025.

Il monologo teatrale fu scritto dal suo autore per Eugenio Allegri che, sino alla sua improvvisa scomparsa un paio di anni fa, lo portò in scena in tutta Europa. La dedica/brindisi (ispirata a versi di Mariangela Gualtieri), che la giovane compagnia inserisce nella lettura corale del testo, commuove e inevitabilmente crea un ponte tra emozioni del momento e una magia regalata in passato da un interprete straordinario.

E’ appunto una lettura, questo allestimento, e si discosta dal teatro fortemente dinamico e corporeo proprio dei PoEM, ma trasmette freschezza e filtra la narrazione con una sensibilità giovanile che la arricchisce di nuovo stupore. Al lato della scena, Vacis inizia a raccontare di come ad inizio ‘900 gli artisti americani venissero in Europa a nutrirsi di cultura e di come questa fu l’idea ispiratrice della storia di un pianista prodigioso in perenne navigazione tra i due continenti.

Libro alla mano, Lucia Corna, Pietro Maccabei, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera leggono, si alternano, ondeggiano al ritmo delle onde e dialogano sulle parole della storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, una storia che “è ancora qui limpida e magica come lui la suonava”. Tutti conoscono la trama di “Novecento”, diventato anche un film con la regia di Tornatore, ma il suo meccanismo narrativo e la sua profondità continuano a creare un incanto di immedesimazione. Il suo protagonista è diverso da chiunque, ha un che di fiabesco, eppure abbraccia lo smarrimento e le paure interiori più umane, appare familiare e straordinariamente vero.

Nato su un transatlantico il primo giorno del 1900 e lì vissuto, Novecento affronta la scelta (c’è in ciò “qualcosa di antico e biblico”) di scendere a terra, poi abdicandovi, per non essere messo di fronte ad un’infinità di variabili e per continuare a suonare la sua musica infinita con una tastiera finita e controllabile. Il suo modo per esplorare l’universo, spiega Vacis, non è viaggiare e vedere, ma “stare seduto e andare in profondità”. E siamo anche noi spettatori ad andare in profondità al ritmo di parole che diventano musica, mentre si abbassano le luci e si riconosce la voce di Eugenio Allegri che danza al fragore della burrasca (“tutt’intorno /schiuma e strazio / pazzo il mare”). Sembra di vederlo volteggiare sul ponte di un transatlantico nella tempesta, accompagnato da una bolla sonora acquatica che scuote e bagna (l’inconfondibile scenofonia oggi come allora è di Roberto Tarasco).

L’incanto si rinnova, amplificato da piastre metalliche a forma di pianale di pianoforte (create dalle Officine Morello), che calano dall’alto e ondeggiano rimandando bagliori. L’atmosfera è quella un po’ surreale, lieve eppure profonda come il protagonista, sorprendente per chi (ammesso che esista) ancora non conosca il testo e carica di significati e di memoria per chi ha avuto la fortuna di vedere sul palco Eugenio Allegri. Una chiave di lettura che rimane nel monologo finale, interamente letto da Vacis, che suona come un addio ad un amico, un brindisi a lui e, per estensione, ai nostri morti.

Danny Boodman T.D. Lemon Novecento “incanta” i suoi desideri, vive attraverso i racconti altrui la vita che non può affrontare e vi rinuncia sublimandola nella sua incredibile musica. Sceglie di affondare con la sua nave-microcosmo e porta con sé una musica che non c’era prima e non ci sarà mai più. Rimane la sua storia, ci rimane Novecento, ora tramandato a questi bravissimi e giovani attori della compagnia PoEM, che insieme al loro regista-mentore hanno fatto il piccolo miracolo di arricchire alla luce di altre memorie e altre emozioni un testo sublime.

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