26 Novembre 2024
11:07
Mattarella sul palco del Teatro Alessandrino: la diretta (LIVE)
ALESSANDRIA – ORE 12:25: Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato un discorso di 15 minuti in occasione del trentennale dell’alluvione del 1994, rivolgendosi a autorità, cittadini e studenti presenti. Ha ricordato il dramma che colpì quasi 300 comuni nelle province di Alessandria, Cuneo, Torino, Asti e Vercelli, con oltre 80 vittime, definendo l’evento come il più grave nella storia alluvionale del Piemonte. Mattarella ha sottolineato come le tragedie lascino tracce indelebili e trasformino la memoria in un appello al senso di comunità e responsabilità collettiva.
L’alluvione del 1994, secondo il Presidente, non fu solo un momento tragico, ma “anche un punto di svolta per Alessandria e per l’Italia intera, con protagonisti che hanno segnato quella storia”. Ha messo in guardia dal considerare la straordinarietà degli eventi come inevitabile, ricordando altre tragedie come il Polesine nel 1951, l’alluvione di Firenze nel 1966 e altre emergenze idrogeologiche. Ha rimarcato la necessità di “mantenere viva la memoria di questi eventi”, per sottolineare l’urgenza di mettere in sicurezza il territorio e di garantire serenità alle popolazioni.
Mattarella ha evidenziato la complessità di convivere con la natura e ha ribadito che non esiste una “natura ostile”, ma che errori, incuria e interventi imprudenti amplificano i rischi. Ha richiamato l’attenzione sulle aree interne, spesso dimenticate, che richiedono più risorse e interventi mirati. Ha affermato che la salvaguardia ambientale rappresenta anche una responsabilità verso le persone. Il Presidente ha evidenziato il dovere di solidarietà e coesione e ha definito il clima di scontro, come quello generato dalla guerra, il vero nemico dell’umanità.
Mattarella ha concluso lodando il popolo piemontese per la sua capacità di rialzarsi e ha ribadito l’impegno comune per la tutela del territorio. “Viva il Piemonte, viva la Repubblica”, ha dichiarato, rinnovando il patto di memoria e solidarietà.
ORE 12:15: Interviene il rettore dell’Università del Piemonte Orientale, Menico Rizzi. “Il nostro ateneo è da sempre in prima linea nello studio e nella ricerca sui temi legati alla gestione del territorio e alla prevenzione dei rischi idrogeologici. L’esperienza del 1994 ci ha insegnato quanto sia importante unire le competenze scientifiche alla pianificazione strategica. Collaboriamo attivamente con istituzioni locali e nazionali per sviluppare soluzioni innovative che possano rendere le comunità più sicure e resilienti. È un impegno che prosegue con la formazione di giovani professionisti capaci di affrontare le sfide del futuro. Ringrazio il Presidente della Repubblica per la sua presenza, che sottolinea l’importanza della tutela del territorio come priorità per il nostro Paese”.
ORE 12:10: Sul palco interviene il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Il discorso integrale: “Bentornato in Piemonte, presidente Mattarella, benvenuti sindaco. È con tanto orgoglio, e tanta emozione, che l’accogliamo,
carissimo presidente, quasi come fosse sempre la prima volta e invece lei è presente nei momenti più importanti della vita della nostra regione.
Ed è il motivo per cui io la ringrazio di cuore di essere qua, così come ringrazio il sindaco di Alessandria di aver promosso questo momento, tutti i sindaci, tutte le autorità e tutti i ragazzi che hanno cantato con tanta intensità il nostro amatissimo inno nazionale.
Signor presidente, oggi noi ricordiamo una ferita, ricordiamo un momento doloroso della nostra storia, ma la sua presenza ci è di grande conforto. Ci è di conforto perché sono gli eventi che scandiscono la storia delle comunità. Possono essere gli eventi buoni, come quelli della sua presenza a Torino la scorsa settimana, quando abbiamo ricordato i 200 anni dell’Egizio, quando abbiamo celebrato i sindaci che hanno scelto Torino per riunirsi nella loro assemblea annuale, ma sono anche i momenti dolorosi. E questo è un momento doloroso, è un momento che abbiamo tutti ben scolpito nella nostra memoria, nei nostri ricordi. Quel 5 6 novembre del 1994, quando in pochi istanti le colline hanno iniziato a franare. È stato questione di pochi istanti dopo piogge che avevano caratterizzato giorni e giorni, in un momento le colline hanno ceduto, i fiumi hanno esondato e il nostro territorio è stato invaso da una colata di fango, di acqua che ha portato via vite, che ha portato via abitazioni, aziende. Bene ha fatto l’amministrazione comunale a voler celebrare e ricordare il sacrificio di tante persone e voler posizionare anche un monumento perché rendesse imperitura la memoria di quello che è accaduto.
Ma insieme a loro oggi vogliamo ricordare anche tutte le persone che si sono attivate per garantire, nell’emergenza, la sicurezza. Vogliamo ricordare come a 24 ore da quell’evento uomini e donne di questa regione con una pala in mano hanno sgomberato le loro aziende e gli spazi pubblici delle comunità prima delle loro abitazioni. hanno dato priorità ai luoghi di lavoro, ai luoghi di socialità, perché c’era voglia di ripartire, perché questo è il DNA di questa regione, di questa gente che ha preso parte direttamente alla ricostruzione. ricostruzione di cui sono stati poi protagonisti i nostri sindaci e che ha caratterizzato il decennio successivo ed è stata, signor presidente, una ricostruzione efficace. L’allora governo decise di investire direttamente i sindaci di questa responsabilità e fu una scelta giusta perché in questi anni noi abbiamo vissuto tanti altri momenti difficili, in cui abbiamo avuto precipitazioni atmosferiche anche di maggiore intensità rispetto al 1994, ma il Piemonte si è salvato. e si è salvato grazie a questi lavori, grazie a questi interventi, grazie ai finanziamenti che lo Stato aveva messo a disposizione e grazie al lavoro di questi sindaci straordinari che avevano realizzato la messa in sicurezza delle loro comunità, quelle messa in sicurezza che noi chiediamo loro, spesso non mettendoli però nelle condizioni migliori di poterlo fare.
Guardi, signor presidente, non è superficialità, però tante volte noi diciamo che, se pensiamo al passato, i nostri nonni avevano magari lauree meno altisonanti, però avevano una cultura del territorio che gli permetteva di tutelarlo e di metterlo in sicurezza. Io vengo da un piccolo paese delle langhe di 453 abitanti. Mio nonno, partigiano e contadino, quando pioveva usciva di casa con una zappa sulle spalle e questa cosa mi incuriosiva tantissimo che uscisse nei momenti di pioggia. E allora gli chiedevo, “Ma dove vai, nonno?” E lui mi diceva, “Vado a governare l’acqua.” Questa parola “governare” ci dà l’idea di quello che noi chiediamo oggi ai nostri sindaci, ma non sempre le normative regionali, nazionali, europee permettono loro di pulire i fiumi. Se non puliamo i fiumi, non governeremo mai l’acqua. E questo è un problema che io credo noi dobbiamo oggi affrontare e utilizzare anche questo trentennale per fare una riflessione su come è necessario semplificare, sburocratizzare questo aspetto della pubblica amministrazione.
Chiudo, signor presidente, con un ringraziamento alla Protezione Civile Piemontese. Il 94 è stato anche uno spartiacque importante per la nascita della Protezione Civile in Piemonte.
Noi in questi 30 anni abbiamo avuto la possibilità di creare un corpo di protezione civile che è in stretto contatto ed è a disposizione del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, fatto di donne e di uomini che sono diventati professionisti nella protezione civile. Fanno i corsi di aggiornamento, fanno le esercitazioni, grazie ai fondi nazionali, anche i fondi europei, li mettiamo nelle condizioni di avere anche strumentazioni adeguate sotto il profilo tecnologico.
A volte erroneamente li chiamiamo i volontari della protezione civile, ma sarebbe più corretto chiamarli i “professionisti della protezione civile che volontariamente dedicano il loro tempo ai comuni e al nostro paese” e lo fanno in Piemonte, nel resto d’Italia – la nostra colonna mobile è stata una delle prime a partire per l’Emilia Romagna – e lo fanno anche all’estero.
Quando ci fu il terremoto in Turchia, l’anno scorso, nella regione di Antiochia, dopo pochi giorni c’erano solo due ospedali in grado di garantire l’assistenza alla popolazione in quella terribile tragedia. Uno dei due ospedali aveva su di sé la bandiera degli Stati Uniti d’America. L’altro ospedale aveva la bandiera della Repubblica Italiana e quell’ospedale, signor presidente, era gestito dalle donne e dagli uomini della Protezione Civile del Piemonte. In quell’ospedale abbiamo curato 5.000 persone e sono nati 32 bambini. Questo è il motivo di orgoglio, che noi abbiamo come piemontesi per la nostra regione. Ma mi creda Signor presidente, che è il motivo di maggior orgoglio è poter condividere una giornata così speciale con lei, signor presidente, grazie di essere qui”.
ORE 11:53: Il primo intervento è del sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante. “Egregio Presidente della Repubblica. Il suo discorso integrale:
“Autorità presenti, care cittadine e cari cittadini, care studentesse e cari studenti,
Desidero innanzitutto porgere un saluto a voi e a tutte le persone che si sono impegnate per rendere possibile questo momento, così ricco di significati per la città di Alessandria e per tutti i Comuni colpiti dall’alluvione di trent’anni fa. Il mese di novembre che si sta concludendo è stato per noi un lungo e intenso viaggio nella memoria e nel ricordo. Abbiamo commemorato le vittime di quel tragico evento del 1994, i loro nomi e le loro storie, e abbiamo rivolto il pensiero a chi perse affetti, beni e certezze, travolto da un’onda di fango che colse quasi tutti impreparati. Con il nuovo monumento vicino al Ponte Meier, abbiamo anche voluto celebrare lo straordinario slancio di solidarietà che si manifestò: da chi si impegnò spontaneamente a chi, per mandato istituzionale o professionale, si prodigò nell’emergenza e nella ricostruzione, contribuendo a risollevare la nostra città e le nostre Comunità. Un evento così drammatico è stato infatti determinante per la storia recente dell’Italia perché fu proprio la gestione di quell’emergenza a dare un impulso decisivo alla strutturazione del sistema e alla formazione del volontariato organizzato, che da allora ha accompagnato e sostenuto il Paese in ogni calamità naturale. Grazie a quel percorso di crescita, il sistema italiano di Protezione Civile è diventato un modello riconosciuto in tutto il mondo e la nostra Città, la nostra Provincia e la nostra Regione ne sono stati e ne sono ancora punti di riferimento. E’, tuttavia, un modello che ha bisogno di costante attenzione e aggiornamento, di verifica continua rispetto all’efficacia dei suoi meccanismi di attivazione, per poter rimanere all’altezza delle aspettative e delle richieste di sicurezza della cittadinanza.
Le lezioni apprese da allora sono molte. Gli errori commessi trent’anni fa, per quanto gravi, possono essere compresi alla luce dell’inesperienza, delle limitazioni tecnologiche e della scarsa disponibilità di strumenti informativi di quel tempo. Oggi, grazie al progresso, possiamo contare su sistemi di allerta molto più precisi, su dispositivi in grado di informarci in tempo reale e su strumenti avanzati di pianificazione urbanistica.
Pur ricordando che il rischio zero non esiste e probabilmente non esisterà mai, avvicinarci il più possibile a questo obiettivo è fondamentale. Per farlo è necessario investire in prevenzione e migliorare la capacità di intervento in emergenza, rendendo tali azioni tanto più efficaci quanto più riescano a coinvolgere la partecipazione collettiva. Avvicinare le persone alle attività di protezione civile, promuovere nuove vocazioni tra i e le più giovani, curare e rispettare il nostro ambiente, valorizzare l’urbanistica come crocevia del modello di convivenza e strumento di equilibrio fra gli interessi in gioco sono compiti di primaria importanza, imperativi categorici.
La tecnologia, senza dubbio, ci offre un aiuto prezioso, ma il suo reale valore dipenderà dalla capacità della politica, istituzionale e civile, di mettere a sintesi le necessità di crescita e sviluppo, sempre tenendo al centro la sostenibilità e la qualità della vita delle nostre Comunità. Ecco perché, oggi, desideriamo richiamare l’attenzione sul messaggio che quell’alluvione ci ha lasciato: non possiamo ignorare i rischi che il nostro fragile assetto idrogeologico continua a correre, specialmente di fronte alla crescente pressione immobiliare che caratterizza le nostre zone.
Non è questa la sede per entrare nei dettagli tecnici, ma è cruciale sottolineare che i Comuni non possono essere lasciati soli. La condizione di fragilità e debolezza strutturale di cui soffrono può essere la porta di ingresso a interessi speculativi che minacciano gravemente l’ambiente urbano e periurbano.
Mi permetto, approfittando della straordinaria e irripetibile autorevolezza di questa platea, qualche breve riferimento legato alla nostra realtà ma che riguarda una comunità molto vasta, oltre i confini provinciali: la necessità di finanziare interamente e portare a termine, presto, tutti i lavori sulle aste fluviali e spondali di Tanaro e Bormida, e l’assoluta priorità della costruzione del nuovo Ponte Bormida, necessario per ragioni di sicurezza idrogeologica, di relazione fra polo industriale/chimico e servizi di emergenza, e di rapporto fra la zona est del Comune e della Provincia e il nostro Ospedale, a maggior ragione in vista della costruzione della nuova struttura ospedaliera.
Egregio Presidente, le sono molto grato per aver dimostrato vicinanza e amicizia alla cittadinanza alessandrina e a tutte le città e le province piemontesi. La Sua figura così stimata e rispettata, e il cui Ufficio gode della massima stima tra le cittadine e i cittadini italiani, ci sprona a impegnarci con ancora più determinazione nella cura, nella difesa e nella tutela dei nostri territori e degli interessi di chi vive ogni giorno la nostra Comunità; questo non solo affinché tragedie come quella del 1994 non si ripetano mai più, ma nella consapevolezza di agire quotidianamente per la cura, la difesa e la tutela dei nostri territori e di chi li abita.
Egregio Presidente, La ringrazio di cuore, a nome di tutti noi, per il Suo sostegno.”.
ORE 11:45: Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella arriva al Teatro Alessandrino. In galleria risuona l’Inno Nazionale.
ORE 11:10: Inizia la cerimonia. Bambini delle scuole alessandrine, in galleria con bandiere tricolori sventolanti, accompagnano l’apertura musicale del Vivaldi Flute Consort, ensemble del Conservatorio Vivaldi diretto dal maestro Stefano Parrino.
L’attesa si respira nell’aria al Teatro Alessandrino, pronto ad accogliere l’ultima tappa della visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Seduti in platea, oltre 200 sindaci dei comuni piemontesi segnati dall’alluvione del 1994 si uniscono a una delegazione di studenti, simbolo di memoria e speranza. Sul palco, tutto è predisposto per un momento istituzionale solenne: i saluti del sindaco di Alessandria Giorgio Abonante, del presidente della Regione Alberto Cirio e del Magnifico Rettore Menico Rizzi apriranno una cerimonia che vedrà anche l’esecuzione del “Canto degli Italiani” a cura degli studenti del Conservatorio Vivaldi. Non mancherà l’emozione di un video ricordo firmato dal regista Luca Ribuoli, prima di lasciare la scena, intorno alle 12.10, alle parole attese del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.