19 Dicembre 2024
10:56
Archeologia: Pavia, scoperte tombe della corte dei re longobardi
PAVIA – Gli scavi archeologici dell’Università Cattolica a Pavia hanno portato alla luce oltre trenta tombe attribuite in parte all’entourage dei re longobardi e in parte ai monaci di età tardo medievale.
Le indagini sono state condotte ad ovest della città di Pavia, sulla strada che portava verso il Piemonte e i valichi alpini, dove intorno alla metà del VII secolo d.C. il re dei Longobardi Ariperto I fece costruire il primo mausoleo dinastico nella capitale, che avrebbe accolto, oltre a lui, anche le sepolture dei suoi figli e dei suoi eredi fino agli inizi dell’VIII secolo. Si tratta della prima necropoli scavata presso un edificio ecclesiastico regio, un mausoleo cattolico che stravolge le tradizioni e la ritualità funeraria tipica delle popolazioni germaniche. Nel X secolo, poi, Adelaide, moglie dell’imperatore Ottone I del Sacro Romano Impero, fece costruire sullo stesso luogo un monastero imperiale, poi sostituito da una chiesa del ‘400 che è viva ancora oggi, la basilica del Santissimo Salvatore.
Il Piccolo Chiostro annesso alla chiesa ospita i resti, in molti casi intatti, delle tombe di epoca alto medievale, ritrovati in seguito a uno scavo dell’Università Cattolica, con la direzione scientifica di Caterina Giostra, professoressa di Archeologia medievale, un progetto commissionato dalla stessa parrocchia e sostenuto dalla Fondazione svizzera Plus Patrum Lumen Sustine di Basilea. Già nel 2017 erano state effettuate prospezioni geofisiche sia all’interno sia all’esterno della basilica, nel 2018 poi sono stati eseguiti due saggi diagnostici nel chiostro che hanno rivelato l’ottimo stato di conservazione del deposito medievale.
L’équipe era composta da circa venti studenti della laurea triennale in Scienze dei beni culturali, della laurea magistrale in Archeologia e storia dell’arte, e della Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’Ateneo, a cui si sono affiancati tre professionisti nelle attività di documentazione con l’utilizzo di drone, fotogrammetria tridimensionale da terra, scansione dei resti ossei. Hanno lavorato dieci settimane tra settembre e ottobre 2024, indagando la metà meridionale del chiostro (la metà settentrionale sarà indagata nel 2025).
“Complessivamente sono state ritrovate oltre venti sepolture alto medievali in cassa di muratura spesso conservata, sia piana sia a doppio spiovente con laterizi integri, e di queste la più antica è intonacata e dipinta con una croce rossa che campeggia al centro“, ha dichiarato la professoressa Giostra. Quest’area funeraria così precisamente organizzata nello spazio era chiaramente destinata a personaggi di elevato livello sociale. “I loculi vennero spesso riaperti durante lo sviluppo del sepolcreto e riutilizzati per deposizioni successive – ha proseguito la docente. A volte, alcune ossa vennero riesumate e rideposte al di sopra delle coperture. Le riaperture potrebbero anche essere state l’occasione per il recupero di manufatti di pregio e con valore simbolico, non rinvenuti durante le indagini archeologiche”.
Al di sopra di queste tombe ne sono state ritrovate altre più modeste appartenenti probabilmente ai monaci abitanti del monastero di epoca tardo medievale, di cui resta traccia del passaggio sotterraneo che collegava gli scantinati al pozzo posizionato al centro del chiostro per un più agevole approvvigionamento idrico.
Durante lo scavo gli studenti hanno svolto compiti diversi a seconda del livello di esperienza e di conoscenza raggiunto con i propri studi, in alcuni casi a bordo campo, in altri all’interno dello scavo impegnati con i resti ossei, il recupero di materiale delicato che poi viene pulito, schedato e in futuro poi verrà sottoposto ad analisi sofisticate e innovative. Infatti, grazie alla collaborazione dell’Università degli studi di Milano, e in particolare del Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense) con il coordinamento della professoressa Cristina Cattaneo, e della facoltà di Scienze ambientali, si effettueranno articolate analisi antropologiche e chimiche dei campioni di terra prelevati presso i resti ossei.
Inoltre, la collaborazione con Istituti di ricerca tedeschi consentirà di sperimentare l’analisi archeogenetica, ovvero del Dna nucleare antico che, attraverso una definizione del profilo biologico degli individui, permetterà di capire se c’è una componente solo locale o se ce n’è anche una nord europea documentata, ad esempio, in altre necropoli longobarde in Italia. Queste analisi consentiranno di svelare anche eventuali rapporti di parentela tra gli individui sepolti, il sesso, la posizione sociale, la dieta alimentare, la provenienza. Gli antropologi potranno individuare lo stile di vita, le attività svolte che, ad esempio, nel caso di un uso costante della forza fisica fissano sulle ossa alcune deformazioni. Così, questa necropoli per la prima volta viene studiata in maniera organica e sistematica al fine di conoscere la Pavia capitale longobarda.