Autore Redazione
giovedì
29 Maggio 2025
08:23
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Cronaca - Alessandria

Giorno degli operatori sociosanitari “ma serve una riforma seria”

Giorno degli operatori sociosanitari “ma serve una riforma seria”

ALESSANDRIA – Nel giorno dedicato agli operatori sociosanitari Vincenzo Costantino della Fp Cgil e Claudia Canalia, con delega alla sanità privata, invitano le istituzioni a ragionare sul ruolo di queste figure e sulla necessità di una riforma che implementi l’organico nelle strutture di competenza e le valorizzi davvero. Secondo il sindacato a livello nazionale mancano circa 80mila unità. Senza un ragionamento complessivo e serio il rischio è di compromettere la qualità dell’assistenza, concluse il sindacato. Di seguito l’appello:

Sono passati quasi 24 anni da quel 2001 in cui venne introdotta la figura dell’Operatore socio sanitario attraverso l’accordo Stato Regioni, e in questo lungo percorso questa figura ha acquisito esperienza e capacità lavorative dimostrando, nell’organizzazione sanitaria sia pubblica che privata, di saper lavorare in autonomia e in equipe insieme a medici, infermieri, fisioterapisti e altre figure professionali ma, le sue condizioni di lavoro, la sua retribuzione non interessa a nessuno perché il divario tra pubblico e privato rimane sostanziale, nonostante i contratti in essere.
Oggi, 29 maggio, ricorre la giornata nazionale dell’Oss  e in questa occasione la FP Cgil vuole ringraziarli, perché oltre ad essere  figure indispensabili e preziose nella cura della persona, lavorano instancabilmente per garantire assistenza, sicurezza e un supporto ai pazienti e alle loro famiglie contribuendo ad alleviare il peso emotivo che spesso accompagna le malattie e la disabilità.

Questa è anche l’occasione per fare una riflessione sul futuro dell’oss che oggi ricopre un ruolo importante ma chiuso in una figura ibrida, priva di un adeguato riconoscimento professionale giuridico ed economico. Il suo lavoro è principalmente rivolto all’assistenza diretta delle persone e non solo, mentre si riconoscono sempre maggiori competenze per gli infermieri dove ormai è consuetudine vedere il professionista sanitario occuparsi sempre meno dell’assistenza perché ritiene che farlo sia demansionante per il proprio profilo, uno stato d’animo ormai radicato nella sua mentalità. Non vuole essere una polemica ma a quanto ci risulta è una realtà che si verifica quotidianamente nei luoghi di lavoro.

Se da una parte si stima un fabbisogno di circa 100 mila infermieri, nessuna stima è stata fatta per gli Oss, nonostante se ne conti una carenza di circa 80 mila unità. Si chiedono più fondi per gli infermieri, ma nulla viene destinato a un esercito di 350.000 OSS su tutto il territorio nazionale. Nel frattempo il governo preferisce escogitare nuove figure come quella “dell’assistente infermiere”, quando basterebbe una revisione del percorso formativo e una maggiore valorizzazione degli attuali Oss, considerando che questa nuova figura non è ancora inserita come inquadramento contrattuale.

Ormai è un dato di fatto oltre alla figura dell’infermiere è cronica la grave carenza di OSS nelle aziende ospedaliere, nelle RSA, sul territorio.  Questa situazione va ad incidere negativamente sulla qualità dell’assistenza erogata, sul benessere psico-fisico degli operatori e in particolare modo sul rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Alla luce delle nuove reti assistenziali sia ospedaliere che territoriali e del crescente fabbisogno assistenziale, è indispensabile oggi fare un’analisi approfondita sul rapporto OSS/posti letto in tutte le strutture sanitarie e socio-sanitarie.
Gli attuali standard sono obsoleti e inadeguati per garantire la continuità assistenziale nel nuovo assetto sanitario (a oggi si fa ancora riferimento alla DGR N°45/2012 ). Le linee guida prevedono un rapporto di 0,30 OSS per posto letto, un dato del tutto insufficiente nell’arco delle 24 ore e che necessita di una revisione immediata, come pure deve essere rivisto l’adeguamento economico a fronte di stipendi insufficienti e sbocchi di carriera inesistenti.
A fronte di quanto detto diventa fondamentale e strategico pensare al futuro di questa figura, che cerca a tutti i costi un riconoscimento della  professione, un chiarimento delle competenze, un riconoscimento contrattuale ed economico adeguato ma che invece continua a vedere l’indifferenza della politica che li ha relegati a semplici figure tecniche di interesse sanitario, negando loro perfino il diritto alla formazione continua e obbligatoria, premiando invece alcune categorie professionali, abbandonando chi da sempre garantisce il funzionamento dell’assistenza diretta al paziente/utente.
Non sappiamo per quanto ancora questa professione riuscirà a reggere il peso dell’indifferenza, ma sappiamo con certezza che il rischio sarà quello di compromettere seriamente la qualità dell’assistenza se non ci sarà un cambiamento di pensiero che riconosca il valore degli Oss, anche attraverso una riforma del sistema sanitario
La sfida è politica, culturale e sociale e come sindacato è nostro dovere rappresentare con forza la voce degli Operatori socio-sanitari e il nostro impegno sarà sempre quello di sostenere il percorso di valorizzazione, promuovere i diritti e garantire le tutele all’interno del sistema sanitario pubblico e privato. Insieme possiamo fare la differenza”.

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