Giornata Mondiale del Pane: il profumo della tradizione in un Paese che ne mangia sempre meno
ITALIA – C’era un tempo in cui il pane rappresentava la misura quotidiana del benessere, il simbolo di una tavola imbandita e di un lavoro dignitoso. Oggi, in occasione della Giornata Mondiale del Pane, abbiamo provato a capire quanto spazio occupi ancora questo alimento nella vita degli italiani. Il risultato? Tra nostalgia, nuove abitudini alimentari e rincari, il pane resiste, ma non domina più. “Ne mangio pochissimo, preferisco le gallette o i cracker: sono più comodi e si conservano meglio.” È una delle risposte più comuni raccolte tra le vie del centro di Alessandria. In molti ammettono di aver ridotto drasticamente il consumo di pane, spesso per motivi di linea: “Ormai si dice che ingrassi, che sia da evitare. E allora meglio stare leggeri”. Dentro le panetterie, però, il profumo rimane lo stesso. “Il pugliese e il pane di segale sono tra i più richiesti – spiega un fornaio – ma stanno andando forte anche i pani ai cereali e quelli con lievito madre.” La varietà è aumentata, i gusti si sono raffinati, ma la quantità acquistata è in calo. “Una volta la gente comprava chili di pane ogni giorno. Ora bastano due o tre fette.” Eppure, la panificazione resta un mestiere di passione. “Il prezzo della farina e del lievito è aumentato, ma io tengo ancora i miei filoni a 4,50 euro al chilo. Non voglio far pagare alla gente più del necessario”, aggiunge un altro fornaio, con un sorriso di chi difende un’arte antica.
Alla fine della giornata, qualche filone resta sempre invenduto. Ma anche qui la tradizione incontra la solidarietà. “Il pane che avanza lo portiamo al canile o ai cappuccini – raccontano i panettieri –. E se proprio ne resta un po’, finisce sulle nostre tavole. Nulla va buttato.” È un gesto semplice, quasi simbolico, che racchiude il senso profondo del pane: un cibo che unisce, nutre e racconta.