16 Marzo 2018
01:35
“Aumentate la quota cacciatori o rimarranno solo queste 3 bottiglie”
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Un gesto eclatante ma chiaro: se non si aumenterà la quota di cacciatori da fuori Regione, dal 10 al 35% non si produrranno più bottiglie di Dolcetto. Italo Danielli, nella riunione di mercoledì in Provincia tra i rappresentanti del mondo agricolo, il presidente della Provincia di Alessandria Gianfranco Baldi e l’assessore regionale Giorgio Ferrero, e i consiglieri regionali Paolo Mighetti, Valter Ottria e Domenico Ravetti, ha scelto una azione d’impatto. Ha portato tre bottiglie di Ovada Docg e alcuni tralci delle viti che sta potando. Sui tralci erano ancora attaccati i grappoli spolpati lo scorso anno, prima della vendemmia, da caprioli e cinghiali. “Le Istituzioni – ha spiegato Danielli – non riescono a trovare adeguate soluzioni al problema ungulati e ho chiesto all’Assessore e al Presidente della Provincia di conservare le bottiglie, in quanto rischiano di essere le ultime prodotte nell’Ovadese. Deve essere trovato un equilibrio. Agricoltura e caccia hanno interessi contrapposti, ma il numero della popolazione selvatica è ormai sproporzionata. La politica deve tenere conto delle attività agricole e dell’applicazione delle soluzioni adeguate, concertando gli interessi ai Tavoli di lavoro”.
La riunione si è soffermata ancora una volta sui danni da fauna selvatica, il problema sicurezza che ne consegue, le possibili soluzioni per ritrovare un equilibrio di buona gestione e l’ammissione negli Atc (Agenzia Territoriale Caccia) dei cacciatori provenienti da fuori Regione. Presenti anche i dirigenti del Settore Caccia della Regione e della Provincia; il Commissario degli Atc AL3 e AL4; tecnici degli Atc; i rappresentanti delle Associazioni Agricole e Venatorie, alcuni Sindaci. La Cia di Alessandria era rappresentata dal presidente Gian Piero Ameglio, dal vicedirettore Giuseppe Botto e dall’imprenditore associato dell’Ovadese, particolarmente colpito dalla vicenda, Italo Danielli.
La Cia porta avanti con determinazione la posizione di tutela dei propri imprenditori che, in alcune aree, si trovano in estrema difficoltà tanto da dover pensare di dismettere l’attività a causa dei danni provocati dagli ungulati, capaci compromettere del tutto l’attività agricola annuale.
Dall’incontro è emerso che a seguito di una legge regionale del 2017 gli Atc possono ammettere una percentuale di cacciatori provenienti da fuori Regione che non può superare il 10%. Spiega Giuseppe Botto: “Questo desta preoccupazione, perché i danni prodotti da ungulati sono destinati ad aumentare in quanto si ridurranno i cacciatori. I Bilanci degli Atc che saranno privati di ingenti quote di adesione avranno difficoltà ad anticipare i risarcimenti dei danni agricoli. Inoltre, conseguirà un’inevitabile riduzione degli ospiti di agriturismi, ristoranti e alberghi, soprattutto nelle zone collinari e montane”.
Gian Piero Ameglio ha quindi proposto di “trovare una soluzione che consenta agli Atc di portare, solo per la caccia agli ungulati, la percentuale di cacciatori provenienti da fuori Regione ad un massimo del 35%. Il nostro territorio deve essere attrattivo per i suoi prodotti, il controllo degli ungulati e il ripristino delle specie autoctone deve tornare al giusto equilibrio. Servono risposte a breve”.
L’Assessore Ferrero e i Consiglieri regionali hanno assicurato che cercheranno di inserire nella nuova Legge regionale sulla Caccia la facoltà per gli Atc di ammettere cacciatori provenienti da fuori Regione fino ad un massimo del 35%.