Autore Redazione
giovedì
31 Agosto 2017
01:56
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Cronaca

La disperazione dei viticoltori: “Hanno vendemmiato i cinghiali”

La viticoltura della provincia devastata dal falemico appetito di cinghiali e caprioli. Raccolti completamente distrutti e agricoltori che addirittura meditano di lasciare.
La disperazione dei viticoltori: “Hanno vendemmiato i cinghiali”

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Filari e filari di viti da cui prendere solo qualche grappolo. In condizioni normali i vigneti rendono 50/60 quintali di uva per ettaro ma quest’anno si oscilla tra i 25 e perfino lo ‘0’. Il danno è devastante e uno dei prodotti più peculiari della provincia è miseramente appeso a un filo. Robeto Ghio, a Bosio, ha appena raccolto l’uva Cortese prima dell’assalto della fauna selvatica, dopo che i suoi filari di Dolcetto sono stati devastati: “Il raccolto di Dolcetto quest’anno è stato pari a 10 quintali contro i 400 che avremmo dovuto produrre”. Per rendere ancora più cruda la descrizione della situazione ha descritto in termini economici le conseguenze: “È come se avessimo preso lo stipendio di una settimana anziché quello di un anno intero. Vi sembra possibile vivere con poche centinaia di euro per un anno intero?“.

Roberto Ghio è avvelenato contro quella che definisce la “lobby della caccia“. “Qui sono venuti a fare una battuta e non hanno preso un capo, e guarda caso la caccia comincia tra poco, ci sono troppi interessi dietro ed è assurdo che un hobby prevalga su un settore come il nostro. Il vino dovrebbe essere l’orgoglio del Piemonte e invece la politica agevola il giro d’affari che deriva dal rilascio dei tesserini per il porto d’armi e per l’acquisto delle armi stesse“.

Il paradosso è che territori che producono uve di qualità sono le più penalizzate: “noi siamo territori di confine e preserviamo il paesaggio. Se noi smettiamo su queste colline trovereste rovi e boscaglia. Allora i tanto decantati panorami del Monferrato che fine farebbero” hanno spiegato Italo Danielli, Oscar Benzo e Corrado Olivieri, viticoltori sui pendii di Cremolino. Sì perche ad alcune decine di chilometri di distanza la situazione non cambia. Tutti e tre assistono impotenti alle sfilate di caprioli e cinghiali. Addirittura durante l’intervista un possente capriolo fugge via dal filare di Italo dopo essersi sfamato, in pieno pomeriggio.

Io ho lasciato tre filari per loro, sperando che potessero attaccare quelli tralasciando tutto il resto – spiega sconsolato Italo Danielli, viticoltore di Cremolino. Non è servito a nulla, si sono accaniti su quelli più in alto, nonostante le reti, facendo razzia dei grappoli“. Italo non ha neanche il coraggio di addentrarsi nei suoi filari. Per paura di vedere lo scempio, si ferma ai primi grappoli e mostra i 5-6 acini rimastiche nessuno al mondo comprerebbe, anche se fossero buoni“. Poi fa vedere le reti bucate dalle corna dei caprioli o divelte dalla forza possente dei cinghiali. “Queste reti sono ormai solo più uno scrupolo nostro, per sentirci a posto con la coscienza e dimostrare che è stato fatto tutto il possibile. In realtà – ha concluso Italo – sappiamo perfettamente che non servono a nulla purtroppo“. Parla mentre mostra i buchi nelle protezioni e i nuovi ‘sentieri’ battuti dagli animali tra le coltivazioni.

Questa è la nostra vita, con queste vigne noi viviamo – ha spiegato Oscar Benzo, altro viticoltore di Cremolino“. “Io ho 5 ettari e questa è la mia fonte di reddito, senza quella come facciamo a vivere?“.

L’assurdo è che un hobby, come quello della caccia, possa essere tutelato più di una attività primaria come la nostra – ha proseguito Corrado Olivieri. Si parla tanto di paesaggi e panorami, ma siamo noi a preservare tutto questo. Se non ci fossimo noi al posto dei bei filari di viti sui dolci pendii troveretse boscaglia e rovi. Eppure tutti si sciacquano la bocca parlando di turismo e bellezza del territorio. Io a memoria d’uomo non ricordo una devastazione di questo genere. Ho perso il 100% del raccolto.

Intanto il sole si nasconde dietro le colline agevolando ulteriormente le incursioni della fauna selvatica e ogni tenttivo di allontanarla è vana: “L’altra sera ero nelle vigne e sono rimasto qui fino alle due. Più volte ho cacciato alcuni caprioli, ma non posso stare tra i filari tutto il tempo – conclude amareggiato Oscar Benzo”.

I coltivatori non hanno più nulla da perdere, già in tanti stanno pensando di mollare tutto e “il problema è che se noi andiamo via cinghiali e caprioli attaccheranno altri vigneti. Qui occorrono scelte drastiche e immediatamente. Non c’è più tempo e non concediamo più tempo“.

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