Autore Redazione
martedì
21 Gennaio 2014
00:00
Condividi
Cronaca - Alessandria

Maffiotti sulle anomalie climatiche: ‘è ora di ragionare con responsabilità sui cambiamenti in atto’

Maffiotti sulle anomalie climatiche: ‘è ora di ragionare con responsabilità sui cambiamenti in atto’

Non c’è il minimo dubbio. Questo inverno non può essere certo definito normale. In provincia abbiamo assistito a temperature abbondantemente sopra la media, a violenti nubifragi anziché gelate, mentre nel resto del mondo gli eventi anomali si sono moltiplicati in varie parti del globo. Abbiamo quindi affrontato la questione con il direttore provinciale dell’Arpa, Alberto Maffiotti. E’ stato lui a rimarcare in questi giorni l’importanza di una informazione più completa e complessiva rispetto al problema del clima. Gli studi e le conoscenze sono maturi per affrontare con responsabilità e certezza le difficoltà cui stiamo andando incontro: “sono studi importanti per la nostra attività perché permettono di prevedere come evolveranno gli ambienti e gli ecosistemi, una parte dei compiti attribuiti all’Arpa – ha spiegato Maffiotti. Il problema del clima è sentito in particolare in un inverno come questo, decisamente poco rispondente alla stagione. Nei nostri ricordi l’inverno è una stagione di neve, di ghiaccio, di nebbia. Ma ora questi fenomeni sono sempre più limitati. Questo accade a livello locale e globale. La situazione che vediamo, anche dalle notizie che giungono da altri continenti, ci parlano dell’America del Nord soggetta a forti riduzioni delle temperature, con molti problemi, e altre realtà contestuali, come l’Australia, dove si registrano temperature che raggiungono e superano i 50 gradi. Una situazione che non era mai stata registrata dal 1800, cioé da quando sono cominciate le registrazioni di dati di questo tipo. Questo avviene perché le ‘correnti a getto’ hanno un andamento diverso rispetto al passato. Oggi assistiamo a un andamento che assomiglia a delle onde: l’aria polare viene portata verso il basso sulla costa occidentale degli Usa, mentre dall’altra parte dell’emisfero l’aria calda del Nord Africa viene portata verso l’alto. Così in Alaska abbiamo temperature sopra lo ‘0’ quando in gennaio dovrebbero essere tra i 20 e i 30 gradi sotto. Lo stesso vale per la Russia o la Siberia dove ritroviamo temperature abbondantemente sopra lo ‘0’.” (di seguito la temperatura anomala del novembre 2013)

Il problema è che questi fenomeni anomali (l’argomento viene approfondito anche in questo articolo), una volta, si verificavano in un tempo molto più dilatato, rappresentavano una vera eccezione, mentre oggi il fenomeno è divenuto più frequente: “è aumentata la frequenza delle anomalie e la temperatura globale della terra – ha spiegato ancora il direttore di Arpa. Globalmente nell’ultimo decennio la temperatura è aumentata di 0,8°. Sembra niente ma occorre pensare che si tratta di riferimenti medi. Per cui ci sono zone in cui non è successo niente e altre zone in cui la temperatura è aumentata anche di 10-15 gradi. Che ci sia oggi un freddo così forte in una costa dell’America non è normale. Lo stesso avviene da noi: abbiamo avuto un inizio gennaio di 8-10 gradi, per poi assistere a discese imediate a 0-1°. Questi cambiamenti repentini dal punto di vista climatici poggiano su dati statistici e certi. Ormai la climatologia si occupa della terra in maniera sempre più attenta e chiara.”

I numeri sono l’elemento fondamentale su cui basare i possibili scenari futuri. La frase può apparire banale, ma in realtà dovrebbe indurre a pensare alla situazione complessiva del clima e alla capacità di tenuta dei territori. Tutto questo affrontando con serietà e responsabilità quanto sta accadendo: “la temperatura di ieri o di oggi rientra nel concetto di tempo metereologico, la successione di tempi merteorologici ci dà l’idea del clima. Su questo stiamo verificando e dobbiamo verificare il trend in aumento delle temperature. Lo dico perché ci affidiamo spesso a una memoria meteorologica che ci impedisce di capire i cambiamenti climatici. E’ difficile per chiunque di noi poter ricordare la temperatura di 4-5 anni fa. Noi invece dobbiamo usare strumenti scientifici per comprendere che quanto ricordavamo non è scienza. Dobbiamo analizzare i dati scientifici e non spaventarci dei numeri per non perdere la consapevolezza di quello che ci può succedere e ci succede: cioè la consapevolezza di questi cambiamenti visto che ormai si verificano anche da noi (qui i dati sul dicembre anomali in Piemonte).”

Alberto Maffiotti invita anche a ragionare sui grossi eventi che rimangono impressi nella nostra memoria, ma che non devono essere decontestualizzati. Gli eventi drammatici e imponenti, come le alluvioni o i violenti nubifragi di questi mesi rappresentano un percorso climatico che non deve essere ignorato: “una cosa è ragionare sui valori come la temperatura, più difficile è accettare che ci siano eventi importanti come le alluvioni o i nubifragi senza perderli da un contesto complessivo. Ci sono sempre stati tifoni, gelate, alluvioni. Si tratta di fenomeni che però ora si verificano con maggiore intensità e frequenza. Dobbiamo comprendere questo scenario senza sottovalutarlo. Gli ultimi rapporti importanti della comunità scientifica indipendente ci dicono che se le condizioni continueranno in questo modo con produzione di gas serra, avremo, alla fine del secolo, una temperatura, in media, di 4-5° superiore a quella di inizio secolo. Se faremo qualcosa avremo un innalzamento di 2-3 gradi che è già qualcosa. Dobbiamo evitare guai peggiori in questa situazione. Solamente avendo questa attenzione e percezione rispetto a questo sistema potremo ridurre la nostra vulnerabilità. Tutti dobbiamo prenderne atto, anche a livello locale. Mi piacerebbe scrivere al mio sindaco per capire cosa pensa di fare la mia comunità rispetto a questi problemi. Ad esempio vorrei comprendere cosa si potrebbe fare se l’uva tra dieci anni maturerà a  luglio anziché a settembre o se saremo invasi da zanzare a maggio.”

Maffiotti in questa situazione rimarca il ruolo determinante di ognuno di noi: “le nostre richieste ed esigenze possono far modificare l’offerta. Se il nostro stile di vita è improntato non alla sostenibilità, ma al consumo fine a se stesso, che comunque continua ad aumentare l’emissione di sostanze dannose nell’atmosfera, rischiamo di consegnare a chi verrà dopo di noi minor sicurezza e minor prospettiva di sviluppo. Dobbiamo modificare i nostri stili di vita per evitare di lasciare impronte irrimediabilmente dannose su questa Terra.”

Condividi