20 Luglio 2019
15:59
Un paziente del Reparto Malattie Infettive: “Privacy è priorità. Non abbiate paura”
ALESSANDRIA – “Il reparto Malattie Infettive è spesso l’unico luogo protetto e sicuro dove un paziente può trovare ascolto e attenzione senza essere giudicato“. Un lettore del nostro sito e ascoltatore di RadioGold, Roberto N. Robotti, ci ha chiesto di mettere nero su bianco il suo pensiero e la sua esperienza come paziente del reparto in risposta “al coro di voci” che negli ultimi giorni si è levato sulla struttura dell’Ospedale di Alessandria.
Roberto, ha precisato, non entra nel merito del caso della persona che in quelle stesse stanze si è sentita discriminata. “Chi si sente discriminato ha tutto il diritto di protestare e dire: questo documento non mi piace, non mi piace come è scritto e pretendere chiarimenti, che l’Azienda Ospedaliera ha poi fornito”. Roberto ha avvertito come “sbagliato” quello che c’è stato “dopo”.
Nel 2007, ha raccontato, ha scoperto di essere sieropositivo e da molti anni è seguito dal reparto Malattie Infettive di Alessandria. Lui, quindi, “mette piede spesso” nella struttura e ha letto con “dispiacere e preoccupazione” alcune “opinioni di terze persone fortemente critiche verso il personale sanitario”.
Il reparto Malattie Infettive è “un riferimento” per persone con problematiche diverse, tra cui ci sono i pazienti sieropositivi. Non tutti hanno “la serenità” e la “scorza dura” di Roberto e il timore del nostro lettore è che alcuni giudizi, secondo la sua opinione dettati “più da ideologie che da una reale conoscenza dell’attività svolta nella struttura”, possano aggiungere “paura” in persone che già faticano ad accettare la loro sieropositività. “C’è chi la nasconde anche a parenti e amici per lo stigma sociale. Se si mette in dubbio l’obbligo di privacy di chi lavora in ospedale si crea un danno enorme. Io ho 63 anni, sono omosessuale e nel tempo sono stato anche in ospedali di Roma e altre città. Nei reparti di Malattie Infettive non mi sono mai sentito discriminato. Ogni persona è diversa e conta anche la sensibilità del singolo operatore ma c’è sempre un minimo comune denominatore di rispetto e non giudizio e, soprattutto, l’obbligo della privacy”.
Lasciarsi “trascinare dall’ideologia politica” quando si parla di un tema che ha a che fare con la salute secondo Roberto rischia di allontanare le persone da un luogo, e soprattutto da terapie, che offrono la possibilità di “vivere bene”. Il nostro lettore, ha raccontato, ha “una salute di ferro” perché le cure oggi disponibili “funzionano”. “Questo non vuol dire che non ho più il virus ma chi, come me, segue le terapie e ha una carica azzerata non lo trasmette. In America già da anni è assodata la regola ‘U=U: Undetectable=Untrasmittable, ossia Non rilevabile=Non trasmissibile. È fondamentale, però, seguire il percorso terapeutico”.
Da, quindi, l’invito “anche ad associazioni che svolgono un lavoro dal mio punto di vista encomiabile come “Non una di Meno” a non indossare a tutti i costi una lente “politica” e, soprattutto, l’appello a tutte le persone sieropositive a “non aver paura o vergogna”.
“La malattia è un accadimento esistenziale, si affronta e si combatte. Abbiate fiducia in chi lavora per aiutarci a vivere bene e non per giudicarci”. Un messaggio che Roberto spera arrivi in particolare ai giovani. “Molti ancora non conoscono la differenza tra Aids e sieropositività. Oggi si registra un aumento di infezioni e un calo di morti per Aids. I dati, quindi, confermano l’efficacia delle terapie ma evidenziano anche un aspetto preoccupante sul fronte della conoscenza anche di tutte le altre malattie sessualmente trasmissibili. È fondamentale, quindi, tornare a parlare e a confrontarsi su questi temi e fare prevenzione. Le polemiche, invece, lasciamole per altro”.