29 Gennaio 2020
01:31
Paolo Bellotti dopo la fotografia della Dia: “Dobbiamo creare gli anticorpi contro la ‘ndrangheta ed essere pronti”
ALESSANDRIA – In pochi credevano potesse avere ragione ma Paolo Bellotti, ex consigliere comunale di Alessandria, oggi più che mai può dire di avere avuto ragione, la ‘ndrangheta è un fenomeno che tocca tutti, anche quanti vivono in provincia di Alessandria. Da tempo Bellotti vive in Sardegna dove si è trasferito senza però perdere il contatto con l’alessandrino. Ed è per questo che un recente articolo sulla presenza della criminalità organizzata in tutto il Piemonte, provincia di Alessandria compresa, lo ha spinto a tornare su un tema che lo ha toccato da vicino.
L’ex politico alessandrino fu un ostinato difensore del territorio in cui viveva, nonostante molti lo ritenessero esagerato o, peggio, autore di un ingiustificato allarmismo. Tutto ebbe inizio con le sue battaglie “in consiglio comunale per impedire una variante al piano regolatore che poi, negli anni, è stato appurato, era finita nel mirino della criminalità organizzata, in maniera particolare della ‘ndrangheta. Proprio in funzione di quell’episodio sono diventato testimone durante il processo Minotauro all’interno del procedimento Albachiara (sulle infiltrazioni criminali nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo che portò a 19 condanne ndr), in cui vennero messi sotto accusa molti ndranghetisti di allora“.
Paolo Bellotti fu il primo a denunciare i rischi che stava correndo la provincia invitando a prestare attenzione a un fenomeno tangibile. Un invito che rinnova ancora oggi “perché spesso si pensa che se non c’è violenza, se non ci sono azioni dirompenti si vive tranquilli, ma non è così“. La situazione è infatti cambiata rispetto alla vecchia concezione di questi fenomeni criminosi, “oggi non arriva il mafioso con coppola e fucile ma si infiltrano persone che si interessano di operazioni economiche, se questi settori vengono drogati o inquinati il benessere collettivo ne risente”. La questione quindi è che si “rischia l’insediamento della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale in città e in provincia”.
A suo tempo, ricorda Bellotti, “abbiamo organizzato una grande manifestazione con un corteo di macchine che si mosse da Valle San Bartolomeo per arrivare sotto il Comune durante la votazione del bilancio e se ne parlò pochissimo, solo Radio Gold fece una diretta, nonostante la portata dell’evento e la gravità della vicenda“. Si sottovalutò la questione, spiega ancora Bellotti, che lamenta il disinteresse complessivo dimostrato allora anche su proposte di approfondimenti legati alla ‘ndrangheta e alla sua presenza al Nord. “Si fece solo una iniziativa organizzata insieme a Presa Diretta e Rai Tre all’Associazione Cultura e Sviluppo mentre una mozione proposta per chiedere attenzione rispetto al problema che però non venne nemmeno mai portata in Consiglio comunale”.
La guardia deve rimanere alta ed è necessaria una maggiore attenzione sena timore “perché spesso si pensa che dire così significhi denigrare il proprio territorio“. Non è così prosegue Bellotti perché comportarsi in questa maniera “vuol dire volere bene al proprio territorio, vuol dire preservarlo, è il silenzio che distrugge il tessuto socioeconomico“. “Tutti quelli che anche in quegli anni hanno ignorato la nostra battaglia non lo hanno fatto per cattiveria ma semplicemente per superficialità, per qualunquismo ma sono questi i peggiori nemici della legalità“.
Il territorio deve essere preparato ad affrontare anche questa emergenza. “Come mi disse una mamma – conclude Bellotti – durante un incontro sulla ‘ndrangheta, in provincia non siamo vaccinati contro quel fenomeno. Secondo me oggi dappertutto dobbiamo creare un vaccino, sperando di non averne bisogno ma è necessario lavorare sulla legalità. Costruiamo anticorpi così che se dovesse arrivare sapremo cosa fare.”