3 Marzo 2020
21:27
La denuncia di una figlia di un medico di Tortona: “Contro il coronavirus senza guanti e camici”
TORTONA – È una lettera lunga e accorata quella che Francesca, figlia di un medico ora all’ospedale di Tortona recentemente diventato il primo Covid-19 Hospital del Piemonte, ha inviato a la Repubblica. “Vi scrivo perché in questi giorni di incessanti notizie dei contagi e del coronavirus […] ci si dimentica che qualcuno, che è qui ed ora in servizio con tutto il personale sanitario per dare anima, corpo e la propria salute per gestire questa emergenza, non ha alcuna garanzia e protezione“, si legge.
Una dichiarazione forte in cui si punta il dito contro uno Stato che “chiude le città” ma poi non sembra tutelare “i medici che vanno a prendere persone che effettivamente poi si scoprono affette” dal Covid-19. “Ci sono codici, linee guida, garanzie per loro?“, si chiede Francesca. Questa donna ammette e trasmette così tutta la sua preoccupazione per un padre “medico del 118 di Alessandria e ora a Tortona” dove si sono registrati i primi casi in provincia.
Nella lettera la figlia preoccupata dipinge una situazione di pura approssimazione da parte del Servizio sanitario statale con il genitore costretto a “riempirsi di scotch il collo […] perché i camici non sono quelli adeguati“. A questo si aggiunge il silenzio quando lo staff medico chiede informazioni sullo stato di salute del paziente da trasportare. Questo, per Francesca (e non solo per lei), è qualcosa di inaccettabile. Tanto da chiedere allo Stato di tutelare chi lo serve anche nei suoi momenti più difficili.