Autore Redazione
giovedì
5 Marzo 2020
17:13
Condividi
Cronaca - Alessandria

“Trattati ingiustamente come untori”. L’appello che arriva dalla Cometa di Sale

Giorgio Oberti e Tiziana Caiolo raccontano il loro calvario dopo l'annuncio di Raviolo in cui si parlava di un focolaio di coronavirus nato proprio nella sala da ballo
“Trattati ingiustamente come untori”. L’appello che arriva dalla Cometa di Sale

SALE – “Sei persone sono state contagiate dal coronavirus in una sala da ballo a Sale. Chi si trovava dopo il 17 febbraio nel locale e presenta sintomi contatti il medico“. Il messaggio d’allarme e allarmante è stato lanciato nella serata di martedì 3 marzo davanti alle telecamere del Tg3 Piemonte da Mario Raviolo. Un tam-tam che ha portato molti cittadini della provincia di Alessandria – e non solo – a fare rapidamente i calcoli. Perché a Sale di sale da ballo ce ne è una sola. Si tratta della Cometa Dance Hall che tutto d’un tratto si è trovata suo malgrado al centro dell’attenzione mediatica.

Siamo stati identificati come untori e come centro del focolaio di diffusione del coronavirus ad Alessandria. Sono state date date che non corrispondono alla realtà dei fatti e soprattutto creato un allarmismo incontrollato senza alcun confronto preventivo con la società che gestisce la Cometa“. A spiegarlo è Giorgio Oberti consulente esterno e direttore organizzativo della parte tecnica del locale. Uno sfogo a cui non mancano i dettagli: “Il responsabile del 118 del Piemonte Mario Raviolo ha parlato di un possibile contagio alla Cometa il 17 febbraio 2020. Va però ricordato che in quella data il locale era aperto regolarmente come molti altri in tutto il Nord Italia. Se si va a documentarsi il primo caso accertato di coronavirus nel nostro Paese risale infatti quattro giorni più tardi a Codogno. E siamo al 21 febbraio“. La chiusura della Cometa, così come di decine di altre sale da ballo, è stata fatta il “24 febbraio come da Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri“.

Ecco che l’appello lanciato da Raviolo “ha scatenato il panico tra la gente. In breve tempo siamo stati subissati da centinaia di telefonate in cui ci chiedevano che cosa fosse successo e se era vero. Noi siamo cascati dalle nuvole perché non sapevamo assolutamente nulla di quanto comunicato dal responsabile del 118 del Piemonte“. Un danno d’immagine oltre che economico “perché ora noi siamo per tutti quelli che hanno portato il coronavirus ad Alessandria. Abbiamo svolto la nostra attività quando era consentito e l’abbiamo chiusa quando ci hanno detto di chiuderla“. Anche Tiziana Caiolo, che si occupa dell’accoglienza e gestione della clientela, sostiene con forza le parole del collega: “Dopo l’appello in televisione non sono andata a lavoro (Tiziana è impiegata in una grossa azienda multinazionale). Mi sono messa spontaneamente in quarantena come altre colleghe erano alla Cometa per divertirsi in quelle sere. Ora però siamo trattati come appestati” per quella che viene ritenuta “un’uscita fuori luogo senza logica di comunicazione da parte di un funzionario che avrebbe dovuto dosare meglio le parole“.

A concludere è stato Giorgio Oberti: “Noto tanta confusione in questi giorni. Da parte di tutti. Ci può anche stare perché è una situazione mai vissuta prima. Però la confusione da parte di chi deve aiutarci a vincere le nostre paura genera solo danni come quelli che sono stati provocati da quelle parole dette all’improvviso durante una diretta televisiva senza dare alcun tipo di chiarimento a riguardo“.

Condividi