16 Marzo 2020
12:54
Dall’Olanda a Castellazzo: “Solo vivendola da vicino capisci la gravità dell’emergenza coronavirus”
CASTELLAZZO BORMIDA – Peter Nicolosi è un alessandrino giramondo. Uno di quelli che di star fermi proprio non ci pensa. Lo fa in parte per lavoro e in parte per arricchire il suo bagaglio personale. Era tornato in Italia a fine febbraio dalla Romania al termine di un progetto del Servizio volontario europeo per poi ripartire a inizio marzo, questa volta direzione Olanda. “Inizialmente era tutto tranquillo. Noi italiani venivamo un po’ presi in giro. Più che altro per sdrammatizzare una situazione che giorno dopo giorno si faceva sempre più grave“, ci racconta.
Poi la cronistoria che ha vissuto sulla sua pelle, durante lo Youth Exchange (Progetto Erasmus Plus), e che ha portato l’Olanda ad acquistare consapevolezza. Il 3 marzo “tutto sembrava normale. Lavoravamo bene e tranquillamente. L’emergenza non la sentivamo minimamente“, poi il 7 “abbiamo iniziato a sentire tensione. Anche tra gli olandesi. Si scherzava ma solo per alleggerire la situazione”. Infine la batosta del 9 con “tutti i viaggi aerei cancellati verso l’Italia sostituiti da alcuni voli straordinari. Lì abbiamo capito che la cosa era sempre più seria“. Ecco che Peter, come altri ragazzi provenienti da altre zone d’Europa, vengono richiamati a casa prima del tempo.
Il 13 Peter è andato in aeroporto per tornare a casa. “Eravamo lì quando il Governo olandese ha annunciato la chiusura anche dei voli straordinari verso il nostro Paese. Fortunatamente il Decreto partiva dal giorno successivo e io sono riuscito ad arrivare a Malpensa“. L’arrivo in Italia è stato come uno schiaffo in faccia. “Ho subito capito che la situazione era grave“. In aeroporto gli è stata misurata la temperatura, poi il treno per Milano Centrale “quasi deserta anche vista l’ora” e il viaggio con il treno verso Alessandria.
“Sono dovuto scendere a Voghera per un guasto e ho passato la notte lì. La Polfer mi ha fermato in stazione per chiedermi che cosa facessi in giro. Gliel’ho spiegato. Sono stati comprensivi“. Poi il ritorno a casa con il pullman “visto che i treni considerati non essenziali venivano soppressi“. Ed è proprio a casa che Peter ha finalmente realizzato che la situazione era grave. “Anche di più di quello che avevo letto o sentito in televisione. Ma stare a casa è l’azione giusta per contrastare la diffusione del coronavirus“, spiega ancora Peter. Che poi si è detto “orgoglioso di questa Italia. Nelle difficoltà ci dimostriamo ancora un popolo unito e coeso. Sentire l’inno dai balconi e quell’abbraccio virtuale che stringe tutti gli italiani è stato molto bello“.
Ed è proprio attraverso questi momenti che “capiamo di essere un grande popolo. Il Governo ha preso misure restrittive dure tardivamente ma come sta avvenendo in tutto il resto d’Europa. Anche questa volta, come già accaduto in passato, faremo da apripista e ne usciremo vincenti“. Ora per Peter basta viaggi, almeno sino a quando la situazione non sarà rientrata, perché “l’importante adesso è stare a casa“.