22 Giugno 2020
08:21
Più asintomatici e focolai nelle Rsa: così il Covid si diffonde in Piemonte
TORINO – Nelle ultime settimane si è registrato in Piemonte un mutamento della diffusione del coronavirus. Il che non vuol dire che la malattia abbia subito una mutazione ma solo che, per motivi non ancora chiari agli esperti, sta attaccando in maniera diversa. Secondo quanto comunicato dall’Unità di Crisi della Regione i soggetti maggiormente colpiti in questo inizio estate sono stati i giovani e gli ospiti delle Rsa con conseguenze estremamente diverse. Sì, perché in molti casi nei giovani gli effetti sarebbero più lievi mentre nei pazienti più anziani avrebbero esito spesso letale.
Nella settimana appena trascorsa, quella che va dal 15 al 21 giugno, in Piemonte si sono verificati 182 nuovi casi di coronavirus. Praticamente una media di 26 nuovi malati al giorno. Di questi 141 sono stati identificati come soggetti positivi ma asintomatici. Un numero estremamente elevato rispetto a quanto avvenuto nei mesi precedenti dove le persone affette da Covid-19 senza sintomi non venivano nemmeno segnalate (vuoi perché non ce ne erano, vuoi perché non venivano rintracciate). Tra i 182 contagi di questa settimana si devono anche registrare 42 ospiti provenienti dalle case di riposo. Non ultimo il caso di San Salvatore che sta tenendo la provincia di Alessandria in apprensione dopo i 14 casi – tra ospiti e operatori – e che ha visto già due decessi di pazienti con patologie pregresse.
Dati questi che dimostrano quanto la diffusione del coronavirus, rispetto a quanto accaduto a marzo, sia leggermente mutata ma non senza perdere la sua pericolosità. In Piemonte, infatti, i decessi registrati sono 58 anche se solo 1 è stato registrato nella stessa giornata di emissione del bollettino da parte dell’Unità di Crisi. Tutto sta nel capire ora se i pazienti asintomatici sono pericolosi o meno per la diffusione del Covid-19. In questo senso le opinioni sono discordanti. Proprio per questo noi ci limiteremo a riportare quanto detto da Oms e Iss, su cui alla fine si basano i protocolli che a oggi stiamo seguendo, che sostengono come anche gli asintomatici seppur con una carica virale presente a volte di minore intensità possono trasmettere il virus facendo ammalare altre persone.