18 Agosto 2020
06:10
“Il testamento dell’ortolano” conclude, venerdì 21 agosto, Paesaggi e oltre
MOTTA DI COSTIGLIOLE D’ASTI – “Lo stimolo iniziale è partito da una fiaba che Antonio Catalano ricordava e che è diventata la storia di tre generazioni di ortolani, gente semplice che si tramanda l’orto, mentre ogni generazione ci mette del suo e il rischio è dimenticare ciò che si è fatto prima”. Così Patrizia Camatel racconta la scintilla da cui è nato l’ultimo spettacolo del Teatro degli Acerbi, da lei diretto e adattato da un racconto di Catalano e interpretato da Massimo Barbero. E’ il terzo atto di una trilogia ideale (i precedenti monologhi erano “Pinin e le masche” e “Soldato mulo”), il cui trait d’union è il rapporto tra uomo e natura, seppur declinato in modo sempre diverso.
L‘anteprima de “Il testamento dell’ortolano” concluderà, venerdì 21 agosto, con due rappresentazioni, alle ore 18 e alle ore 20, per piccoli gruppi di spettatori, Paesaggi e oltre, teatro e musica d’estate nelle terre dell’UNESCO. La rassegna è promossa dalla Comunità Collinare tra Langa e Monferrato con il contributo di Regione Piemonte, Fondazione CRAsti e Fondazione CRT e la collaborazione della Fondazione Piemonte dal Vivo, con la direzione del Teatro degli Acerbi. Ha il patrocinio e il contributo dell’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato UNESCO ed una rinnovata partnership con il nuovo Ente Turismo Langhe Monferrato Roero.
Per la prima volta il festival farà tappa nelle aziende florovivaistiche di Motta di Costigliole, luogo per eccellenza di cura della terra, ambientazione ideale per una parabola “ortolana” contemporanea. “Il testamento…” può infatti essere considerato una fiaba ecologica sul prendersi cura della terra in quanto vita, ma il tema centrale è l’eredità di ciò che dà sostentamento all’uomo. L’argomento si inserisce in un interesse sempre crescente nei confronti della coltivazione, testimoniato dalla ricerca del km zero o dagli orti urbani, ma “Catalano ne fa un racconto pieno di personaggi da fiaba e di episodi immaginifici, visti con gli occhi meravigliati di un bambino”, spiega Patrizia Camatel, “dentro c’è la sua poetica, l’essenza della magia e della povertà, quella del mago povero, della vita semplice e del contatto con la natura. Le sue immagini sembrano naives, ma hanno profondità vertiginose. Mi incanto davanti a figure come “la zucca luna caduta nell’orto” e adoro il suo bipolarismo, sempre al confine tra un possibile reale e l’immaginario di una persona visionaria. Gli invidio questo modo di pensare, legato alla sua produzione pittorica di artista completo”. La storia racconta dell’ortolano Adelmo, che ha coltivato per tutta la vita l’orto dei suoi avi, tramandando le tradizioni antiche ma anche reinventando il mestiere, sempre nella consapevolezza della sua importanza per il sostentamento familiare. La preoccupazione, nel lasciare la terra in eredità al figlio Michele, è lo specchio del rapporto tra generazioni e di quello plurimillenario tra l’umanità e la Terra, narrati come in un antico cunto popolare. “Rispetto al testo originario ho fatto una rielaborazione. Il protagonista narrante era l’anziano ortolano, in procinto di fare testamento, mentre Massimo (anche per ovvi motivi anagrafici) sarà un narratore”, racconta la regista, e si scopriranno alla fine dello spettacolo la sua identità e il suo ruolo nello scorrere del tempo e delle generazioni.
Lo spettacolo sarà preceduto dalla “pillola di paesaggio” condotta da Roberto Cerrato, direttore del sito Unesco.
Ingressi euro 5. I posti sono limitati, è necessaria la prenotazione: 339/2532921 – info@teatrodegliacerbi.it. Il programma completo sui siti www.teatrodegliacerbi.it / www.langamonferrato.it e su fbteatro.degli.acerbi.