Autore Redazione
giovedì
16 Luglio 2015
22:00
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Cronaca - Casale Monferrato

Cooperativa Senape: “ecco come vengono gestiti i profughi a Casale”

Cooperativa Senape: “ecco come vengono gestiti i profughi a Casale”

CASALE MONFERRATO – “In tema di immigrazione e di profughi africani, chi si occupa di accoglienza per lavoro o come volontario, non sempre riesce a spiegare ai cittadini quello che effettivamente succede nel territorio. Viceversa, chi guarda l’immigrazione mescolando informazioni ricevuta dai mass media e situazione concreta nel luogo in cui vive, spesso fatica a farsi un’idea”. Questo il presupposto che ha spinto la Cooperativa Senape,  che si occupa dell’accoglienza dei profughi a Casale e Terruggia a inviare una lettera-intervista  in redazione per spiegare come si sta affrontando l’emergenza nel casalese.

“I numeri non sono spaventosi come si potrebbe pensare. Partiamo da questo per raccontare a tutti qualcosa di utile. Al momento in cui scriviamo, sono presenti e accolti 47 profughi a Casale e 13 a Terruggia. I numeri sono maggiori se contiamo quelli che transitano, molti dei quali dopo due o tre giorni, vanno via. La Cooperativa Senape compila una storia individuale che serve per il modello C3 (che viene compilato in Questura) e  per l’audizione in commissione”.

I profughi presenti a Casale, ha aggiunto la Cooperativa, arrivano prevalentemente dall’Africa Sub Sahariana: Gambia, Nigeria, Mali, Guinea Conakry, Guinea Bissau, Ghana e Costa d’Avorio. “Tutti arrivano senza documenti, molti sono scalzi e tutti chiedono asilo. Con il programma Mare Nostrum sono decisamente aumentati di numero. Non ci sono minorenni, salvo quelli che nascono qui, perché la prefettura di Alessandria, non avendo strutture apposite per loro, preferisce non accoglierne.

Chi decide come devono essere ‘inquadrati’ i profughi?

Una commissione territoriale, che per noi è a Torino, ascolta singolarmente e a porte chiuse ogni richiedente asilo. Le audizioni sono molto approfondite e durano dalle 2 alle 8 ore. La Cooperativa Senape, e come lei gli altri rappresentanti dediti all’accoglienza, non può essere presente ai colloqui. La media dei dinieghi è intorno al 50%. Noi come cooperativa Senape seguiamo anche il ricorso al tribunale ordinario in caso di rifiuto della Commissione di riconoscere lo status di rifugiati.

Che status hanno quando restano qua?

Gli africani che arrivano a Casale, come altrove in Italia, possono ottenere  1 anno di permesso di soggiorno per motivi umanitari, o un permesso di 5 anni per asilo politico e per protezione sussidiaria. Ad alcuni viene riconosciuto lo status di profugo che equivale a un permesso illimitato.

Con lo status riconosciuto, i profughi africani possono essere accolti in una struttura Sprar, dove possono rimanere fino a 18 mesi. Lo Sprar è Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ed è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. I posti nell’ambito dello Sprar sono però difficilissimi da ottenere. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno, i profughi africani fanno come tutti gli altri cittadini italiani e cercano lavoro come tutti noi.

Cosa non funziona e in cosa pecca l’Europa

I tempi: lunghissimi e causa di spese pubbliche rilevanti. Commissione di Torino (che deve seguire anche tutte le presenza della Liguria), giudici coinvolti nelle pratiche di accoglimento, e rischi documentati, non a Casale, ma in Italia sì, di infiltrazioni mafiose. L’Europa dovrebbe farsi carico di un ingente numero di profughi che continuano a sbarcare in Sicilia e bisognerebbe poi guardare le cose con obiettività: costa meno andare a prenderli sulle coste africane, portarli qua, selezionarli e poi rimandare indietro chi non ha i requisiti. In questo modo i vantaggi sarebbero tre: risparmio di vite umane, risparmio di denaro pubblico, estromissione delle ingerenze mafiose.

Contrari alla formula “aiutarli a casa loro”?

No, aiutarli anche a casa loro. Una cosa non esclude l’altra. Bisogna operare su più fronti avendo in mente obiettivi a breve scadenza e obiettivi a lunga scadenza. In ogni caso, e a livello generale, non ripagheremo mai il continente africano di tutto quello che gli abbiamo sottratto e di come lo abbiamo condizionato per secoli.

Mirabolanti avventure!

A volte la commissione a Torino rifiuta di riconoscere lo status di rifugiato perché i racconti riferiti dai profughi non trovano riscontro credibile. Questo è vero: non sempre si tratta di persone scappate da guerre, violenze familiari e vendette tribali. Per questo noi raccomandiamo di dire la verità, che è già abbastanza drammatica: sono scappato perché non avevamo niente da mangiare e nessuna speranza di trovarlo.

Gli appartamenti dei profughi a Casale Monferrato

Attualmente abitano in vari alloggi da 2 a 6 persone, a seconda dell’alloggio e delle caratteristiche delle persone. Non dimentichiamo che sono stranieri anche tra di loro. Non siamo “noi” e “loro” tout court. Spesso alcuni ragazzi africani che sono qua da più tempo fanno da mediatori e facilitatori quando arrivano persone nuove. Non sempre vanno d’accordo, ma nel complesso la situazione tra di loro e tra loro i condomini già presenti negli altri appartamenti è tranquilla.

Le donne e la prostituzione

Sono in buona parte nigeriane le donne che arrivano in Italia e a Casale, e sono destinate alla prostituzione, dato il florido mercato italiano… Le siriane e le etiopi non vogliono rimanere qua, mentre le nigeriane sono purtroppo già ‘assoldate’. Come Cooperativa Senape cerchiamo di seguirle in modo particolare: molte sono terrorizzate, altre sono tenute costantemente sotto controllo telefonico. I modi per intervenire sono due: sviluppare volontà di resistenza nelle donne e trovar loro delle alternative migliori. Ma non è facile.  Nell’ambito di Emergenza Nord Africa di quindici nigeriane ne era rimasta una. Ora ce ne sono dieci e cerchiamo di tenere i contatti con loro più saldi possibile.

 

Con chi fanno amicizia i profughi?

Considerando che sono giovani, perché i più grandi hanno circa 35 anni, purtroppo con pochi coetanei italiani: la lingua divide e gli africani generalmente non osano sperimentare e avvicinarsi per primi. Quelli che fanno sport e sono regolarmente tesserati nelle società di rugby, calcio o box sono facilitati.

 A scuola in estate?

Tutti gli africani che arrivano devono andare a scuola e raggiungere il livello A1. Alcuni non solo non sanno l’italiano, ma non sanno proprio scrivere e leggere in nessuna lingua. Nei mesi estivi, essendo i corsi scolastici fermi, ci affidiamo a nostro personale e a volontari del CPA. A Terruggia va direttamente  un insegnante.

Il pericolo del fanatismo religioso

Onestamente la religione è un argomento di cui si parla molto poco. Alcuni vanno alla moschea il venerdì, altri in chiesa la domenica. Diciamo che sono prevalentemente cristiani e che quelli in arrivo dal Mali scappano dall’Isis.

Il tempo libero a bighellonare

I profughi sono tenuti a fare volontariato, e in buona parte lo fanno con soddisfazione di chi si relaziona con loro. Alcuni sono meno attivi, lo sappiamo, d’altra parte rimangono individui con personalità differenti. Il nostro impegno è quello di motivarli il più possibile. A volte li portiamo al cinema, a teatro, a sentire conferenze, in piscina, a gare sportive. Ci sono persone digiune di tutto, non solo di cibo. Lo sport aiuta e impegna molto, questo infatti è uno dei canali privilegiati per l’integrazione.

Soldi ‘rubati’ alla comunità?

i 30 euro giornalieri per ogni profugo arrivano dall’Unione Europea e il ritorno economico nella comunità è rilevante: praticamente tutta la somma ritorna sul territorio.

I 2,50 € giornalieri che ricevono vengono in genere spesi in ricariche telefoniche, abbonamenti internet e sigarette.

Il resto della cifra giornaliera viene utilizzato dalla cooperativa per pagare gli affitti, le utenze (luce, acqua, gas, tassa rifiuti), il cibo, i farmaci, le scarpe, e tutto ciò che serve nella vita quotidiana (tutti questi acquisti vengono fatti presso negozi e supermercati di Casale). Inoltre con la loro presenza hanno creato occupazione, favorendo l’assunzione di 5 persone. E scusate se è poco, in questi tempi di crisi…

Molti casalesi queste cose le sanno e partecipano generosamente al processo di accoglienza verso queste ragazze e questi ragazzi. Infatti la loro partecipazione ai mondiali antirazzisti di inizio luglio è stata possibile grazie all’aiuto disinteressato di tanti cittadini, ma chi l’ha detto che non si può vivere insieme senza dividerci e contrapporci gli uni agli altri?”

 

 

 

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