Autore Redazione
giovedì
6 Gennaio 2022
13:12
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Cronaca - Alessandria

“L’odissea del tampone molecolare”: la testimonianza di una lettrice

“L’odissea del tampone molecolare”: la testimonianza di una lettrice

ALESSANDRIA – Sta diventando sempre più problematico gestire i casi di persone positive all’interno delle famiglie. Sono ogni giorno numerose le testimonianze dei cittadini smarriti davanti alle difficoltà legate ai tamponi molecolari e all’uscita dalla quarantena. Il racconto della nostra lettrice Donatella descrive proprio questa condizione di difficoltà sempre più diffusa. Nella sua articolata testimonianza manifesta tutte le sue perplessità per una situazione definita insostenibile. Ecco la sua ricostruzione:

“Buongiorno, mi unisco all’articolo pubblicato da voi ieri in merito alla preoccupazione evidenziata dal consigliere regionale del Pd Ravetti e dal responsabile provinciale delle politiche per la salute Cazzaniga. La situazione è insostenibile. In qualità di mamma di un positivo al covid e conoscente di molti positivi, vi racconto l’odissea del tampone molecolare. Atteso che a oggi un soggetto positivo al tampone rapido è messo in quarantena senza la controprova del molecolare, cosa che veniva fatta fino a un po’ di tempo fa, risulta possibile che il soggetto in questione sia in quarantena con un falso positivo (ci hanno spiegato che il tampone rapido non è attendibile al 100%). Per inciso, ho 2 conoscenti positivi ad un rapido eseguito in farmacia e immediatamente dopo negativi al molecolare. E questo è il primo problema. Ma fin qui posso capire che l’Asl non riesca a stare dietro ai molteplici casi di questi ultimi giorni e che quindi si opti per effettuare il molecolare solo per la conferma della negatività. Non mi capacito invece del fatto che non riesca a fissare appuntamenti per fare uscire i positivi dalla quarantena, anche dopo due settimane.

Personalmente ho provato a contattare il numero verde regionale, nazionale e il dipartimento di igiene dell’Asl di Alessandria: impossibile! perennemente occupato. Allora mi sono recata personalmente in Via Venezia 6. Uffici blindati: vietato l’accesso. Suono al citofono numerose volte e finalmente mi risponde qualcuno: “Signora non può entrare… “.

Benissimo, mi faccia gentilmente parlare con qualcuno al citofono. Risposta: “sono tutti occupati”. Decido di fermarmi nella convinzione che prima o poi qualcuno sarebbe passato. Così è. Chiedo delucidazioni a questo dipendente al quale domando: “se l’Asl è in difficoltà, perché non aprire ai centri privati la possibilità di eseguire test molecolari per stabilire la negatività di un soggetto?” Risposta: “lei può farlo, ci sono centri abilitati che mettono i risultati sulla piattaforma”. Ribatto immediatamente: “Scusi, perché non lo dite?” Risposta: “Perché non possiamo”. La conversazione prosegue e si conclude quando mi sento dire che comunque, anche se non veniamo chiamati dalla Asl per effettuare un tampone molecolare, dopo 21, dico ben 21 giorni, un soggetto può uscire dalla quarantena anche senza effettuare un tampone.

Ma vi rendete conto? La conversazione si conclude nel momento in cui io ribatto che un dipendente pubblico si può permettere un simile lusso, altri no. L’odissea continua con il medico di base, ormai declassato a fare quello che la asl non riesce a fare: prenotare tamponi in ogni angolo del Piemonte. E bisogna augurarsi di avere un medico di medicina generale presente (quale il mio), altrimenti non so… Sono davvero amareggiata che dopo due anni di pandemia la situazione sia questa e sono molto dispiaciuta di tutte le conseguenze che ne derivano: visite imprenotabili, tempi di attesa lunghissimi, servizi sopsesi, medici di base che diventano segretari del Sisp… boh!”

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