Autore Redazione
giovedì
28 Luglio 2022
05:00
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Cronaca - Alessandria

L’impennata del costo dei cereali e la siccità mettono in ginocchio anche gli allevatori: “Così rischiamo di chiudere”

L’impennata del costo dei cereali e la siccità mettono in ginocchio anche gli allevatori: “Così rischiamo di chiudere”

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – I prezzi delle materie prime e dell’energia schizzati alle stelle e ora anche la siccità stanno mettendo in ginocchio anche gli allevatori di bovini della provincia di Alessandria. Le aziende zootecniche stanno lavorando in perdita e, se andrà avanti così, “molte” rischiano di chiudere”. A raccontare il drammatico presente e le preoccupanti prospettive future del settore è Gian Piero Ameglio. Dopo aver guidato per due mandati la Confederazione Italiana Agricoltori della provincia di Alessandria, Gian Piero Ameglio è oggi uno dei referenti della zootecnia da carne della Cia regionale ma, prima di tutto, è un allevatore nella sua azienda agricola ad Altavilla.

Chi alleva bovini, ha spiegato, è anche “un contadino” che ha seminato cereali per i suoi animali e che oggi sconta quindi unadoppia crisi“.  La prolungata assenza di piogge ha praticamente dimezzato i raccolti, obbligando gli allevatori a utilizzare le scorte che normalmente sarebbero servite in autunno o ad acquistare cereali e fieno per alimentare gli animali nelle stalle. Una spesa che, oggi, è diventata complicata da sostenere. I costi, infatti, sono praticamente “raddoppiati: “Il mais fino a un anno e mezzo fa costava 18 euro. Adesso è a 35 euro e, oltretutto, è anche calato rispetto a poco fa“.

All’impennata del costo di cereali e fieno è seguito un aumento dei prezzi al consumo ma non dei ricavi per la vendita dei bovini “alla stalla, anzi. “Prima – ha ricordato Ameglio – la quotazione media per un vitello vivo era di 4 euro al Kg, adesso è di 3,70. Basta fare i conti per capire che se questi sono i ricavi è impossibile starci dentro. I conti, ovviamente, sono “più complessi” e “diversi” tra chi fa “l’ingrasso” e chi fa linea “vacca-vitello“, ha precisato Gian Piero Ameglio. La sostanza, comunque, non cambia. Gli allevatori da tempo lavorano in perdita e con l’impennata delle materie prime, la siccità ma anche a causa delle “speculazioni” molti allevamenti rischiano di chiudere “già a fine anno“. “Gli allevatori in Italia non riescono a fare reddito e quindi neppure a rientrare degli investimenti fatti, ad esempio per acquistare trattori, macchinari agricoli o terreni. Senza contare che in questa situazione è diventato molto difficile, se non addirittura impossibile per molti, acquistare i bovini da ingrassare o fattrici”.

La politica, ha aggiunto Gian Piero Ameglio, deve intervenire: “Per la filiera del latte il Governo ha messo intorno a un tavolo produttori, trasformatori e raggiunto un accordo che prevede un aumento del 20% del prezzo minimo fino a dicembre. La stessa cosa andrebbe fatta per tutelare chi alleva bovini.  Il mondo è profondamente cambiato e bisogna trovare delle soluzioni. Io mi sono stufato di sentir parlare solo di contributi. Come farebbe un buon padre di famiglia, lo Stato deve certamente intervenire e aiutare quando c’è una crisi ma deve anche bloccare le speculazioni e trovare soluzioni per risolvere i problemi per dare alle imprese e agli imprenditori la possibilità di farcela“.

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