19 Gennaio 2023
18:05
Spinetta: risultati di monitoraggio Pfas confermano la presenza nell’aria e la ricaduta al suolo
ALESSANDRIA – A marzo dell’anno scorso, 2022, Arpa Piemonte, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, ha avviato un’attività sperimentale di monitoraggio delle deposizioni di PFAS nella zona di Spinetta Marengo, in prossimità del polo chimico. I PFAS sono sostanze perfluorate con caratteristiche chimiche dalle conseguenze negative sull’ambiente e quando si parla di “deposizioni” si intende la massa totale di sostanze inquinanti che, in una data area e in un determinato periodo, viene trasferita dall’atmosfera al suolo, alla vegetazione, all’acqua, agli edifici e a qualsiasi altro tipo di superficie. Come spiega Arpa, quindi, “il monitoraggio delle deposizioni fornisce indicazioni circa la ricaduta al suolo degli inquinanti e conseguentemente costituisce un indicatore indiretto della possibile contaminazione delle matrici ambientali e delle vie di esposizione“. I risultati testimoniano in pratica proprio questo aspetto e cioè che questa sostanza (PFAS), che apparentemente si riscontra nell’acqua e nei fanghi, entra potenzialmente nella catena alimentare attraverso la presenza in aria. Un dato che va collegato quindi a un altro studio della regione Piemonte in base al quale nell’aprile 2022 era emersa la presenza di c6o4 nelle uova e nel latte delle aziende agricole vicine al polo chimico. Il fenomeno di ricaduta in questione peraltro è assimilabile a uno studio che aveva già descritto questa situazione anche negli Usa.
Questo monitoraggio è stato avviato attraverso il posizionamento di due punti di controllo in via Genova e in strada Bolla. I risultati hanno “evidenziato la presenza di cC6O4 e ADV N2, con valori mediamente sempre maggiori presso la postazione di via Genova. In alcuni campioni di via Genova è stata rilevata anche la presenza di PFOA, PFBA e PFNA con valori prossimi al limite di quantificazione (LOQ)”. I risultati evidenziano maggiori concentrazioni nei periodi di condizioni atmosferiche in cui si registrano fenomeni come la nebbia, la pioggia o l’umidità e anche la collocazione delle stazioni di monitoraggio potrebbe non identificare il punto di maggiore concentrazioni delle sostanze analizzate.
“Per poter effettuare considerazioni più robuste – puntualizza Arpa – occorrerà proseguire con il monitoraggio su un arco temporale più ampio e più rappresentativo dal punto di vista climatologico, anche in considerazione del particolare regime di caldo estremo e siccità che ha caratterizzato l’anno 2022. L’entità delle deposizioni atmosferiche totali risente infatti degli andamenti stagionali dovuti sia alle diverse condizioni meteoclimatiche (umidità direzione e velocità del vento, precipitazioni, ecc.) che alla variabilità delle attività antropiche“.