Autore Redazione
giovedì
21 Gennaio 2016
23:00
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Cronaca - Alessandria

Commercianti ‘terrorizzati’ da Ica: con raschietto e spugne puliscono vetrine e insegne

Commercianti ‘terrorizzati’ da Ica: con raschietto e spugne puliscono vetrine e insegne

ALESSANDRIA – Nel film “Non ci resta che piangere” c’è una scena memorabile in cui Massimo Troisi e Roberto Benigni si trovano a passare un confine con la sentinella e il funzionario che chiedono un fiorino ogni volta che il carretto dei due varca una fantomatica linea che separa i territori. I due sono costretti a fare avanti indietro per recuperare un oggetto dimenticato dall’altra parte del limite e il rigidissimo funzionario, ogni volta che si passa il confine, chiede l’obolo: “un fiorino. Tutto questo nonostante la perplessità e lo stupore dei due protagonisti (per rivedere la gag cliccate QUI).

Forse quegli stati d’animo pervadono anche i commercianti alessandrini, sempre più confusi rispetto alla posizione da tenere davanti a Ica srl, incaricata di riscuotere le tasse sulla pubblicità per conto del Comune di Alessandria. Ica sta infatti applicando con profondo rigore le normative e proprio questo aspetto aveva già fatto scoppiare molte proteste a dicembre. In quel frangente i controlli e le relative sanzioni giunte “in maniera inaspettata” ai commercianti produssero un atteggiamento più morbido e votato al chiarimento. La situazione sembrava chiarita ma le richieste di pagamenti arrivate in questi giorni hanno riportato in auge il problema. I commercianti sono smarriti per i nuovi bollettini e ora, sempre più dubbiosi, studiano come comportarsi con vetrine e insegne. Il tutto per contestazioni di ogni tipodalla lavagna con il menu del giorno soggetta a tassazione, alla linea rossa lunga 30 metri di un’insegna, con però solo un metro e mezzo di marchio. Hanno sollecitato la grottesca e tagliente ironia di molti negozianti anche le richieste di pagamento avanzate a un’agenzia viaggi e quelle a un bar per la presenza del marchio di una nota bibita sulle sedie del dehor.

I commercianti hanno raccontato i loro casi, che aumentano di giorno in giorno:

Cominciamo dalla storia di Mariagrazia Pizzuto e suo marito Angelo, tenuti a pagare 281 euro. Il versamento della cifra conteggiata per il 2015 sarà inevitabile ma i due, hanno raccontato, non vogliono più concedere “soddisfazioni” ad Ica srl. Nei giorni scorsi i titolari del Caffè Garibaldi, sotto i portici della centralissima piazza del capoluogo, si sono visti recapitare la lettera con “il conto” da quasi 300 euro per due scritte che da qualche settimana avevano applicato sulle vetrine del loro bar e per la lavagna esposta durante l’ora di pranzo con il menù del giorno. Anche quei due piccoli adesivi rossi, uno con la scritta “Tavola calda” e l’altro “Saletta interna”, per Ica srl sono infatti una forma di pubblicità che va pagata. Mariagrazia e suo marito Angelo, che nulla sapevano delle nuove disposizioni e anche della levata di scudi dei colleghi commercianti di dicembre, sono rimasti a bocca aperta davanti a quella richiesta di denaro e così, dopo aver chiesto spiegazioni alle associazioni di categoria, hanno deciso di correre ai ripari. In men che non si dica hanno staccato le due scritte dalle vetrine e ora, ha spiegato Mariagrazia, compreranno anche una lavagna più piccola perché quella che hanno oggi viene conteggiata “doppia perché permette di scrivere anche dietro. “Ma secondo lei noi mettiamo il menù anche su una parte che rivolgiamo al muro e che nessuno può vedere?” ha giustamente fatto notare Angelo “Comunque, visto che è così, e che una lavagna di queste dimensioni ci costa 97 euro all’anno, d’ora in avanti ne metteremo fuori una grande la metà, almeno pagheremo solo 47 euro”.

A quanto pare, infatti, con Ica srl è tutta una questione “di centimetri” e ben lo sa, suo malgrado, Rudy Coscia. Titolare di una concessionaria d’auto in zona D3 ad Alessandria, anche Rudy ha iniziato a togliere l’insegna finita nel mirino della società di riscossione tributi. Il suo lavoro sarà però decisamente più lungo e faticoso rispetto a quello di Mariagrazia e Angelo, che proprio Rudy ha immortalato con il suo telefonino mentre staccavano le scritte dalle vetrine. Un video che ha poi postato su Facebook  per denunciare l’assurda vicenda delle imposte sulla pubblicità. “All’esterno della mia concessionaria, in via dell’Artigianato, c’è un‘insegna di circa due metri con il nome della società. Tutto intorno c’è poi una riga rossa di 30 metri che per 30 anni non è mai stata considerata legata al marchio. Adesso, a quanto pare, non è più così. Così, dai circa 800 euro che pagavo prima, ora Ica srl me ne ha chiesti 3000. E’ chiaro che non potrò fare altro che smantellare la riga e lasciare solo la scritta ‘Futura’“. 

E infatti, ecco come appariva giovedì sera l’insegna della concessionaria di Rudy: 

 

Ma non è comunque finta qui. C’è anche il caso della titolare dell’ottica Pentafoto di Spinetta Marengo. Cristina Mazzoni ha ricevuto una richiesta di pagamento pari a 40 euro più Iva a vetro per la presenza  “di pellicole che tagliano la luce del sole. L’ho fatto perché non posso mettere tende dato che le vetrine sono sulla strada. Così ho scelto delle pellicole che ritraggono un paio di occhiali, ma senza alcun logo. Questo ha provocato la richiesta di denaro su cui però si sta ragionando“. La titolare del negozio in questo caso ha infatti parlato con Ica che si è detta disponibile a verificare nuovamente la situazione e valutare se le richieste siano consone o meno.

Sempre a Spinetta però c’è anche chi è particolarmente infuriato. È il caso di Rosanna Stirone dell’agenzia viaggi “l’Oblò” sbalordita per le richieste complessive di oltre 850 euro: “dicono che abbiamo una scritta sul vetro ‘una finestra del mondo’ che vale 46 euro. Poi avevamo, perché ora le abbiamo tolte, delle offerte viaggi con locandine in vetrina e per questo tipo di offerte ci hanno addebitato 168 euro a vetrina. Inoltre hanno aggiunto richieste per ‘messaggi vari’ riferiti ad adesivi di ‘Trenitalia’, ‘Tirrenia’, compagnie varie. In questo caso la richiesta è stata di 84,23 euro. Infine abbiamo tolto dei cassonetti di ‘Westernunion’ e ‘Money Transfer’ che ci avrebbbero costretto al pagamento di 130 euro ciascuno. Io mi chiedo ma i negozi di abbigliamento che espongono abiti con il marchio devono pagare? Io ho un’agenzia di viaggi qualcosa dovrò mettere in vetrina. Vorrei capire come posso fare per pagare il meno possibile. Da Ica siamo andati, ci hanno indicato la normativa e hanno spiegato che non si paga nulla per scritte di 30 centimetri quadrati, ma che se anche metto una foto di Roma o Parigi per loro si tratta di pubblicità. A questo punto dovrei oscurare la vetrina. Adesso pare che una persona dell’Ica passerà per spiegarci come ottimizzare questa cosa”.

A questo elenco di casi, tra i tanti, cè anche quello della Tabaccheria in via Genova a Spinetta, tenuta a pagare 600 euro per le vetrofanie con l’indicazione ‘Lotto’, ‘Superenalotto’, ‘Sisal’. In questo caso Davide non sa come comportarsiperché – ha spiegato – abbiamo dovuto pagare mille euro per metterle. Adesso se devo pagare 600 euro all’anno le toglierò, ma mi sembra una cosa allucinante. Anche la Federazione Tabaccai è rimasta sorpresa”.

L’intenzione dei commercianti, per ora solo di Spinetta, è di riunirsi per far fronte al problema e capire come comportarsi e valutare se è possibile ottenere una applicazione delle norme meno rigorose.

A questo punto ai commercianti “non resterà che piangere” e sborsare denaro?

Fabrizio Laddago – Tatiana Gagliano

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