Autore Redazione
venerdì
20 Settembre 2024
05:19
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Cronaca - Alessandria

Infermiere aggredito, Cgil: “Incontro urgente con i vertici dell’Ospedale. Valutiamo un presidio”

Infermiere aggredito, Cgil: “Incontro urgente con i vertici dell’Ospedale. Valutiamo un presidio”

ALESSANDRIA – “Ora basta, la situazione è ormai diventata intollerabile”. Vincenzo Costantino, sindacalista della Fp Cgil, ha commentato così l’aggressione a un infermiere del Pronto Soccorso di Alessandria avvenuta giovedì pomeriggio intorno alle 16. “Un uomo lo ha colpito al volto lanciandogli addosso un marsupio che conteneva delle chiavi e un cellulare: il nostro collega ha subito una ferita al labbro. Gli sono stati refertati due giorni di prognosi. Nonostante questo è comunque riuscito a contenere l’aggressività del paziente che, poco prima, aveva anche inveito contro una infermiera“.

“All’infermiere aggredito e a tutto il personale sanitario dell’ospedale va la nostra incondizionata solidarietà” ha aggiunto Costantino. Il sindacato ha chiesto un incontro urgente con i vertici dell’Azienda Ospedaliero Universitaria, per poi riservarsi di valutare nuove azioni: dal presidio davanti all’Ospedale fino alla richiesta di un incontro con il Prefetto.Questo episodio di violenza” ha continuato il sindacalista “dimostra ancora una volta quanto siano assolutamente necessarie  nuove e più severe misure di protezione del personale che presta il proprio lavoro per salvaguardare e tutelare la salute dei cittadini. Chi aggredisce un sanitario non fa altro che disincentivare proprio il personale sanitario che lavora nelle aree più a rischio, a cominciare dai Pronto Soccorso. Aggressioni che impoveriscono il nostro sistema sanitario, che ogni giorno grazie all’abnegazione dei suoi operatori, cerca di offrire le migliori cure al cittadino. Questi atti di violenza favoriscono anche l’allontanamento del personale da contesti emergenziali, con il rischio di un ulteriore impoverimento dell’intero sistema. Medici, infermieri, operatori sociosanitari non devono essere visti come nemici da aggredire, ma come professionisti che si prendono cura della salute di tutti noi. Questo episodio deve fare riflettere tutti, con la speranza che si possano attuare misure preventive e di controllo perché fatti come questo non accadano più”. 

Gli ultimi episodi avvenuti al Pronto Soccorso di Alessandria si sommano, purtroppo, a una lunga lista. Proprio ieri, qualche ora prima dell’aggressione ad Alessandria, il Nursind era intervenuto per esprimere la propria perplessità sull’ipotesi dell’utilizzo del braccialetto da parte dei professionisti ospedalieri e che potrebbe essere sperimentato ad Asti. Si tratta di dispositivi elettronici che i professionisti porterebbero al braccio in grado di inviare un segnale di allarme alle forze dell’ordine. “Da solo il braccialetto non basta” ha sottolineato Salvatore Lo Presti, segretario del Nursind Alessandria “ma poi chi dovrebbe intervenire? Non c’è chiarezza. Ad oggi i vigilanti presenti svolgono solo la funzione di deterrenza”.“Purtroppo nei nosocomi del nostro territorio le aggressioni verbali sono all’ordine del giorno“. Criticità legate, secondo Lo Presti, anche alla carenza di personale: “Spesso a provocare le reazioni scomposte dei pazienti è la lunga attesa, un fattore che diminuirebbe se ci fossero maggiori risorse umane impegnate. Voglio anche sottolineare la professionalità dei lavoratori, ormai abituati ad affrontare situazioni di tensione: spesso, infatti, riescono grazie alla loro esperienza a trovare il modo di riportare la calma”.

Sul tema era anche intervenuto Francesco Coppolella, segretario del NurSind Piemonte: “Leggere del braccialetto mi ha intristito parecchio. La situazione sta diventando veramente surreale. Abbiamo un serio problema in Italia che dovrebbe imporre alla politica scelte e azioni più complesse rispetto alla sola e legittima richiesta degli operatori di garantire la sicurezza. Si sta creando una preoccupante frattura sempre più complicata da ricucire e non è cosi insolito leggere sui social “si vede che se lo meritavano”, alle notizie che giornalmente si leggono. Una frattura con i cittadini con i quali invece dovremmo essere alleati e chiedere insieme a loro condizioni di lavoro dignitose per garantire una assistenza dignitosa”.

“Spiace” ha aggiunto Coppolella “che a seguito di politiche che hanno devastato il sistema sanitario siamo individuati noi come i nemici da insultare o da aggredire e quindi da difendere come se fossimo noi la causa dello sgretolamento di un servizio che una volta era autorevole e rispettato, nel quale i cittadini riponevano la loro fiducia. Lo Stato deve far sentire la sua presenza, assicurando la giusta sicurezza al personale per poter operare in tranquillità ma deve essere in grado di fare di più come ad esempio domandarsi perché dagli applausi sui balconi si è passati a un preoccupante incremento degli schiaffi in ospedale”.

“Quello che deve far riflettere è il perché siamo arrivati a questo punto. Militari, arresti pulsanti, telecamere e adesso braccialetti. C’è qualcosa che non va. Siamo i primi a chiedere misure rassicuranti, pene esemplari e presidi fissi ma non credo basti questo, non vorrei trasmettessimo e alimentassimo sempre più incertezze mentre invece abbiamo bisogno del contrario. Certezze che purtroppo vanno garantite con azioni che non ci sono e non si vedono. Credo che lo stato con le sue non azioni, abbia per primo delegittimato i suoi operatori sanitari che adesso difende con strumenti atti a curare il sintomo e non la malattia. Quindi a un’operazione ospedali sicuri per garantire la sicurezza degli operatori ne faccia seguire una altrettanto importante che garantisca condizioni di lavoro dignitose. Non possiamo essere noi il parafulmine di uno stato che non investe sulla sanità e sui suoi professionisti lanciando di fatto messaggi poco rassicuranti e trasmettendo poca fiducia”.

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