Autore Redazione
mercoledì
23 Ottobre 2024
05:56
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Cronaca - Alessandria

In Piemonte 46 morti sul lavoro nel 2024, assessora Cazzulo: “Servono prevenzione, formazione, controlli e sanzioni”

In Piemonte 46 morti sul lavoro nel 2024, assessora Cazzulo: “Servono prevenzione, formazione, controlli e sanzioni”

PIEMONTE – “Inaccettabile“. Così l’assessora al Lavoro del Comune di Alessandria, Roberta Cazzulo, ha commentato l’ultima morte bianca in Piemonte. Questo lunedì, infatti, è mancato Massimo Sabato, caduto da un tetto a San Sicario, nel Torinese, la 46esima vittima in Piemonte nel 2024, secondo i dati Inail. “La definiamo emergenza, ma emergenza non è più il termine corretto, se nei primi otto mesi del 2024 in tutta Italia sono state 680 le denunce per incidenti mortali all’Inail. Tre persone al giorno sono uscite di casa per andare al lavoro e non più tornate. È un dato strutturale, perché sulla sicurezza si continua a risparmiare a discapito dei lavoratori e delle lavoratrici” ha sottolineato l’esponente della giunta Abonante.

“Chi muore? Soprattutto over 54, con una percentuale in crescita del 7% per i lavoratori stranieri (quelli che ci rubano il diritto di morire sul lavoro). Nell’ultimo biennio il settore produttivo messo peggio è l’agricoltura (a proposito di caporalato e condizioni indegne di lavoro), poi il settore delle costruzioni, poi il settore minerario e quello dei trasporti. Da tempo si chiede che i dati dei lavoratori siano forniti con il tipo di contratto in essere nel momento del decesso. La risposta è sempre silenzio. Necessario sarebbe aumentare i controlli, migliorando la formazione e la cultura diffusa della sicurezza, che faccia in modo che la normativa venga applicata, e soprattutto combattendo il lavoro povero e precario. Serve comprendere che gli incidenti mortali sono il frutto di precise scelte di risparmio e di mancato investimenti strutturali. E poi mancano le figure tecniche per i controlli: l’investimento di risorse diventa un rimedio apparente se non ci sono i professionisti su cui investire”.

“Fondamentali sono la prevenzione e la formazione. Poi, i controlli e le sanzioni, sono assolutamente necessari, ma come intervento di ultima istanza. Prevenzione vuol dire trasferire l’asse dal risarcimento all’investimento. L’Italia, ogni anno, spende 3 punti di prodotto interno lordo, più di 50 miliardi di euro, per risarcire le morti, le inabilità parziali o totali, le ferite e il disagio derivanti dagli incidenti sul lavoro. Riuscire a mutare una quota parte di quelle risorse in prevenzione è fondamentale. Nelle gare d’appalto sarebbe auspicabile valutare, nella misura massima possibile, ai fini del punteggio, tutte le azioni virtuose previste dalle aziende nel campo della prevenzione. Infine, è opportuno sviluppare tutti gli elementi di alleanza e collegamento tra ricerca, produzione dei macchinari, progettazione della organizzazione del lavoro e rispetto della sicurezza. Questa tematica ci riporta alla vicenda di Luana D’Orazio: “Perché quel macchinario era progettato per continuare a produrre anche se era stato tolto il riparo, scelta che ha provocato la morte della lavoratrice?” Includere, come elementi trainanti della progettazione, la sicurezza e l’ergonomia che “non dimenticano” il valore della persona che lavora non considerando soltanto e troppo spesso esclusivamente la velocità dell’esecuzione e il risparmio di tempo e di denaro, sarebbe fondamentale”.

Foto di Silvia Brazzoduro da Pixabay

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