Autore Redazione
giovedì
21 Dicembre 2017
07:30
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Eventi - Tortona

Viaggio nella mente. Recensione de “Il padre” al Teatro Civico di Tortona

Viaggio nella mente. Recensione de “Il padre” al Teatro Civico di Tortona

TORTONA – L’incomprensibilità del mondo dal punto  di vista della malattia mentale è l’argomento trattato in modo sorprendente ne “Il padre” di Florian Zeller, terzo spettacolo e terzo sold out del Teatro Civico di Tortona, la cui stagione sta raccogliendo meritatamente un enorme consenso di pubblico.

“Il padre”, che vede protagonisti Alessandro Haber e Lucrezia Lante Della Rovere,  per la regia di Piero Maccarinelli, tratta un tema tanto comune quanto scomodo, ovvero il disagio mentale causato dal morbo di Alzheimer e il difficile rapporto che si instaura con le persone più prossime. L’anziano Andrea (Haber) è colto da amnesie e momenti di smarrimento. La figlia Anna (Lante della Rovere) lo accoglie in casa,  con l’aiuto di una badante, mettendo a dura prova il suo rapporto matrimoniale,  ma sarà infine costretta dalle difficoltà a ricoverarlo in una casa di riposo.

Tutto ciò è risolto da Zeller con una soluzione spiazzante. La realtà appare come nella mente di Andrea. In una girandola continua, Anna, suo marito, la badante e poi gli infermieri della casa di riposo cambiano volto e sono alternativamente interpretati dai diversi protagonisti. David Sebasti, Daniela Scarlatti, Ilaria Genatiempo, Alessandro Parise appaiono all’improvviso in quadri staccati che fanno perdere la sensazione della cronologia e del passare delle ore, in netto contrasto con l’ossessione maniacale di Andrea per il suo orologio e per la puntualità.

La pièce consta di una sequenza di flash (appunto quadri) intervallati dal buio. Ogni volta l’arredo elegante e moderno, che suggerisce un appartamento di gusto, diventa più rado e, ogni volta, anche lo spettatore si ritrova in cerca di certezze circa luogo, tempo e ora, proprio come Andrea/Haber. Le situazioni si ripetono con protagonisti mutati, quindi irriconoscibili, e la realtà si mescola con la sua deformazione. E’ una farsa amara, ma la ricchezza sta nelle tante anime, tra cui, importante, quella ironica. In questo è maestro Haber, che modula ironia e commozione senza cadere nel patetico. Il suo Andrea ha aspetti scontrosi, ma anche infantili, si spinge a corteggiare la badante (una brava  Ilaria Genatiempo che coniuga dolcezza ed ironia), per ritornare ad un atteggiamento aggressivo. La forza sta nelle sfumature e nella capacità di rendere la progressione del male e dello smarrimento, sino al finale dove Andrea uscirà di scena traballante sulle gambe e ancora più nella mente. Lucrezia Lante della Rovere è una Anna amorevole ma anche esausta, infine consapevole dell’impossibilità di contenere la degenerazione.  Il suo fare controllato fa da contrappunto all’imprevedibilità del padre e al sarcasmo del marito, evidenziando degli opposti.

Un’ottima interpretazione di tutto il cast per un testo notevole che non fa sconti alla realtà drammatica, la presenta in modo destabilizzante e riesce persino a strappare la risata, come sempre nella vita succede. Un motivo in più per vedere “Il padre” è il suo sostegno ad AIMA , l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer, ricordata dallo stesso Haber alla fine dello spettacolo.

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