7 Gennaio 2018
08:00
Ciò che tutto guasta. Recensione di ”Biologia del guasto”al Giacometti
NOVI LIGURE – “All’ombra, come il riccio aspetto”
E’ un’attesa magica da alba della vita e da “giardino dei sentieri che si biforcano”, quella che apre “Biologia del guasto”, presentato dalla Compagnia Codici Emotivi al Teatro Giacometti, sabato 6 gennaio. Cecilia de Angelis, autrice del testo, in scena con Gianfranco Cereda (anche regista) e Luigi di Carluccio, è, oltre che drammaturga, anche nota poetessa ed è proprio con un suo componimento poetico che lo spettacolo inizia e fonda le sue premesse.
Quattro momenti di vita a partire dall’infanzia sognante, dominata da un padre prestigiatore e da una natura che sa di incanto, al confronto con la stolidità altrui, alla caduta dal paradiso. E’ questo il guasto: la perdita del sogno e l’adattamento forzato alle storture. Rientrano l’incomunicabilità, le sovrastrutture intellettualistiche che tutto spiegano e nulla capiscono, un matrimonio e una famiglia vuoti, dietro una facciata perbenista. L’ombra che oscura lo sguardo è la sensazione della vita che “va per i fatti suoi“, delle tante possibilità che svaniscono e del desiderio di ritornare all’origine.
Il testo è asciutto e il suo pregio sta nel trasudare realtà in un contesto che trascende il realismo. Paradosso e ambientazione quotidiana, ricreata con oggetti usuali, convivono nella regia di Cereda e un cerchio di immagini si chiude con un finale dalla tragica ironia in un supermercato. Proprio nel luogo simbolo del consumismo le peggiori banalità allontanano i protagonisti l’uno dall’altra e da loro stessi, da ciò che sarebbero potuti essere. Tra l’inizio poetico e la fine prosaica, un percorso non lineare ma emozionale, ironico e, a tratti, decisamente ilare. Da sottolineare gli interventi spiazzanti e godibilissimi di un Luigi Di Carluccio che accentua una vena surreale e appare particolarmente in sintonia con lo stile affilato dell’autrice.
Un testo insolito che induce all’attenzione, non si piega al semplicismo e stupisce positivamente, anzi, colpisce in modo diretto l’intelligenza dello spettatore. Una buona prova per i protagonisti.