25 Giugno 2018
06:15
Una domenica ad Asti Teatro 40
ASTI – Ci sono spettacoli che commuovono, divertono, incuriosiscono e poi ci sono quelli che inchiodano, che si vorrebbe non finissero mai e che continuano a girare nella mente, anche quando sono finiti. Selezionarli, racchiuderli in un festival e proporli ad un pubblico abituato al meglio è un qualcosa che non si riesce a fare senza un’organizzazione perfetta, senza una tradizione che data quarant’anni, l’età di Asti Teatro, e senza una direzione artistica (di Emiliano Bronzino) mirata e decisa. E’ grazie a tutto ciò che, domenica 24 giugno, il pubblico astigiano ha potuto assistere (tra gli altri, perché gli appuntamenti erano molti) a due spettacoli diversi, ma accomunati da una nota di genialità: “Eracle odiatore”, di Fabrizio Sinisi, interpretato da Michele Maccagno, e “Novecento”, di Alessandro Baricco, con il grande Eugenio Allegri.
Una prima nazionale, all’ex chiesa del Gesù al Michelerio, per “Eracle odiatore”, prodotto dal Teatro dei Borgia con la regia di Giampiero Borgia, monologo che si inserisce nel percorso della compagnia di rilettura dei miti alla luce delle problematiche sociali odierne. Michele Maccagno, circondato da attrezzi ginnici sui quali “fatica” realmente e suda, come un Eracle alla prese con sforzi sovrumani, è un uomo imbruttito dalla perdita del lavoro e della famiglia, da un divorzio che lo riduce alla miseria e lo conduce all’odio. In una vita dove tutto sembra perso, il web ha il potere capriccioso e fatale che gli dèi avevano nel mito, ovvero incanalare, fomentare e indirizzare gli istinti peggiori. Eracle/Maccagno si trasforma da uomo disperato a furente, votato allo scopo di utilizzare gli strumenti virtuali, quelli del sinistro e ignoto popolo del web, per attaccare, giudicare e demonizzare vittime prescelte, sino alla violenza finale, per assurgere alla libertà. Una prova di grande intensità, che dà merito ad un testo di ampio respiro e si dipana sui due registri della fatica fisica da un lato e dell’odio, che si struttura e organizza, dall’altro. Convince il collegamento dell’Eracle di Euripide con il potere odierno dei social, con la tematica sociale della condizione di povertà di molti padri separati e con l’odio che prende la forma di una sovrumana razionalità. Si esce con la sensazione di parole che continuano a far pensare, la caratteristica che fa la differenza e segna il peso di un testo.
E’ con un’alta aspettativa, seguita da un letterale trionfo, che un numerosissimo pubblico ha affollato sino all’ultimo posto disponibile lo Spazio Kor per assistere a “Novecento”, scritto da Baricco per Eugenio Allegri, sulla base dello spettacolo di Gabriele Vacis, Lucio Diana e Roberto Tarasco. Il celebre monologo debuttò proprio ad Asti Teatro 24 anni fa ed è giunto ora alla sua seicentesima replica, con immutato successo. La storia, ripresa dal film di Tornatore, è quella del pianista nato sul transatlantico Virginian e vissuto, senza mai sbarcare, in un mondo compreso tra prua e poppa, dove tutti i desideri possono essere “incantati” e tradotti in straordinaria musica. Allegri racconta la storia di Novecento con la voce di un amico-trombettista, con un registro comico-musicale che straordinariamente fa sorridere, a volte ridere e sempre trascina su un piano lirico. E’ un linguaggio particolare, fatto di suoni, di ripetizioni, nutrito da una gestualità di salti, di accenni di ballo e sempre sostenuto dalla musica e dai rumori del mare, un micro-mondo che è tutta una vita. Un telo sospeso è l’oceano, il suo movimento sono le onde, la tempesta, mentre la sua trasparenza controluce segna dei momenti chiave, come quello del tentato (e mancato) sbarco. “Novecento” non ha bisogno di ulteriori elogi, da 24 anni incanta e sembra non invecchiare mai, hanno parlato le ovazioni del pubblico, che lo stesso Allegri ha dovuto invitare a non attardarsi con gli applausi per non mancare il successivo spettacolo.
Tutto questo è Asti Teatro e lo sarà sino a domenica 1 luglio. Qui tutto il programma