26 Giugno 2018
06:15
Un gioco di opposti. Recensione di “La scortecata” ad Asti Teatro
ASTI – La famosa fiaba de “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile è alla base del testo de “La scortecata”, scritto e diretto da Emma Dante, presentato lunedì 25 giugno ad Asti Teatro 40, allo Spazio Kor, ancora una volta tutto esaurito, per questa edizione fortunatissima del festival giunto al suo quarantesimo compleanno. La storia originaria, già di per sé grottesca e carnale, racconta dell’inganno di due vecchissime sorelle ai danni di un re, innamorato della voce di una di loro e convinto di corteggiare una giovinetta. Dopo aver concesso la vista di un solo dito mignolo, la vegliarda passa con lui una notte d’amore al buio, per essere scoperta infine alla luce del mattino. L’orrore spinge il sovrano a defenestrarla, ma lei, sempre nella versione originaria, non muore, sarà tramutata in fanciulla da una fata e riuscirà a sposare l’amato.
Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, illuminati da una luce arancione che ne tinge la pelle di giallastro, sono uomini dai fisici plastici, ma dai gesti così precisi da apparire donne decrepite e ricurve. La loro vecchiaia è abbruttita dalla miseria e dalla grettezza di chi non è mai stato voluto da nessuno ed è pronto a tutto per cogliere un’occasione, seppure impossibile. Per un’intera sequenza iniziale si succhiano (“sucano”) il dito mignolo, da mostrare al re morbido e liscio, come quello della giovinetta che fingono entrambe di essere. I loro dialoghi sono in napoletano, tinti di una terminologia scurrile e popolaresca, da ascoltare come una musica, proprio come le canzoni partenopee che ne sembrano la prosecuzione. Tanti gli elementi che creano comicità grottesca, tensione e compassione nei confronti di un sogno di felicità mancato, simboleggiato da un castello da fiaba in miniatura su uno sgabello al centro della scena. Tra questi, movenze da commedia dell’arte, un linguaggio che significa anche solo per assonanze e onomatopee, un incastro tra musica, gestualità e danza forsennata, in cui spicca il momento esilarante dell’accoppiamento, sotto un lenzuolo, al ritmo di Mambo italiano. Sopra tutto, un gioco di opposti: i corpi muscolosi dei protagonisti sono piegati e distorti, diventando il contrario di se stessi, così la grettezza e la bruttura morale delle due sorelle si aprono allo strazio dell’infelicità. Il climax drammatico è toccato nella modifica di Emma Dante al testo originario. Nella sua versione la magia della fata si rivela un sogno, un gioco tra sorelle dove una finge di compiere l’incantesimo e l’altra di essere tornata fanciulla, danzando con un abito lungo e una parrucca rossa sulle note di Reginella. Il ritorno alla realtà sarà la decisione dissennata di ringiovanire con un mezzo truculento: farsi scuoiare. E’ nel dramma finale che vanno a convergere miseria, linguaggio vernacolo, carnalità, strazio della vecchiaia e infelicità di sempre. Lì il grottesco e la comicità della vita trovano il loro contraltare, l’ultimo definitivo opposto: la tragedia.
“La scortecata” è prodotto dal Teatro Biondo e dal Festival di Spoleto in collaborazione con Atto Unico – Compagnia Sud Costa Occidentale.
Un enorme successo anche per questa serata di Asti Teatro 40, che continuerà sino a domenica 1 luglio. Qui il programma