Autore Redazione
sabato
9 Agosto 2014
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Eventi

Una giornata con l’organo raro di Grondona

Una giornata con l’organo raro di Grondona

Quest’anno cade un’importante ricorrenza per la storia della Stagione sugli organi storici: sono infatti trascorsi ben quindici anni dal restauro del prezioso “organo raro” di Grondona, uno dei più preziosi manufatti del patrimonio organario del nostro territorio.

L’organo della chiesa parrocchiale di Grondona, attribuito fino a poco prima del restauro a Domenico Tagliafico, “allievo del Cav. Bianchi” di Novi Ligure”, secondo quanto si poteva leggere su una targhetta apposta sul frontalino sopra la tastiera, si è rivelato invece opera del più famoso e quotato organaro Carlo Giuliani di Milano, il quale ne ultimò la costruzione nel 1837. Alcune perplessità sull’apparato fonico quale si presentava prima del restauro resero necessaria una minuziosa ricerca d’archivio dalla quale emersero numerosi dati decisivi per l’attribuzione .

La vita di Carlo Giuliani, milanese d’origine, vissuto tra la fine del diciottesimo secolo e la metà del successivo, rimane per molti aspetti alquanto oscura. Giuliani, dopo una attività un po’ itinerante, si stabilì a Genova, presso il Chiostro di S. Fede, Salita alla Provvidenza n° 297, più o meno nell’ attuale zona sopra la Stazione Principe.
Stimato e celebrato dai contemporanei per l’accuratezza della costruzione e per l’efficacia dei registri, come recitano numerose fonti cartacee del tempo, ma immediatamente caduto nell’oblio dopo la sua morte, anche per il fatto di non aver lasciato eredi, fu probabilmente tra i primi ad introdurre in Liguria caratteristiche foniche della scuola lombarda, pur mantenendo numerosi elementi di stampo toscano – ligure.
Sono attualmente documentati una ventina di suoi strumenti fra le provincie di Genova, Savona ed Imperia, ed alcuni in Sardegna.
Al momento in tutta Italia sono suonabili solo due fra gli strumenti costruiti dal Giuliani: quello di Grondona e quello di Airole (IM), di poco posteriore. Allo stato attuale delle notizie, pare inoltre che quello di Grondona sia l’unico manufatto installato dal celebre artigiano in tutto il Piemonte.

Solo a conclusione del restauro, magistralmente effettuato dalla ditta “Italo Marzi e Figli” di Pogno (NO) nel 1999, si sono potute apprezzare pienamente l’eccellenza fonica e la precisione costruttiva di questo straordinario strumento, il cui ripristino ha pure contribuito a riportare alla luce pagine inedite di storia organaria ed organistica. L’inaugurazione fu effettuata il 18 dicembre dello stesso anno da Letizia Romiti. Per l’occasione fu stampata anche una brochure curata da Giuseppe Corazza e da Letizia Romiti.

L’importanza di questo ritrovamento è stata tale che nel corso degli anni a Grondona sono state organizzate numerose manifestazioni di prestigio, prima fra tutte il convegno di studi organari sulla figura del costruttore dell’organo, presieduto da Luigi Ferdinando Tagliavini, ed il corso di Przémyslaw Kapitula sulle musiche delle antiche intavolature polacche. Alla tastiera di questo raro strumento si sono poi alternati anno per anno i più famosi organisti italiani e stranieri, fra i quali Gustav Leonhardt e lo stesso Tagliavini.

Per celebrare questa ricorrenza sabato 9 agosto gli Amici dell’Organo hanno programmato a Grondona una vera e propria giornata della Musica , grazie al coinvolgimento di numerosi Enti
locali (Comune, Pro Loco, Circolo Culturale) . Il pomeriggio alle ore 17, nella antichissima chiesa di Nostra Signora Assunta, vicino al Cimitero, l’attrice Daniela Tusa ed il clavicembalista Andrea Negruzzo daranno luogo ad un originale concerto, alternando brani per clavicembalo di Bach, Haendel, Scarlatti ed altri autori alla recitazione di estratti dalle “Operette morali” di Giacomo Leopardi, mentre la sera alle 21.15 all’organo della Parrocchiale tornerà Roland Muhr, il primo organista straniero che suonò lo strumento dopo il restauro, questa volta accompagnato dalla figlia Alexandra, ormai flautista affermata. Il programma alternerà composizioni di autori tedeschi ed italiani, e si concluderà con una parafrasi su un tema della “Norma” di Bellini.

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