29 Marzo 2015
22:44
L’eccesso e l’interiorità. Recensione de “Operetta burlesca” al Teatro Sociale di Valenza
VALENZA – “Lo spettacolo è nato per un Gay Pride a Palermo, ….facemmo raccontare a un personaggio de “Le pulle” questa storia, …all’inizio ero sempre vestito da donna e raccontavo con movenze femminili…poi Emma intuì che lo scarto poteva essere non parlare solo dell’omosessualità, ma fare un lavoro sulla solitudine, sulla famiglia….sono venuti fuori i personaggi del padre e della madre. I numeri di burlesque già c’erano, …ma sono proprio entrati nella storia”
Così Carmine Maringola parla di “Operetta burlesca”, messa in scena dalla Compagnia Sud Costa Occidentale, domenica 29 marzo, per la regia di Emma Dante, al Teatro Sociale di Valenza.
La storia è una diversità che crea solitudine e infelicità. Pietro (Carmine Maringola) è nato donna nel corpo di un uomo e si innamora, ricambiato, per scoprire che l’amato non rinuncia per lui alla parvenza rispettabile di padre di famiglia.
Emma Dante sceglie di raccontare l’interiorità di Pietro attraverso gli stilemi del melodramma e attraverso dei cliché, inventando un linguaggio nuovo con mezzi abusati come movenze di burlesque o paso doble, vestiti esagerati, appartenenti all’immaginario più scontato del travestitismo, e una sicilianità che permea tutta la vicenda.
Sullo sfondo della scena dondolano impiccate (corpi senza anima, contrapposti al protagonista, uomo con animo da donna) bambole di gomma penzolanti, su cui sono appesi accessori vistosi, come boa di piume, guanti di pizzo, abiti sgargianti da sera. In primo piano una fila di scarpe dal tacco alto, parrucche e accessori.
Pietro racconta, mentre la sua interiorità si riflette nei movimenti danzati di Viola Carinci, il suo alter ego femminile, che appare di fronte a lui in uno specchio immaginario. Le sue movenze sono il suo animo di donna che duetta in un corteggiamento gestuale con Ciro (Roberto Galbo), l’amante.
“Il grande amore arrivò all’improvviso” la dinamica dell’innamoramento è quella di sempre e le parole che descrivono l’incontro in un negozio di scarpe rimbalzano nei gesti della donna che Pietro sente di essere e nella sensualità dell’amante che lo seduce. E’ una danza rituale senza scampo, primordiale e animalesca, esternazione del desiderio insopprimibile.
Tutto ciò che succede può essere attuale, passato o immaginato. Accanto a Pietro i genitori, interpretati da Francesco Guida, che passa con un colpo di ventaglio dall’interpretare la madre, dolce ma incapace di sostenere la scelta del figlio, o il padre, impositivo e intransigente, caratterizzato in modo laido dal ventre scoperto dalla camicia aperta.
Il linguaggio gestuale preponderante, l’atmosfera di oppressione rappresentata dai genitori, la sicilianità intesa come preteso machismo dal quale non si può derogare, sono temi e modi espressivi che si sovrappongono a elementi scenici e ad accessori volutamente esagerati. Il risultato è inaspettatamente delicato, nonostante le provocazioni dei nudi e delle movenze sensuali al limite dell’erotico. Pietro è al centro di tutto e da lui scaturiscono più livelli di narrazione, da lui sortiscono immagini e personaggi, da lui tutto si espande e in lui tutto implode.
Il finale coincide con l’incipit. Le stesse parole di Pietro sono pronunciate dalla protagonista femminile che, piroettando come una ballerina da carillon, chiude il cerchio di un amore naufragato nelle convenzioni, forse mai esistito del tutto: “particolare perché segreto”, cioè mai diventato realtà tangibile e dimostrabile.
Uno spettacolo da non perdere, che contiene tutti i temi cari a Emma Dante e che stupisce per la commistione inedita di livelli espressivi e per la bravura degli interpreti.
La stagione APRE, al Teatro Sociale di Valenza, continua, sabato 11 aprile, con “I tesori di Maria Callas” di Vietata Riproduzione.
Nicoletta Cavanna