Autore Redazione
venerdì
4 Settembre 2015
08:28
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Eventi

Star, film e red carpet. Al via la Mostra del Cinema di Venezia

Star, film e red carpet. Al via la Mostra del Cinema di Venezia

VENEZIA – Red carpet, star, registi, film, leoni d’oro e non solo. Infatti la 72^ edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica che si svolge come da tradizione nella suggestiva cornice del Lido di Venezia, dal 2 al 12 settembre, diventa per il primo anno anche social.

Obiettivo della grande kermesse veneziana è favorire la conoscenza e la diffusione del cinema internazionale in tutte le sue forme di arte, di spettacolo e di industria, in uno spirito di libertà e di dialogo. E di questi tempi, come sa bene il direttore del festival, Alberto Barbera, non c’è strumento migliore dei social network per diffondere una notizia. Se c’è un direttore ‘twittatore’ quello è Alberto Barbera. Già prima dell’inizio della Mostra del Cinema la mano del direttore si muoveva a ritmo frenetico sulla tastiera per declamare sul celebre social network la messe di film con le star da red carpet del mondo delle produzioni hollywoodiane.

Un’ edizione al passo coi tempi, ricca di ospiti e piena di suspence. Tra divi, feste e proiezioni, il Festival di Venezia offre sempre qualcosa di unico: un’emozione che affonda le sue radici nel passato e che non ha mai smesso di farsi sentire, nonostante le numerose peripezie che hanno caratterizzato la sua storia.

 Dai film in gara a quelli fuori concorso il programma della rassegna è veramente ampio. Al Lido si salvano i titoloni “Everest” e “Black Mass”, entrambi fuori concorso. Il primo diretto da Baltasar Kormakur, con Depp, che dovrebbe essere presente sul red carpet, Benedict Cumberbatch e Dakota Johnson, anche lui tra i probabili partecipanti al festival. Invece, il secondo diretto da Scott Cooper, regista di “Crazy Heart” e “Il Fuoco della vendetta”, con Gyllenhaal e Keira Knightley, che si vedranno al Lido, e Josh Brolin, che forse  non potrà essere presente.

Sempre nei fuori concorso c’è “Gone with me” di Daniel Alfredson, una sorta di western contemporaneo con un cast notevole tra cui Anthony Hopkins, che sembra venga. Poi c’è Spotlight di Thomas McCarthy, che narra la storia del pool di giornalisti del Boston Globe che scoperchiò lo scandalo pedofilia nella chiesa cattolica statunitense, con Michael Keaton, Mark Ruffalo e Rachel McAdams.

Ecco invece i film in concorso:

“Sangue del mio sangue”, di Marco Bellocchio. Nato come piccolo film familiare, rischia di essere l’opera più compiuta della splendida maturità del regista. Una vicenda secentesca dai riverberi moderni.

“A bigger splash”, di Luca Guadagnino. Inizialmente concepito come un remake della “Piscina” di Deray, il film di Guadagnino si è trasformato in un melodramma nero barocco e avvincente, arricchito da un cast all stars da Dakota Johnson a Ralph Fiennes.

“L’attesa”, di Piero Messina. Una madre e una fidanzata attendono il ritorno di un uomo misterioso. La vicenda è ibseniana, ma il film, riecheggia  delle atmosfere di Sorrentino di cui il regista è stato a lungo collaboratore.

“Per amor vostro”, di Giuseppe Gaudino. A colpire lo spettatore è soprattutto un’inedita Napoli spirituale e terrena insieme. Protagonista Valeria Golino, decisa a vivere, per paura, come tante donne partenopee le vite degli altri.

“Abluka”, di Emin Alper (Turchia/Francia/Qatar). In una Istanbul immaginaria, la storia di una famiglia sullo  sfondo di tumulti politici e caos.

“Hearth of a dog”, di Laurie Anderson (USA). Laurie Anderson nel suo primo docu-lirico film si avventura in un tema difficile: la perdita delle persone care, a cominciare da quella di Lou Reed, e il vuoto lasciato.

“Looking for Grace”, di Sue Brooks (Australia). Quando la quattordicenne Grace decide di scappare di casa, i suoi genitori per cercarla intraprendono un lungo viaggio in macchina lungo tutta la regione del Wheatbelt nell’Australia Occidentale. Road movie avvincente.

“Equals”, di Drake Doremus (USA) con Kristen Stewart. In un futuro non lontano le emozioni più profonde sono state geneticamente disattivate per promuovere la cultura di stabilità e la non violenza. Una parte della popolazione è però immune alla manipolazione genetica.

“Remember”, di Atom Egoyan, (Canada/Germania) con Christopher Plummer e Bruno Ganz. Gli orrori dell’Olocausto tormentano un uomo anziano animato dal desiderio di vendetta. Zev ha una missione: vendicare la sua famiglia, assassinata da una guardia nazista che vive tranquillamente in Usa.

“Beasts of no nation” di Cary Fukunaga (USA). Film duro e drammatico sull’esperienza di Agu, soldato impegnato in una guerra civile in un paese africano. Basato sull’omonimo romanzo di Uzodinma Iweala.

“Marguerite”, di Xavier Giannoli (Francia/Repubblica Ceca/Belgio). Ispirato alla vera storia del soprano peggiore del mondo Florence Foster Jenkins, il film racconta la vita di Marguerite Dumont, ricca signora a cui si fece credere di avere una voce meravigliosa.

“Rabin, the last day”, di Amos Gitai (Israele/Francia). Uno degli episodi più traumatici nella storia di Israele: l’uccisione del premier laburista Yitzhak Rabin da parte di un giovane colono della destra nazionalista ebraica, deciso a impedire il processo di pace con i palestinesi.

“The endless river”, di Oliver Hermanus (Sud Africa/Francia). Una storia di amore, vendetta, moralità e perdono. In una piccola città sudafricana una giovane cameriera accoglie a casa il marito uscito di prigione. Tutto sembra funzionare, ma quando moglie e figlio di un vicino vengono uccisi la vicenda assume i colori del giallo.

“The danish girl”, di Tom Hooper (Gran Bretagna/USA). La vera storia di un amore che determinò il primo intervento di cambio di sesso. Copenhagen, primi anni ’20. L’artista danese Gerda Wegener dipinge un ritratto del marito Einar vestito da donna. Einar prende in modo permanente un’apparenza femminile.

“Anomalisa”, di Charlie Kaufman e Duke Johnson (USA). Film d’animazione in stop-motion che segue le vicende di un oratore motivazionale di successo nelle sue peregrinazioni in tutto il paese. Strana ma avvincente combinazione tra animazione e analisi sociologica.

“11 Minutes”, di Jerzy Skolimowski (Polonia/Irlanda). Un inusuale thriller che segue 11 minuti nella vita di diversi personaggi: giovani e vecchi, abbienti e poveri. Il ritorno di un grande vecchio che non rinnega le sue origini.

“Francofonia”, di Aleksandr Sokurov (Francia/Germania/Paesi Bassi). Dal Leone d’oro 2011 una riflessione sulla forza dell’arte e sulle sue relazioni col potere. Anni dopo Arca Russa, torna a girare in un museo: il Louvre di Parigi. Bella l’idea di raccontare un paese attraverso il suo “monumento” più importante.

“El Clan”, di Pablo Trapero (Argentina/Spagna). La vera storia del clan Puccio nella Buenos Aires degli anni ’80. Il film narra le vicende di questa benestante famiglia di Buenos Aires che rapì persone del vicinato dietro richiesta di riscatto. La capitale argentina osservata da un punto di vista non corrente.

 

“Desde Allà”, di Lorenzo Vigas (Venezuela) con Alfredo Castro e Luis Silva. A Caracas il ricco proprietario di un laboratorio di protesi dentarie, si apposta alle fermate degli autobus, si avvicina a giovani ragazzi e offre loro soldi per accompagnarlo a casa. Un giorno incontra il capo di una banda di teppisti. Da quell’incontro nascerà una relazione che cambierà le loro vite per sempre.

“L’hermine”, di Christian Vincent (Francia) con Fabrice Luchini. La storia di un presidente della corte d’assise a fine carriera, solo e temuto da tutti. Durante la sua ultima l’udienza accadrà qualcosa che cambierà tutto.

“Behemoth”, di Zhao Liang (Cina/Francia). Un documentario sulla vita di tutti i giorni di una comunità mongola. Uno spaccato della società e dello sviluppo economico cinese ma anche una tragedia dell’assurdo e un monito all’imprudenza umana. Unico film orientale in Concorso.

Dopo la delusione di Cannes, dove fino all’ultimo si è sperato che uno dei tre registi italiani, Garrone, Moretti e Sorrentino potessero vincere, sarà Venezia a vedere un italiano vincere il tanto ambito Leone d’oro?

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