31 Dicembre 2015
09:15
Monet, il poeta dei ‘paesaggi dell’anima’ alla Gam di Torino
“Monet non é che un occhio. Ma che occhio!” (Renoir)
E’ un’ondata di colore intrisa di liricità che ti travolge con vibranti emozioni la splendida monografica sul più grande maestro dell’impressionismo, Claude Monet (1840- 1926), alla Gam di Torino. La retrospettiva che sarà aperta fino al 31 gennaio 2016 testimonia l’eccezionale e lunga parabola evolutiva del ‘poeta impressionista’, con 40 capolavori provenienti dal Musée d’Orsay, di cui sette inediti in Italia, come il frammento centrale de Le dejeuner sur l’herbe (1865-1866).
Il percorso di Monet non fu influenzato dai dettami accademici classici, ma partì dal naturalismo di Dupré e di Corbet, risentì della suggestiva atmosfera della pittura di Corot per arrivare all’impressionismo di cui fu per antonomasia il Maestro e infine ‘scivolare’, negli ultimi anni della sua vita, nella rarefattezza dell’astrattismo.
Figura chiave dell’arte moderna, Monet dipingeva en plein air per osservare i fenomeni ottici e atmosferici, si immergeva nella natura con partecipazione emotiva, ascoltava con tutti i sensi quello che lo circondava per rappresentare l’impressione colta dall’occhio, la realtà visibile nelle sue differenze orarie, stagionali e meteorologiche. Le sue opere sono vedute di grande armonia, di musicalità, paesaggi, luoghi in cui viveva, fiumi, campi, scogliere, mare, montagne ma anche, seppur in misura minore, soggetti urbani e figure umane. Soggetti ripetuti più volte per cogliere le diverse varianti di luce e di colore, a seconda del momento in cui avveniva. ” A forza di trasformazioni io seguo la natura senza poterla afferrare,e poi questo fiume che scende, risale, un giorno verde poi giallo oggi pomeriggio“.
E’ la poetica dell’attimo, della fuggevolezza, del dato ottico, della luce in relazione al momento meteorologico, alla stagonalità, dell’immediatezza, dell’impressione visiva a rendere Monet “il più impressionista tra gli impressionisti”. Monet é un attento osservatore e sperimentatore che nelle sue ricerche sugli effetti della luce in natura, sull’acqua, sulla neve, arriverà alla dissoluzione della forma. Il linguaggio pittorico monetiano trasferisce sulla tela la percezione della luminosità accostando ai colori puri quelli complementari o frammentandoli con brevi pennellate o sovrapponendoli per formare uno strato più materico, così pure eliminerà il nero, i contorni e i chiaroscuri. Una cifra stilistica che con i suoi ‘paesaggi dell’anima’, mai statici, nella sua poetica di fuggevolezza pur con sfumature malinconiche, emoziona e immerge in un’atmosfera fiabesca.
Apre il percorso il Trittico, voluto dal banchiere Ernest May, di cui una tela dipinta da Sisley, l’altra da Pissaro e l’ultima da Monet, segue la luminosità de La gazza (1868-1879), veduta di uno splendido paesaggio innevato che pare inanimato se non fosse per la presenza di una solitaria gazza appollaiata su una staccionata. La profondità del paesaggio é data dai contrasti, dagli effetti della luce del sole sulla neve, l’atmosfera é intimistica, quasi tangibile il silenzio, rinforzato dalla ridotta gamma cromatica.
Una composizione romantica La barca a Giverny (1887) che sembra scivolare sull’acqua con i riflessi delle tre donne nell’acqua. Predomina il blu profondo che stacca dalle tonalità chiare del bianco, del rosa e azzurro degli abiti delle donne e del giallo dei loro cappelli. In Le barche, regate ad Argenteuil (1874) il pittore delle poetiche Ninfee ha fissato una gara di barche in una giornata di vento con il cielo ricoperto di nuvole. Magistrale la capacità di Monet di rendere l’effetto del vento sulle vele, tanto che le barche sembrano muoversi. Il cielo ha strati maggiormente materici rispetto ad altri più allungati per evidenziare il temporale in arrivo. Veramente splendido Scogli a Belle-Ile (1886) con il mare agitato dal vento che increspa le onde che si infrangono contro le scure rocce della scogliera della Bretagna. Il blu intenso del mare con pennellate frammentate di bianco evidenziano il senso di agitazione e movimento marino.
Drammatico invece Camille sul letto di morte (1879), dalle tonalità fredde, Monet in quest’opera immortala la moglie in fin di vita, immersa nelle cromie di un paesaggio invernale, quasi a simboleggiare la morte, sul petto fiori colorati. Parte del corpo e del viso sono illuminati da una luce solare, il viso é avvolto da una fascia bianca, il biancore e il senso di evanescenza sono rinforzati dalla trasparenza e dalla vaporosità del tulle sul letto.
Tra gli inediti Madame Louis Joachin Gaudibert (1868), l’originalità della raffigurazione é la rappresentazione a tre quarti della donna, più che il volto, sono i dettagli dell’abito e delle pieghe a colpire l’occhio di Monet mentre nel dipinto Villa a Bordighera il pittore ha fissato l’intensità della luce meditterranea e delle sgagianti cromie del giardino ligure che l’avevano colpito.
Opera che per certi versi segna la modernità é la celebrazione della festa nazionale francese, a quel tempo ancora festeggiata il 30 giugno, Rue Montorgueil a Parigi. Festa del 30 giugno 1878 (1878). La veduta é urbana, con la via parigina colta in lontananaza e con la visuale prospettica che parte dall’alto. I colori delle bandiere francesi che sventolano dalle finestre dei palazzi danno un senso di continuità all’insieme, altrettanto ben resa la profondità, l’animazione e il flusso dinamico della folla nella via.
Particolarmente interessante e moderna anche la rappresentazione di un interno “Un angolo di appartamento” (1875), colpisce la profondità della composizione che si apre come la tenda di un sipario, con piante e decorazioni ai lati e introduce in una stanza, nel fondo in controluce il figlio Jean, in penombra, seduta vicino a un tavolino la moglie Camille. Un dipinto in cui predominano le tonalità blu profondo e azzurre che esaltano l’atmosfera intima famigliare, opera che emana uno straordinario senso di pace domestica.
Tra gli inediti l’emblema della mostra, il magnifico e luminosissimo studio ad olio “ Prova di figura all’aria aperta: Donna con il parasole girata a destra” (1886), di cui esistono due versioni. L’opera bucolica ritrae la figura intera della giovane donna che con l’ombrello in un paesaggio di campagna, cerca di ripararsi dalla luminosità solare e dal vento che le sventola anche la sciarpa.
Suggestive e forse le più impressioniste, le due versioni accostate ( del 1892 e del 1893) nell’ultima sala della mostra, che hanno come soggetto la gotica Cattedrale di Rouen di cui ne esistono una trentina. L’architettura con le guglie, il rosone, il portale viene ripresa con tonalità cromatiche e luminosità diverse a seconda delle condizioni atmosferiche e dell’ora del giorno tanto da apparire o saldamente materiale o evanescente.
Avvolgente e fiabesco Londra, il Parlamento, effetto di sole nella nebbia (1904), il manufatto appare quasi evanescente, immateriale, avvolto nell’ombra. La pennellata frammentata evidenzia gli effetti della luce solare nella densità della nebbia, dell’atmosfera della città londinese, in autunno e in inverno.
Una mostra che merita di essere visitata dal vivo, perché le parole rendono solo in minima parte lo splendore delle opere.
Maria Cristina Pesce Bettolo
INFO:
GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta, 31 – TORINO
Prenotazioni: 011.0881178
www.mostramonet.it