Autore Redazione
mercoledì
23 Marzo 2016
01:28
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Eventi

La modernità di Goldoni. Recensione de “Il bugiardo” al Municipale di Casale

La modernità di Goldoni. Recensione de “Il bugiardo” al Municipale di Casale

CASALE MONFERRATO – Le bugie come “spiritose invenzioni” dell’ “anima che parla

“Il bugiardo“ di Valerio Binasco, presentato martedì 22 marzo al Teatro Municipale di Casale Monferrato e in scena anche mercoledì 23,  è una rivisitazione di Goldoni fedele al testo ma sorprendente per freschezza del taglio registico e effetti comici continui.

La commedia vede il protagonista Lelio (un bravissimo Maurizio Lastrico) costruire castelli di menzogne, seguendo uno stile di vita volto all’inganno, come un Don Giovanni alla ricerca del brivido non della conquista, ma della falsità. Il suo corteggiamento a Rosaura (Deniz Özdogan), figlia del Dottor Ballanzoni (Fabrizio Contri) e sorella di Beatrice (cui aspira Ottavio), si infrangerà contro la sua incapacità di essere sincero e la fanciulla andrà sposa a Florindo, timido e da sempre innamorato di lei.

Binasco rilegge questa trama mediando tra linguaggio originale Goldoniano e interpretazione moderna, in un contesto dagli abiti anni ’60 e dalle musiche splendide di Arturo Annecchino, che punteggiano tutto lo spettacolo. La scenografia è essenziale e elegante, formata da pareti scorrevoli forate da finestre e da un balcone, componibili in diversi modi e profilati su un fondale che pare un cielo, azzurro oppure dorato.

Lastrico è un Lelio anticonformista, pronto a cogliere tutte le occasioni della vita e diverso dal contesto borghese e spoglio al quale appartiene il padre Pantalone  (Michele di Mauro), cui si ribella. Tutto in lui suggerisce una personalità fuori dagli schemi: il tono di voce è arrogante, quando dipinge il suo agire, e i suoi gesti sono ampi e plateali.  Intorno a lui una società dove il guadagno prevale sul sentimento e dove il desiderio di accasarsi delle donne porta alla rivalità tra sorelle.

Tra una battuta e l’altra si ride tanto, grazie ad un ritmo velocissimo e alla bravura di tutto il cast, ma si riflette anche. Nel finale, Pantalone frusta a cinghiate il figlio per punirlo della sua condotta, per poi riconciliarsi con lui in un rigurgito di amor paterno e di accettazione. Per Rosaura, attonita e incredula, rimane il matrimonio riparatore con Florindo, mentre Ottavio declama la morale circa la necessità di essere sinceri e parlar poco per non incorrere in bugie, con un tono che sembra condannare alla banalità. Il quadro dovrebbe essere quello di una lieta risoluzione e del trionfo della verità, mentre l’impressione suggerisce la morte della fantasia e della passione.

Undici  i protagonisti della Popular Shakespeare Kompany in scena, tutti notevoli e capaci di rendere credibili i loro personaggi, non cadendo mai nello stereotipo. Sergio Romano, nelle vesti di Arlecchino, media gli stilemi della commedia dell’arte con una naturalezza che strappa la risata e Nicola Pannelli è uno splendido Brighella anziano, dal portamento tremolante, che intenerisce e diverte al contempo. I suoi duetti con Florindo (Roberto Turchetta) sono esilaranti sia per i dialoghi , che vedono contrapposte ragionevolezza e goffaggine, che per la gestualità esuberante.  

Goldoni appare straordinariamente vicino alla nostra epoca e capace  di coinvolgere e di strappare risate a scena aperta senza nessun stravolgimento del significato originale del testo. Una reinterpretazione e una messa in scena frizzante, densa di ritmo e pirotecnica nella capacità di stupire ad ogni battuta.

Da non perdere assolutamente la replica di mercoledì 23 marzo al teatro Municipale di Casale Monferrato.

Nicoletta Cavanna

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