18 Febbraio 2021
05:42
“Pillola abortiva solo in ospedale”: sì del consiglio comunale dopo un dibattito infuocato
ALESSANDRIA – Consiglio comunale rovente mercoledì ad Alessandria. Al termine di una discussione a tratti anche aspra l’aula ha detto sì all’ordine del giorno firmato da Emanuele Locci e Piero Castellano, presidenti di Alessandria Migliore e Fratelli d’Italia. Il documento sostiene le linee di indirizzo della Regione Piemonte, a favore dell’obbligo al ricovero ospedaliero per le donne intenzionate a procedere all’aborto farmacologico attraverso la pillola Ru486, in contrasto con la posizione assunta dal Ministero della Salute. 21 i voti favorevoli: la maggioranza, composta da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e SìAmo Alessandria e il sottogruppo “Per Alessandria” di Elisabetta Onetti, ha tenuto, con l’aggiunta dei sì di Vincenzo Demarte del Gruppo Misto oltre che, ovviamente, di Emanuele Locci di Alessandria Migliore, uno dei due firmatari dell’ordine del giorno. Contrari Pd, M5S, Lista Rossa e Moderati. Al momento del voto erano assenti i due consiglieri di Forza Italia Federico Guerci e Angela Poggio, la consigliera Daniela Ruffato della Lega e Simone Annaratone, di Italia Viva.
“Confidavo che questo ordine del giorno non potesse dare adito a polemiche, come ha però fatto anche prima della nostra discussione” ha sottolineato Emanuele Locci, riferendosi agli attacchi arrivati già martedì dal collettivo Non una di meno “le osservazioni della Regione sono precise e circoscritte rispetto alla somministrazione della pillola Ru486 in strutture idonee. Stiamo ponendo una questione di legittimità sulla circolare del Ministero che pare in conflitto con la legge vigente. Le donne non possono essere lasciate sole a prendere questa decisione al di fuori dalle strutture ospedaliere, la pillola abortiva segna la donna dal punto di vista psicofisico”.
Dopo il parere favorevole della Giunta, rimarcato dall’assessore alla Salute Paolo Borasio, è intervenuta anche Cinzia Lumiera, assessore alle Pari Opportunità: “Ho riflettuto molto sull’opportunità di prendere la parola. Spesso sono gli uomini a parlare di aborto, ma si tratta di un argomento che riguarda la sfera femminile. Voglio parlare non seguendo il punto di vista giuridico, che condivido, ma dal punto di vista umano, mettendomi nei panni di una donna che si trova a dover fare questa scelta, confrontandomi con chi non la pensa come me, per capire le varie sfaccettature. Se dovessi trovarmi di fronte alla scelta di abortire cercherei un ambiente più familiare più ristretto, che magari non sia un ospedale, che sia composto solo di donne. L’aspetto psicologico importante: nel consultorio l’ambiente è più ristretto e familiare ma non posso fare a meno di leggere bene le motivazioni portate dalla Regione Piemonte, basata su elementi sanitari. L’aborto farmacologico, infatti, non sempre può andare a buon fine, ci potrebbero essere degli strascichi e per questo è importante la presenza di una struttura sanitaria, di un parere clinico che mi dice se sono nelle condizioni per tornare a casa. Un ambiente con tutti gli strumenti necessari, un medico che possa valutare anche le condizioni fisiche di una donna che decide di abortire, se queste lo consentono. Non sempre l’aborto, dal punto di vista fisico, può essere portato avanti. Occorrono strutture e macchinari adeguati. Ecco: finché i consultori non verranno muniti di tutti questi elementi io dico di appoggiare questo ordine del giorno. Facciamoci però portavoce con la Regione per rendere più funzionanti i consultori, alleggerendo il sistema sanitario”.
“Mi aspettavo queste prese di posizione” ha tuonato Rita Rossa, del Partito Democratico “non sono stupita per nulla, anche se noto che a nessuna donna, anche di centrodestra, è venuto in mente di scrivere un ordine del giorno del genere. Questo perché in fondo non lo condividete nemmeno voi” ha attaccato l’ex sindaco rivolgendosi alle consigliere del centrodestra “ma per gli equilibri politici dite che va bene. Tra l’altro la giunta regionale non si è ancora espressa, compreso l’assessore alla Sanità Icardi. Siamo di nuovo di fronte alla solita furia ideologica, la caccia al corpo delle donne si è aperta. Si utilizzano le donne per speculare su posizioni di tipo elettorale, con la volontà di smantellare da dentro la legge 194. Non avete mai pensato cosa vuol dire andare in consultorio. Spesso gli ospedali italiani trattano le donne che vogliono abortire come delle merde, non si viene trattate coi guanti dappertutto. Le donne non fanno certo questa scelta a cuor leggero. Ricordo, poi, che nei consultori i medici ci sono, anche chi è schierato dalla stessa parte politica di Locci ma che lavora in modo responsabile. Invece con questo ordine del giorno si vogliono finanziare con fondi pubblici le associazioni pro vita che lavorano per far sentire la donna in colpa. I consultori sono stati e sono una conquista, occorre finanziarli di più. In quest’aula avete la maggioranza ma non deciderete mai sul corpo delle donne. Qui siete forti ma siete soli. Fuori da questo palazzo siamo pronte a protestare come in Polonia (dove è stato vietato l’aborto, ndr). Fuori di qui ci troverete tutte schierate. La 194 non si tocca, nessuna pagliacciata come questa potrà abbatterla: si tratta di una conquista frutto di battaglie, non è arrivata per grazia ricevuta. Solo le donne possono decidere sul loro corpo. Dovreste ammettere che voi siete contrari a questa legge e non fare gli ipocriti: vi permettete di dare giudizi morali e poi contro chi ha insultato la ex Ministra Azzolina non avete detto nulla” ha concluso Rita Rossa, facendo riferimento alle polemiche scaturite dal post sessista dell’ex sindaco di Acqui Bernardino Bosio.
“L’interruzione di gravidanza non è una passeggiata, va pianificata” ha sottolineato invece Pierpaolo Guazzotti, consigliere della Lega e medico “la pillola Ru486 non è una aspirina. Voglio rimarcare quello che dice la Regione: manca la formazione degli operatori, non ci sono gli ecografi adeguati. Io voglio parlare dal punto di vista pratico: è come voler fare una guerra senza fucili e carri armati. La 194, poi, è un’ottima legge volta a prevenire l’aborto. Io non sono affatto contrario”.
“Sono un po’ in difficoltà” ha aggiunto Vittoria Oneto, del Partito Democratico “non è la prima volta che discutiamo un provvedimento sulla 194, anche stavolta sono infastidita. Questo ordine del giorno parte da un presupposto ideologico, nulla ha a che vedere con la salute delle donne. Leggo parole come “morale” e “sociale” legate alla scelta delle donne. Questa è una lettura ideologica, è un giudizio che non ha nulla a che vedere con la tutela delle donne. Se si tenesse veramente alla salute delle donne si dovrebbe considerare che l’aborto farmacologico è meno invasivo, le linee guida presentate dal Ministero e contestate sono state approvate dal Consiglio Superiore di Sanità e dalle società scientifiche. L’aborto farmacologico non è solo un passo avanti nell’autodeterminazione delle donne, ma anche un elemento positivo di civiltà medica, che punta a ridurre il ricorso all’ospedalizzazione. Dire che la pillola abortiva non è come una tachipirina è insultante, sembra che le donne non abbiano idea rispetto a un percorso e a una scelta personale molto dolorosa. Le donne sono coscienti di quello che fanno: nei consultori ci sono i medici, forse voi non ci siete mai stati, fatevi un giro nei consultori e siate onesti intellettualmente”.
“Non condivido il fastidio della collega Oneto, che ritiene la nostra posizione ideologica e moralista” ha detto Elisabetta Onetti, del sottogruppo Per Alessandria, anche lei favorevole all’odg “e poi chi lo dice che la pillola abortiva è più sicura. Ci sono delle statistiche? Tra le conseguenze ci potrebbero essere anche delle forti emorragie. A quel punto una donna cosa fa, se non è in ospedale? Una trasfusione di camomilla? Si sa poi che l’uso assiduo della pillola porta danni alla salute. Con questo ordine del giorno non si vuole certo togliere alla donna il diritto di scegliere. In ospedale la donna è più sicura, viene rispettata la sua sfera psichica. Insomma, questo odg è volto alla tutela della donna, non nega alcuna sua libertà”.
“Mi trovo in difficoltà ad affrontare tematiche di tipo medico” ha invece sottolineato Michelangelo Serra, capogruppo del Movimento 5 Stelle “mi limito a prendere atto che il Ministero, nell’abolire l’obbligo di ricovero per chi prende la pillola abortiva, si è basato su evidenze scientifiche. Poi non sono una donna e invito tutti i colleghi maschi a non prendere posizioni che non possiamo prendere. L’aborto è una questione estremamente delicata. Trovo estremamente sbagliata questa estenuante voglia di dare soldi alle associazioni pro vita. Serve un approccio medico, non basato sul senso di colpa. Altrimenti diventa sbagliato e fastidioso”.
“Nessuna di noi è contraria alla 194” ha sottolineato Chiara Buzzi, della Lega “è una legge fondamentale ma qui si sta parlando di pillola abortiva. A mio avviso è giusto essere seguite in ospedale. Non voglio passare per una persona ipocrita. Da donna, anzi, mi ha fatto piacere che due uomini come Locci e Castellano abbiano preso posizione su questo tema”. Favorevole anche Giuseppe Bianchini, capogruppo di SìAmo Alessandria: “Questo odg non è una penalizzazione della donna ma un inno alla vita, anche riferito alla donna che vuole abortire, è un documento per la prevenzione alla morte”.
“Ho notato una mancanza di onestà intellettuale” ha aggiunto Emanuele Locci “ringrazio invece i colleghi e le colleghe che hanno capito il senso di questo atto, agli altri dico che non c’è nulla di quello che avrebbero desiderato ci fosse, come il no alla 194. Oggi in discussione c’è il documento della regione che, al contrario di quanto ho sentito dire questa sera, è stato approvato da tutta la giunta, compreso l’assessore alla Sanità Icardi, oltre che essere stato condiviso dalla commissione capigruppo regionale. Su questi temi non vogliamo certo provocare scontri o divisioni, non abbiamo posizioni ideologiche. Cerchiamo solo di dare maggiori strumenti a chi fa queste scelte tragiche. Non devono esserci fattori di condizionamento. Siamo sicuri di fare il bene delle donne“.
“Se fosse stato presentato un testo con strumenti concreti in più a disposizione della collettività” ha di contro ribadito Giorgio Abonante, del Partito Democratico “avremmo anche potuto iniziare una discussione, ma basata su elementi di fatto, non da dichiarazioni di principio. Qui c’è la tendenza a suggerire i comportamenti alle persone, il mondo progressista non può che dirsi contrario, ed è giusto che si ribelli. Abbiamo un orientamento di carattere liberale, qui invece stiamo andando verso uno Stato etico, che suggerisce alle persone come si devono comportare. Uno stato liberale, invece, non riduce i servizi ma li rafforza e li amplia, senza giudicare le persone a seconda delle loro scelte. Mi meraviglio che invece siano arrivate delle letture normativiste anche da esponenti del mondo liberale di Forza Italia. Questo mi stupisce, non abbiamo il compito di giudicare le persone ma dobbiamo aiutarle. Questo testo non dice nulla su quello che deve fare il Comune, non offre alcun strumento in più”.
“Non vogliamo creare disparità” ha sottolineato Piero Castellano, di Fratelli d’Italia “questo ordine del giorno è stato strumentalizzato in maniera scorretta, c’è sempre una caccia alle streghe. Chiedo scusa se è stato visto in maniera sbagliata ma è costruttivo, punta alla giustizia sociale verso le donne. Ripeto: non stiamo parlando della legge 194″. “Sono rimasto basito dall’intervento della consigliera Rossa che ha fatto un comizio” ha aggiunto Gianni Ravazzi, della Lega “non accetto di essere accusato così solo perché ho una posizione diversa. Qui si è fatto un processo alle intenzioni, attaccando anche i medici degli ospedali con una espressione volgare”.
“Questa richiesta” ha concluso il capogruppo Marica Barrera di Insieme per Rossa “va fuori da quello che è la concezione dello stato, di un stato sociale. Occorre implementare servizi che già esistono e funzionano, servizi necessari per una comunità, serve implementare i consultori e non oberare gli ospedali. Ricordo, tra l’altro, che ci sono molti obiettori di coscienza negli ospedali. Serve uno Stato che si apra sempre di più, che dia garanzie per il sociale, e non che si fermi all’età della pietra”.
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