Autore Redazione
mercoledì
17 Febbraio 2021
05:38
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Politica - Alessandria

Le ire di Non una di meno sull’Odg sulla pillola abortiva. Locci: “Soggetto poco autorevole per criticare”

Le ire di Non una di meno sull’Odg sulla pillola abortiva. Locci: “Soggetto poco autorevole per criticare”

ALESSANDRIA – Un ordine del giorno che farà sicuramente discutere. In Consiglio Comunale, previsto per oggi mercoledì 17 gennaio 2021, arriva infatti la delicata e a lungo dibattuta tematica – anche a livello nazionale – sulla pillola abortiva RU486. Firmatari dell’Odg Piero Castellano di Fratelli d’Italia ed Emanuele Locci di Alessandria migliore con Locci. La richiesta al Consiglio Comunale è quella di dare “sostegno alle linee di indirizzo della Regione Piemonte su RU486“. A ottobre 2020 la giunta regionale, guidata dal governatore Alberto Cirio, aveva emanato una circolare che obbligava al ricovero ospedaliero le donne che vorranno sottoporsi ad aborto farmacologico tramite la pillola Ru846. Tra i fautori del provvedimento c’era l’assessore Maurizio Marrone. Di fatto si andava contro a quanto espresso dal Ministero della Salute che prevedeva – semplificando molto il lungo documento – una somministrazione in day hospital.

Dopo la presentazione della mozione Locci-Trifoglio nel 2018, questo non è altro che l’ennesimo tentativo di minare l’autodeterminazione delle donne. Il trucco ancora una volta consiste nel dire di voler applicare la 194 nella sua totalità sostenendo, però, le associazioni che sono legate a movimenti che la 194 intendono abrogarla. La cosa più subdola è il tentativo di far passare un’operazione prettamente ideologica, che lede la capacità di ogni donna di poter decidere della propria vita e del proprio corpo in maniera autonoma, per un’accortezza nei confronti delle donne stesse“, spiegano Non una di meno. Questo perché, come riporta anche l’associazione, la circolare piemontese incentiva la presenza di associazioni pro-vita e antiabortiste all’interno delle strutture sanitarie pubbliche, promuovendo l’apertura di loro sportelli permanenti; mette in discussione l’accesso all’aborto farmacologico in regime di day hospital, riservando la scelta ai singoli medici, che possono così decidere di accettare di somministrare la pillola abortiva esclusivamente previo ricovero, seppur non esistano prove scientifiche che confermino la pericolosità del day hospital per la donna in condizioni di salute; impedisce la somministrazione dell’RU486 all’interno dei consultori.

Nell’odg, presentato dai due consiglieri antiabortisti, già firmatari della mozione Locci Trifoglio, si legge che ‘ricondurre l’aborto al day hospital, depotenziare la funzione di prevenzione e tutela dei consultori e l’estensione del limite a nove settimane di gravidanza vanno nella direzione di un più forte confinamento nella sfera privata di un gesto di grande rilevanza emotiva, sociale e morale e hanno l’effetto di far gravare in modo sempre più pesante sulle spalle della (sola) donna l’onere di un gesto dalle drastiche conseguenze’“, attacca ancora Non una di meno. Ecco che Locci e Castellano, “vogliono precludere la somministrazione della RU486 all’interno dei consultori ma ci raccontano di farlo perché hanno a cuore la tutela delle donne. Ma per tutelare le donne, e salvaguardarne il diritto di scelta, non sono proprio i consultori – strutture nate dalle lotte delle donne degli anni 70 – i luoghi più indicati?“. Ma Non una di meno ne fa anche una questione “di valore che viene dato in merito alla pratica stessa dell’aborto: sostenere che l’aborto sia un gesto di grande rilevanza emotiva, sociale e morale, vuol dire implicitamente giudicare l’aborto come una pratica sociale, non più riconducibile a una scelta individuale della donna, così come dovrebbe essere, quanto a un atto con delle ripercussioni per la collettività (argomentazione care alla destra italiana ma non solo, che utilizza lo spauracchio della sostituzione etnica per ostacolare le politiche in materia di salute riproduttiva e poter continuare con le proprie politiche di controllo dei corpi)“.

Da qui la decisione di ribadire che “garantire alle donne la possibilità di scegliere se diventare madri o no non può prescindere da politiche sociali adeguate, vuol dire intervenire sulla quotidianità delle persone che abitano la città, vuol dire abbassare le rette degli asili nido, rendere gratuiti i servizi per l’infanzia, garantire case popolari per chi ne ha bisogno, smettere di vincere ogni anno il record di polveri sottili nell’aria, vuol dire battersi contro l’inquinamento da pfas causato dalla multinazionale della chimica Solvay (sostanze che ricordiamo essere interferenti endocrini che causano un alto tasso di aborti spontanei e infertilità sia maschile sia femminile), rendere il centro un luogo a misura di bambina/o e non di auto. Vuol dire garantire a quelle donne che scelgono di avere dei figli di crescerli in un ambiente sano e accogliente“.

Pronta la replica di Emanuele Locci, rilasciata alla nostra redazione: “Non credo che Non una di meno sia un soggetto di grande autorevolezza. Un soggetto che in questi anni si è macchiata di reati come l’interruzione di un Consiglio Comunale all’urlo di autodeterminazione delle donne oppure l’occupazione di uno stabile per costituire la Casa delle donne“. Il capogruppo di Alessandria migliore con Locci ha spiegato che l’Ordine del giorno “è semplicemente rivolto a chiedere l’appoggio a una circolare della Regione Piemonte che, come riteniamo opportuno, tutela la salute delle donne che voglio compiere il passo dell’aborto. Pensiamo che non sia giusto che le donne assumano un farmaco di questo tipo senza un ricovero in ospedale. Se poi si vuole buttare tutto in polemica indicando falsità lo trovo scorretto“.

Molto più blando il commento di Piero Castellano che non vuole innescare nessuna polemica con Non una di meno: “Il nostro Ordine del giorno è semplicemente a tutela della donna e preservare la vita. Penso che l’aborto debba essere l’ultima soluzione prima di averne vagliate molte altre. Non dico che l’aborto debba essere vietato, piuttosto che debba essere l’ultima spiaggia di un percorso svolto dalla donna“. Castellano sostiene che “la pillola abortiva RU486 non è una tachipirina ma un farmaco impegnativo e che ha conseguenze sul corpo di un certo tipo. Per questo crediamo che sia necessario assumerlo in ospedale previo ricovero“.

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