Politica - Alessandria

Pfas, assessore Riboldi: “Incontri a Spinetta ogni mese e analisi del sangue oltre i 10 km dal Polo Chimico”

ALESSANDRIA – “Ci metto la faccia, la Regione c’è”. Nel confronto con la popolazione di Spinetta di giovedì all’Auditorium del Marengo Museum dedicato alle criticità del Polo Chimico, l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi ha tracciato la tabella di marcia delle prossime iniziative “a tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori”. L’esponente della Giunta Cirio ha annunciato la creazione di una task forceper mettere a terra i provvedimenti essenziali: “Si riunirà ogni settimana e si confronterà ogni mese con i comitati dei cittadini e le associazioni del territorio ha rimarcato Riboldi. A comporre il gruppo di esperti e tecnici saranno i rappresentanti della Regione, Arpa, Asl, Spresal, Ospedale di Alessandria e Università. “Il coinvolgimento della ex Solvay? Alla prima riunione della task force capiremo che tipo di relazione questo organo dovrà tenere con l’azienda”. 

“Sul tema, comunque, la Regione ha già investito 3 milioni di euro e siamo pronti a fare di più”. Riboldi è anche entrato nel dettaglio a proposito della fase successiva del biomonitoraggio della popolazione, dopo che la prima aveva coinvolto appena 29 persone: “Durerà tre anni anche se auspico di accorciare i tempi e toccherà un raggio fino a oltre 10 chilometri dal Polo Chimico. Invitiamo la popolazione a partecipare a queste analisi del sangue, coinvolgeremo anche le associazioni dei donatori”. 

Dopo la relazioni dei tecnici di Arpa, Asl, Spresal e Università sono intervenute anche le singole associazioni e gruppi di cittadini. “Nel comunicato stampa di convocazione di questo incontro la Regione Piemonte ha parlato di ‘eventuale’ contaminazione da Pfas” ha rimarcato Riccardo Ferri, di Anemos “non ci devono essere dubbi. Se le premesse sono queste non possiamo che dirci distanti dalla Regione. L’inquinamento è conclamato ed è anche nell’aria, non solo nella falda acquifera. Siamo già in ritardo, non c’è più tempo da perdere. Noi ci stiamo ammalando ora. Serve un biomonitoraggio su larga scala”. 

“Un cittadino del territorio della Fraschetta-Alessandria attualmente vive in queste condizioni” ha sottolineato ancora l’associazione Anemosnon sa se gli ortaggi a km zero del territorio siano contaminati da inquinanti perché i dati non sono stati condivisi ai cittadini, anche se vengono portati nelle mense delle scuole; sa che sta respirando pfas e in alcuni casi anche cloroformio; sa che probabilmente potrebbe avere pfoa, cancerogeno, e ulteriori pfas nel sangue; sa che la pioggia contiene concentrazioni di pfas; sa che se dovesse capitare un incidente nel polo chimico, come è successo ripetutamente in questi giorni, non conosce il piano di evacuazione; sa che nel suo territorio le persone muoiono di più per determinate patologie ma le istituzioni non gli vogliono spiegare il perché; sa che vive in un territorio inquinato per via di un elenco di sostanze cancerogene (…) Ieri le istituzioni hanno chiesto ai cittadini tempo: 36 mesi per realizzare ulteriori dati per gli esami del sangue e approfondimenti sui dati di contaminazione nel territorio. E nel frattempo i cittadini continuano a non essere tutelati, a essere lasciati da soli. I cittadini però non sono più disposti a dare tempo. I dati ci sono, vogliamo azioni immediate e concrete. Altrimenti a che cosa può servire il dialogo? Che cosa vogliono fare quando verrà finalmente completato l’inventario degli inquinanti nel territorio? A questa domanda oggi non è stata data alcuna risposta. Così come è la politica che dà le autorizzazioni alle aziende per produrre inquinanti senza sapere se effettivamente questi possano fare male ai cittadini, motivi per cui ora ci si trova con i pfas nel sangue, così sono loro che potrebbero agire per non lasciare da soli i cittadini davanti agli stessi inquinanti. Aggiungiamo che in sala non era presente nemmeno il sindaco Abonante, l’assessore all’Ambiente Laguzzi o un suo sostituito (a rappresentare la maggioranza era presente il presidente della Commissione Sicurezza e Ambiente, Adriano Di Saverio, ndr). Ci chiediamo se sia più importante in questo caso porre davanti a tutto la salute delle persone o il proprio partito politico. Il dialogo con gli enti pubblici può esserci solo nel momento in cui si prenderanno azioni immediate. Le richieste sono state fatte, sia al Comune che alla Regione. Vogliamo azioni in tutela ora, non tra anni e ora siamo senza indagini epidemiologiche, senza protocolli medici e con gente con pfas nel sangue: in sintesi siamo abbandonati al nostro destino. Tanti dati e nessuna azione per fermare l’inquinamento. Non si può chiedere ai cittadini del tempo quando questi hanno cancerogeni nel sangue e sono immersi in un disastro ambientale da decenni”.

Il gruppo Vivere in Fraschetta, inoltre, ha invocato “un monitoraggio continuo e più esteso territorialmente rispetto a quanto fatto finora, di aria, acqua, suolo e alimenti, oltre a un’estensione dei controlli sulla presenza dei Pfas nel sangue dei cittadini, al di là della ristretta cerchia degli abitanti nei dintorni dello stabilimento Solvay, coinvolgendo un campione del 10% degli abitanti della Fraschetta. Chiediamo anche la diffusione dei protocolli medici di prevenzione e cura, con una adeguata campagna di informazione dei cittadini, in collaborazione con i medici di base. L’azienda, inoltre, deve adottare interventi tecnologici risolutivi per evitare fuoriuscite di materiale e la realizzazione di una barriera idraulica finalmente idonea a contenere le fuoriuscite di inquinanti. Infine servirebbe un adeguato protocollo di sicurezza in caso di allarmi”. 

Lorenza Neri, del Comitato Stop Solvay, ha elencato i risultati degli studi epidemiologici di Arpa e Asl pubblicati nel 2019 riguardo Spinetta: “Nel nostro territorio, inoltre, non ci sono solo i Pfas. Basta leggere la sentenza della Cassazione nel processo contro Ausimont e Solvay. Oggi, inoltre, agli abitanti di Spinetta è stato consigliato di non andare in cantina a causa della presenza del cloroformio. Prendiamo atto delle dichiarazioni dell’assessore Riboldi ma è giusto precisare che il Governatore Cirio è in carica dal 2019”. 

Michela Sericano, di Legambiente Ovadese ha chiesto alla Regione Piemonte di stabilire, con una legge “che il limite per le emissioni di Pfas nell’aria, nel sottosuolo e nelle falde acquifere deve essere zero, cioè al di sotto del minimo valore rilevabile tecnicamente. La Regione può legittimamente fare questo, quanto meno per situazioni “sito specifiche”. Lo conferma la
recente sentenza del Consiglio di Stato, oltre che come doverosa applicazione del cosiddetto principio di precauzione. Questa popolazione non può aspettare eventuali futuribili leggi nazionali o
europee: qui i Pfas li respiriamo, li mangiamo e li beviamo oggi, anche in questo momento”. 

“Siamo coscienti del sentimento di abbandono che prova la popolazione” ha risposto l’assessore Riboldi “siamo qui per colmare il gap. Riguardo la proposta di Legambiente posso dire che la valuteremo con grande serietà. Io sono stato sindaco di una città che ha vissuto un disastro ambientale, derivato da una cultura distorta dell’economia e del lavoro. Mi sento legato a Spinetta perché vedo nella popolazione la stessa sofferenza del Monferrato. La regione ha sempre ottemperato ai provvedimenti da mettere in campo ma, da quando sono diventato assessore, ho deciso di metterci la faccia direttamente. Voglio guidare direttamente la task force per direi ai cittadini che la Regione. E concordo con l’esponente di Anemos: l’inquinamento non è eventuale, ma nei fatti”. 

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