Autore Redazione
giovedì
15 Novembre 2018
14:05
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Politica - Alessandria - Novi Ligure

Consulta di Bioetica: “Basta attacchi alla 194”

"Nella mozione pro vita di Alessandria grossolane inesattezze" ha sottolineato il vice presidente Giacomo Orlando "auspichiamo che venga ritirata o bocciata"
Consulta di Bioetica: “Basta attacchi alla 194”

ALESSANDRIA – “Una legge che ha fatto compiere un sicuro progresso di civiltà alla nostra vita sociale“. Dopo che ad Alessandria è stata depositata la mozione “pro-vita” firmata dal presidente del Consiglio Comunale Emanuele Locci e dalla capogruppo del Quarto Polo Oria Trifoglio, la Consulta di Bioetica Onlus ha detto “basta” agli attacchi contro la legge 194. Lo ha sottolineato il vice presidente Giacomo Orlando, Coordinatore della Sezione di Novi Ligure

Com’era prevedibile, dopo che agli inizi di ottobre Verona si è autoproclamata “città a favore della vita”, anche altre hanno preso iniziative sul tema dell’aborto. Così qualche giorno fa è stata la volta del comune di Alessandria che, per non essere secondo a nessuno, ha preso spunto dal 40° anniversario dell’approvazione della L. 194/78. Non fosse altro che per ragioni meramente istituzionali, da un Comune ci aspetteremmo un bilancio minimamente equilibrato di una legge che ha superato quattro decenni di esistenza. Come ogni impresa umana, anche la 194/78 ha limiti e lacune, ma nel complesso ha apportato tanti benefici alla società italiana: ha ampliato la libertà delle donne, di cui ha tutelato efficacemente anche la libertà riproduttiva. Ha diminuito fortemente l’aborto clandestino, e ha salvato le vite di molte donne o ha consentito che potessero evitare danni permanenti”.

“Invece” ha precisato Giacomo Orlando “la mozione presentata al comune di Alessandria vuole sferrare un attacco violento alla legge stessa attraverso un lessico a dir poco sconcertante: “uccisioni nascoste” a causa dell’utilizzo del pillola RU486, non verificabili, dice la mozione: falso, dato verificabilissimo!, “embrioni umani sacrificati”, “mancano all’appello 6 milioni di bambini”, e via dicendo: lessico che non considera affatto quanto stabilito dalla Corte costituzionale sin dal 1975 in linea con una lunga e articolata tradizione etico-giuridica, ossia che la tutela del nascituro non è equiparabile alla tutela dovuta alla donna e alle sue scelte. Il richiamo alla “cultura dello scarto” rivela un maldestro tentativo di adesione a posizioni generiche proposte dal papato di Francesco, che non sono adatte alla disamina dei problemi connessi alla legge 194/78. Ancora più riprovevole è il fatto che la mozione contenga grossolane inesattezze. Per esempio si afferma che “con la diffusione della RU486 sono cresciuti gli aborti”, mentre in realtà – com’è noto – sono diminuiti.

Si osserva poi che “gli aborti legali, effettuati dal 1978 ad oggi sono circa 6 milioni” e si attribuisce al fatto che manchi “all’appello una popolazione di 6 milioni di bambini […] il sorgere dell’attuale crisi demografica”. A prescindere da eventuali discorsi sulla cosiddetta “attuale crisi demografica”, è sbagliato individuarne la causa nella legge 194/78. Per vedere l’errore basta qualche conto. Con Tasso di Fecondità Totale (TFT) si indica il numero medio di nati vivi per donna messo in rapporto col numero totale dei nati vivi in un determinato periodo ditempo (di solito un anno) e col numero totale della popolazione femminile in età feconda (convenzionalmente tra i 15 e i 50 anni) nello stesso
periodo. In Italia, nel 2017 (dati ISTAT 2018) è stato attorno a 1.34% con un totale di 458.151 nati: se a questo numero si aggiungessero anche i 150.000/annui mancanti all’appello per la 194/78, il TFT passerebbe a circa 1.78%, ancora ben al di sotto del soglia del tasso di sostituzione, la cui soglia più bassa è 2.10%. Sulla scorta di questi numeri è sciocco dire poi che la legge 194/78 avrebbe favorito il “ricorso all’aborto quale strumento contraccettivo”.

Ancora più grave, infine, è che il testo della mozione sia permeato da un atteggiamento di fondo che rende assente la donna come “persona” con la sua libertà e responsabilità di autodeterminarsi: invece di essere protagonista delle scelte responsabili e a volte anche difficili, la donna pare essere vista come succube alla “cultura dello scarto” e così totalmente svalutata. Riteniamo che tale mozione sia ritenuta irricevibile da parte di una istituzione come il Consiglio Comunale, custode e garante dei diritti di tutti i cittadini, del loro benessere e della loro libertà di autodeterminazione. Ci aspettiamo che si operi con forza e determinazione affinché la mozione venga o ritirata o bocciata: è auspicabile che dopo quaranta anni dalla sua approvazione si torni a ragionare sulla legge 194/78, ma lo si deve fare su basi più serie e più documentate di quelle proposte dalla mozione”.

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