Autore Redazione
martedì
27 Gennaio 2015
23:33
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Un grande teatro di narrazione. Recensione di “Padroni delle nostre vite” di Ture Magro al Sociale di Valenza

Un grande teatro di narrazione. Recensione di “Padroni delle nostre vite” di Ture Magro al Sociale di Valenza

VALENZA – Una verità agghiacciante e un mondo permeato da una criminalità radicata in ogni strato della società.

Martedì 27 gennaio, al Teatro Sociale di Valenza, Ture Magro ha presentato “Padroni delle nostre vite, la storia vera di Pino Masciari”, testo suo e di Emilia Mangano, prodotto da SciaraProgetti, miglior spettacolo al Festival Inventaria  e  vincitore del premio del pubblico al Roma Fringe Festival 2013.

Pino Masciari, imprenditore calabrese ribellatosi alla ‘ndrangheta e testimone in processi importantissimi contro clan mafiosi, ha fatto della propria vita una denuncia contro poteri collusi che soffocano la libertà di lavorare e vivere dignitosamente.

Ture Magro racconta in modo diretto e in prima persona i fatti a partire dalle minacce e dalle richieste, da parte di mafiosi locali, sempre più pressanti, in un vortice che genera ansia e viscerale indignazione. Sul palco tre schermi sui quali sono proiettati personaggi virtuali che dialogano col protagonista: uomini della ‘ndrangheta, il commissario, il referente del servizio di protezione e il protagonista stesso nelle vesti di un alter ego sfiduciato e arreso all’inevitabile.

Il ritmo è rapido e la narrazione è sempre più concitata ed alternata a dialoghi serrati con le figure virtuali (da segnalare la tempistica perfetta negli scambi di battute con delle proiezioni video). Pino Masciari, la moglie e i due figli sono spostati in continuazione in luoghi sempre diversi, non vengono forniti di nuovi documenti e vivono come “fantasmi privi di identità”. Sugli schermi si susseguono immagini di pacchi, quelli dei continui traslochi, ma anche ciò che si diventa in una condizione di cattività ed alienazione. Molti gli spunti suggeriti da un’ingiustizia simile e di grande impatto drammatico la resa scenica.

L’interpretazione impressiona per nettezza e semplicità e la storia è raccontata in un crescendo ansiogeno che inchioda lo spettatore. Lo stile è quello del teatro di narrazione, in una declinazione tecnologica che si avvale di una scenografia multimediale e interattiva. L’effetto è sorprendente e consente di vivere la paura dettata dalle minacce,  dall’esilio e dai continui spostamenti, sottolineati da immagini di autostrade e di ambienti squallidi.

Nelle ultime proiezioni video la storia recente di Pino Masciari, per l’occasione in sala a Valenza: un ritorno alla vita con la denuncia nel 2006 dell’indegno programma di protezione testimoni e la nascita di un movimento spontaneo di sostenitori e amici. Lo spettacolo termina con uno spiraglio di speranza e la presenza di Pino Masciari, disponibile al colloquio con il pubblico, ha dato corpo a questa realtà.

Un esempio di grande teatro che immerge in una verità che si tende ad ignorare.

La stagione al Teatro Sociale di Valenza continua sabato 31 gennaio con “Il nostro amore schifo” dei Maniaci d’Amore, indagine semiseria, cinica e surreale sulla coppia.

Nicoletta Cavanna

 

 

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